14 marzo 2008
IRAQ, IL GENOCIDIO STRISCIANTE: SIAMO DI FRONTE A UNA VERA PULIZIA ETNICA
Vedi anche:
RISOLTO IL PROBLEMA DEL BLOG. UN CONSIGLIO: SCANNER CON ANTIVIRUS
Lunedì prossimo il Papa presiederà una Messa in suffragio di mons. Rahho
Si è spenta Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. Il Papa: una vita spesa per la fratellanza tra i popoli e segnata dall'amore per Gesù abbandonato
"Un Cristianesimo che va d'accordo con tutto e che è compatibile con tutto è superfluo". Intervista al cardinale Joseph Ratzinger (2002)
Vescovo ucciso: martirio in Iraq (Rodari)
Mons. Sleiman (arcivescovo latino di Bagdad): "Il dialogo andrà avanti, ma il mondo ci aiuti". Cristiani dimezzati dalla guerra
Il Papa ai giovani di Roma: "L'uomo ha la spaventosa possibilità di essere disumano, di rimanere persona vendendo e perdendo al tempo stesso la propria umanità" (Omelia pronunciata dal Papa nel corso della Celebrazione Penitenziale con i giovani di Roma)
Il cardinal Sandri «Mons. Rahho, un martire e uomo del dialogo» (Bobbio)
E' MORTA CHIARA LUBICH, FONDATRICE DEI FOCOLARINI
Monsignor Faraj Rahho: "Il martire dei dimenticati". Il dolore del Papa (Eco di Bergamo)
La pulizia religiosa in Iraq (Repubblica)
Il vescovo di Mosul è morto. Tutto come previsto, perché nessuno ha mosso un dito per lui (Farina per "Libero")
"La gioia contagiosa della misericordia di Dio". L’ha indicata Benedetto XVI ai giovani romani (Radio Vaticana)
Osservatore Romano: "Ucciso l'arcivescovo rapito in Iraq"
Novara, Messa in latino, ultimatum del vescovo ai preti “ribelli”
Un atto di disumana violenza: così il Papa dopo la tragica morte dell'arcivescovo di Mossul
Conclusa in Vaticano la riunione sulla Cina. Il Papa ribadisce l'impegno a favore dei cattolici cinesi (Radio Vaticana)
Iraq, ritrovato morto il vescovo rapito. Vergognoso il disinteresse dei mass media!
Card. Tauran: «Con l'Islam dialogo senza tabù». La nuova fase è dovuta al discorso di Ratisbona (Avvenire)
Arcangelo Paglialunga commenta l'udienza generale di ieri e le anticipazioni sulla "Caritas in veritate"
È la «Caritas in veritate» la nuova enciclica di Benedetto XVI (Bobbio per "L'Eco di Bergamo")
IL GENOCIDIO STRISCIANTE
SIAMO DI FRONTE A UNA VERA PULIZIA ETNICA
LUIGI GENINAZZI
Nella tragica sequenza irachena d’orrore e di morte la data di ieri segna un macabro punto di svolta che lascia allibiti. È grande il nostro dolore di fronte al cadavere del vescovo caldeo di Mosul, sequestrato, lasciato morire o, più probabilmente, ucciso, e poi sepolto dai suoi rapitori che vigliaccamente si sono risparmiati anche il gesto pietoso di consegnarlo alla comunità cristiana cui l’avevano sottratto. Ma è ancor più grande la nostra indignazione. L’unica 'colpa' di questo martire della Chiesa del terzo millennio è stata l’aver continuamente esortato i suoi fedeli a rimanere in Iraq. Per questo era nel mirino dei terroristi e dei fanatici islamici in una terra dove, vale la pena ricordarlo, i cristiani hanno antiche radici e sono presenti da ben prima che arrivassero i seguaci di Maometto.
Che le cose volgessero al peggio divenne subito evidente dopo la 'guerra di liberazione' voluta dagli Stati Uniti, nell’agosto del 2004, quando una serie di attentati provocò decine di morti tra i fedeli che riempivano le chiese di Baghdad e di Mosul. Da allora è stata una escalation continua: sequestri, rapimenti e uccisioni di sacerdoti, attacchi a luoghi di culto, violenze, minacce e ricatti nei confronti dei fedeli, persecuzioni quotidiane che hanno già decimato una delle comunità cristiane più vive di tutto il Medio Oriente. Non a caso è stato colpito monsignor Rahho, il vescovo di una città come Mosul che è la culla del cristianesimo iracheno, il cuore della regione più fittamente popolata dai caldei spinti ad un’emigrazione umiliante e ad una fuga precipitosa. Non c’è scampo: o il ritorno alla 'dhimma', l’antica legge islamica che impone ai cristiani la sottomissione ed il pagamento di una tassa, o l’esilio. Chi si rifiuta è un condannato a morte.
Siamo di fronte ad un martirio collettivo che si configura come una vera e propria pulizia etnica. Quel che sta avvenendo in Iraq è il genocidio strisciante dei cristiani.
Un intellettuale laico come Regis Débray l’ha paragonato all’antisemitismo. E padre Abdel Ahad, uno dei preti iracheni che ha passato quaranta giorni nelle mani dei fanatici jihadisti, ha detto: «Ho conosciuto l’odio profondo che i terroristi islamici nutrono verso i cristiani, ho sperimentato sulla mia pelle il loro progetto di cacciarci tutti quanti».
Ma la sopravvivenza dei cristiani in Iraq non riguarda solo la religione. È un problema che tocca le sorti della civilizzazione e interpella la coscienza dell’Occidente. Le comunità cristiane in Medio Oriente hanno sempre rappresentato un ponte di dialogo ed un fattore d’equilibrio. Si tratta di un patrimonio culturale, spirituale ed anche materiale che ha arricchito le nazioni al cui interno i cristiani di rito orientale, pur in mezzo ad alterne vicende, vivono da quasi due millenni.
Oggi in Iraq, sarebbe miope negarlo, i cristiani stanno peggio che ai tempi di Saddam Hussein. Certo, anche loro avevano dovuto sopportare i controlli e le limitazioni imposte dalla dittatura baathista. Ma sono stati i primi che nella caduta del regime hanno intravisto il pericolo di un’esplosione violenta del fanatismo islamico. Un rischio divenuto realtà e di cui stanno pagando un prezzo altissimo.
L’Occidente, ed in primis il 'cristiano rinato' George Bush, dovrebbero farsene carico, promuovendo una grande campagna per accogliere i profughi dall’Iraq e una vasta mobilitazione perché si metta fine al genocidio dei cristiani, il nuovo antisemitismo che ci addolora e ci indigna.
© Copyright Avvenire, 14 marzo 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento