14 marzo 2008

Pubblicato sugli Acta il «Summorum pontificum» con importantissime novità sul "gruppo stabile" e sul vescovo che "non vuole" acconsentire...


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Pubblicato sugli Acta il «Summorum pontificum»

Gianni Cardinale

Sulla «gazzetta ufficiale» della Santa Sede il testo del «motu proprio». Così va accolta la richiesta di uso del Messale del 1962 nelle parrocchie in cui «stabilmente» c’è un gruppo di fedeli aderenti al rito preconciliare
Ieri Benedetto XVI ha nominato vi­cepresidente della Pontificia Com­missione Ecclesia Dei, monsignor Ca­mille Perl, finora segretario della me­desima Commissione. Nel contempo il Papa ha nominato segretario mon­signor Mario Marini finora segreta­rio aggiunto.
Il «motu proprio» Summorum pontificum, con cui il 7 luglio 2007 Benedetto XVI ha «libera­lizzato » l’uso del Messale romano preconciliare, è stato pubblicato su­gli Acta Apostolicae Sedis, la gazzet­ta ufficiale della Santa Sede.

Il testo del documento appare sul fascicolo degli Acta, diffuso la scorsa settima­na, che porta la data 7 settembre 2007, alle pagine 777-781. Insieme ad esso, alle pagine 795-799, è stata pubblicata anche la lettera di ac­compagnamento che il Papa ha scritto ai vescovi della Chiesa catto­lica di rito latino.

Il 22 settembre dello scorso anno il Corriere della sera ospitò a pagina 49 un commento, dal titolo «Ma il mo­tu proprio resta a bagno maria ».

In esso si segnalava che il documento Summorum pontificum non era sta­to ancora pubblicato sugli Acta, «l’or­gano che dà vigore ai provvedimen­ti papali».

Il commentatore in que­stione, il professor Alberto Melloni, dopo aver riferito le notazioni criti­che espresse da alcuni ecclesiastici sul «motu proprio» in questione, sembrava apprezzare «la saggia de­cisione di tenere ancora a bagno ma­ria un testo che sta creando più pro­blemi di quanti non ne risolva».

In realtà, all’epoca, il «motu proprio» non era stato pubblicato sugli Acta per il semplice fatto che ancora non erano trascorsi i tempi tecnici ne­cessari. A dire il vero la pubblicazio­ne del motu proprio era atteso nel fascicolo precedente degli Acta, che riportava documenti e nomine pon­tificie pubblicate tra il 27 maggio e il 2 agosto 2007. Forse il breve ritardo alla pubblicazione è dovuto al fatto che rispetto alla versione pubblica­ta il 7 luglio 2007, la versione defini­tiva, e vincolante, del «motu proprio»
Summorum pontificum presenta al­cune piccole variazioni. Innanzitut­to al motu proprio è stato dato un sottotitolo ( De uso extraordinario antiquae formae Ritus Romani) che non c’era. All’articolo 1 poi il termi­ne « conditiones » è stata sostituito con la forma più corretta « condiciones ». All’articolo 3 il termi­ne « plerumque » (la maggior parte delle volte) è stato sostituito con « habitualiter » (abitualmente), sen­za però che sia cambiata la sostan­za della disposizione.

Più concreta invece la variazione presente all’ar­ticolo 5, comma 1: «Nelle parrocchie in cui esiste stabilmente ( stabiliter) un gruppo di fedeli aderenti alla pre­cedente tradizione liturgica, il par­roco accolga volentieri le loro ri­chieste per la celebrazione della San­ta Messa secondo il rito del Messale romano edito nel 1962».

Nella ver­sione originaria al posto del termine « stabiliter », c’era « continenter », che letteralmente vuol dire «ininterrot­tamente » e che poteva far erronea­mente pensare che un gruppo di fe­deli ha diritto alla Messa «preconci­liare » esclusivamente se si è costi­tuito stabilmente già prima della pubblicazione del «motu proprio» e non in conseguenza di esso.

Un’al­tra variazione infine si trova all’arti­colo 7: «Se un gruppo di fedeli laici fra quelli di cui all’articolo 5 comma 1 non abbia ottenuto soddisfazione alla richiesta autorizazione da parte del parroco, ne informi il vescovo diocesano. Il vescovo è vivamente pregato di esaudire il loro desiderio. Se egli non vuole ( non vult) provve­dere per tale celebrazione, la cosa venga riferita alla Pontificia Com­missione Ecclesia Dei». In questo ca­so il verbo « non vult », sostituisce l’o­riginario « non potest » (non può).

Per la cronaca l’ultimo fascicolo de­gli
Acta contiene anche il motu pro­prio – datato 11 giugno 2007 e pub­blicato il successivo 26 giugno – con cui il Papa ha ristabilito la norma per cui al Conclave per l’elezione del Pa­pa sono comunque necessari i due terzi dei voti dei cardinali elettori. An­che in questo caso la versione origi­naria è stata ritoccata in due punti, laddove, quando si parla dei candi­dati che essendo stati i più votati nel­le precedenti votazioni hanno il vo­to passivo, e non attivo, nel ballot­taggio finale: al posto di « cardinales » è stato messo « nomina » (non essen­do infatti necessario essere cardina­le per essere eletto Papa).

© Copyright Avvenire, 14 marzo 2008

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