3 marzo 2008

La VI Giornata europea degli universitari: incontro con il Papa


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Raccolti in Aula Paolo, oltre 20mila studenti, hanno pregato con Benedetto XVI e con i propri coetanei collegati via satellite

di Angela Napoletano

Sul palco dell’Aula Paolo VI, l’icona di Maria, Sedes Sapientiae, è posta proprio al centro. L’imponente scultura bronzea che la sovrasta sembra avvolgerla, come a proteggerla. Gli occhi degli oltre 20mila ragazzi che, sabato, hanno recitato insieme a Benedetto XVI il Rosario sono puntati tutti verso quest’immagine. A invocare la Vergine sono gli studenti universitari di ogni parte d’Italia, d’Europa e d’America arrivati a Roma per partecipare all’evento che, come da tradizione, l’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato (con la collaborazione del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa) organizza in occasione della VI Giornata europea degli universitari dedicata, quest’anno, al tema “Europa e Americhe, insieme per costruire una civiltà dell’amore”.

La preghiera mariana, però, non si ferma a Roma. Né a Napoli, in collegamento televisivo diretto con l’aula Nervi. Ma rimbalza via satellite da Toledo (Spagna) ad Avignone (Francia), passando per Bucarest (Romania) e Minsk (Bielorussia), raggiungendo quindi, dall’altra parte dell’Atlantico, anche Loja (Ecuador), Città del Messico (Messico), La Avana (Cuba) e Washington (Stati Uniti). È un ponte di speranza quello che, per qualche ora, collega attraverso la preghiera l’America e l’Europa. «Dio vi chiama a cooperare, insieme con i vostri coetanei del mondo intero, perché la linfa del Vangelo rinnovi la civiltà di questi due continenti e di tutta l’umanità» spiega il Santo Padre che, quindi, invita gli universitari a superare le differenze in nome di quel «progetto comune che il Beato Papa Giovanni XXIII fondava sopra i quattro pilastri dell’amore, della verità, della libertà e della giustizia». Ciò che si edifica seguendo questo progetto, spiega il Santo Padre, è «la civiltà dell’amore», ovvero «convivenza rispettosa, pacifica e gioiosa».

Studenti come costruttori del futuro, insomma. «Siate intrepidi e generosi operatori della civiltà dell’amore», esorta Benedetto XVI consegnando l’enciclica Spe salvi (in versione cd) ai rappresentanti degli atenei che hanno partecipato alla preghiera.

Le lampade che, all’inizio della cerimonia, le delegazioni studentesche dei diversi Paesi hanno posto insieme alle bandiere attorno a una Croce, sul palco, rappresentano – spiega il cardinale vicario Camillo Ruini - «il segno della disponibilità a servire il Signore, l’Uomo perfetto, fondamento della carità, luce e speranza del mondo». Il “sì” con cui gli universitari rispondono al messaggio del Santo Padre è racchiuso nell’intensità di un Rosario recitato contemporaneamente, seppure in lingue diverse, nell’aula Paolo VI e nelle cattedrali delle città in collegamento satellitare con Roma. Ma non solo. A raccontare l’entusiasmo con cui i giovani guardano a quella che Benedetto XVI chiama “civiltà dell’amore” sono le testimonianze di vita e di fede che, a turno, i rappresentanti delle diverse comunità accademiche tengono dinanzi all’assemblea. «Non siamo soli, la Chiesa ci sostiene e ci incoraggia», esorta uno studente italiano. Gli fa eco un universitario dall’Ecuador: «Siamo stati scelti per essere luce e sale del mondo».

Ciò che accomuna gli studenti europei a quelli americani sembra, dunque, essere proprio la speranza. «In una società che va alla deriva – spiega Vincenzo Milito, 25 anni, studente di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma – abbiamo bisogno di sperare in un mondo che ci apra nuovi orizzonti». «In un futuro migliore», puntualizza Michele Lovecchio, al secondo anno di Lettere della Sapienza. Prova a pensare al domani, Salvatore Belfiore, studente d’Ingegneria del primo ateneo statale romano: «una laurea, un buon lavoro, una bella famiglia». «Certo, non sarà facile – ammette il ragazzo – ma dolore e sacrificio fanno parte di ogni impresa. Tutte le cose vanno coltivate perché diventino buone. Perché dall’alto c’è qualcuno che ci aiuta, ma molto dipende anche da noi».

© Copyright RomaSette, 3 marzo 2008

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