2 marzo 2008
Preghiera per gli Ebrei: "Se questo Papa fa il Papa..." di Maria Giovanna Maglie
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SE QUESTO PAPA FA IL PAPA…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Turbata dal casino suscitato fra le comunità ebraiche dal ritorno della vecchia preghiera del Venerdì santo (Dagospia 28/2), ho fatto come sempre ricorso alla saggezza angelica di Don Giulio, il mio consigliere spirituale. Dal nostro incontro ho ricavato la chiarificazione che segue.
Il testo ufficiale della preghiera del venerdì santo è questo:
VI. Per gli ebrei
Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell'amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.
Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore.
La polemica sollevata dai giornali, viene invece da una attenzione del Papa verso gli Ebrei che è stata travisata.
Per questioni e tensioni interne il Santo Padre ha “concesso” che “in via eccezionale” si possa usare il vecchio messale latino (edito prima del Concilio Vaticano II), "non per le celebrazioni comuni con il popolo ma solo per piccoli gruppi a determinate condizioni” (Motu Proprio Summorum Pontificum).
Poiché in questa antica edizione nella preghiera del venerdì santo vi era scritto “preghiamo per i perfidi ebrei”, il Papa, molto attento, ha detto che l’unica condizione per l’uso sarebbe stata la modifica della preghiera del venerdì santo, non più nella a versione antica ma in una versione nuova. Allora è stata preparata la seguente nota della Segreteria di Stato. Mi sembra che l’attenzione del Papa sia stata di un riguardo notevole.
Nota della Segreteria di Stato
Con riferimento alle disposizioni contenute nel Motu proprio "Summorum Pontificum", del 7 luglio 2007, circa la possibilità di usare l'ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio Vaticano II, pubblicata nel 1962 con l'autorità del beato Giovanni XXIII, il Santo Padre Benedetto XVI ha disposto che l'Oremus et pro Iudaeis della Liturgia del Venerdì Santo contenuto in detto Missale Romanum sia sostituito con il seguente testo:
Oremus et pro Iudaeis
Ut Deus et Dominus noster illuminet corda eorum, ut agnoscant Iesum Christum salvatorem omnium hominum.
Oremus. Flectamus genua. Levate.
Omnipotens sempiterne Deus, qui vis ut omnes homines salvi fiant et ad agnitionem veritatis veniant, concede propitius, ut plenitudine gentium in Ecclesiam Tuam intrante omnis Israel salvus fiat. Per Christum Dominum nostrum. Amen.
Preghiamo per gli Ebrei.
Il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini. Dio Onnipotente ed eterno, Tu che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità, concedi propizio che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo. Per Cristo Nostro Signore. Amen”]
Tale testo dovrà essere utilizzato, a partire dal corrente anno, in tutte le Celebrazioni della Liturgia del Venerdì Santo con il citato Missale Romanum.
Dal Vaticano, 4 febbraio 2008.
Come ha ben detto il cardinale Walter Kasper, responsabile vaticano del dialogo con l'Ebraismo:«Pensiamo che ragionevolmente da questa preghiera non possa venire un ostacolo al dialogo perché essa riflette la fede della Chiesa e del resto anche gli ebrei hanno nei loro testi liturgici delle preghiere che non piacciono a noi cattolici. Ci si deve accettare e rispettare nella diversità".
Ovvero, ancora una volta, questo Papa fa il Papa.
Dagospia
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1 commento:
Purtroppo, la "chiarificazione" ricevuta dalla pur ottima M.G. Maglie dimostra ua volta di più che il problema della Chiesa non sono tanto i suoi nemici e coloro che non capiscono adeguatemente la sua fede, man proprio i suoi rappresentanti, in particolare preti e vescovi che magari leggono il giornali "laici" tutte le mattine ma non i documenti del Magistero, per non parlare della loro abissale ignoranza di storia e liturgia della Chiesa:
1)la preghiera per gli Ebrei del Messale 1962 non conteneva il termine Latino "perfidis", che comunque non aveva di per sè il significato che gli si dà in lingua volgare
2) Summorum Pontificum stabilisce e proclama, non "concede" nulla e certamente non "in via eccezionale", espressione che non c'è nel testo che gli amanti delle chitarre vittime di complessi di inferiorità verso tutti dovrebbero degnare di una lettura, con annessa lettera ai vescovi che accompagna il Motu Proprio. Il Messale del '62 è una forma MAI ABROGATA dell'UNICO Rito Romano (parole del documento).
3) Il Motu Proprio non è stato "concesso" per "tensioni interne", ovvero per tener buoni i tradizionalisti che, come dice il testo, spesso avevano ben altre magagne per le quali la liturgia era quasi una scusa. Il Papa, che certa gente non legge mai, dice chiaramente che questo è solo UNO dei motivi e nemmeno il principale. Il documento è PER TUTTA LA CHIESA vista la necessità di recuperare una più adegauta celebrazione dellla Liturgia che è stata vittima di deformazioni "al limite del sopportabile" (parole del Motu Proprio).
4) Non solo non si parla di "concessione" "in via eccezionale", ma nemmeno di "piccoli gruppi". Il Motu Proprio non dà i numeri - al contrario dei suoi ignorantissimi oppositori - e le continue richieste da crescenti comunità, spesso di centinaia di persone, parlano da sole.
5) Se il Papa ha ritenuto di riformare una preghiera come quella per gli Ebrei del MEssale del 1962 è solo per rendere più efficace il suo contenuto: Cristo è Dio e l'unico Salvatore di cui TUTTI hanno bisogno, concetto ribadito nei documenti che J. Ratzinger ha scritto sia da Prefetto che da Papa per decenni (vdi Dominus Iesus, tra i tanti). Perchè perdere tempo con una preghiera recitata da "piccoli gruppi e "in via eccezionale"? Ovviamente perchè il papa vuole che la liturgia di Giovanni XXIII sia celebrata sempre più in TUTTA la Chiesa, e contribusica all'evangelizzazione, e perchè un giorno si realizzi pienamente quella "riforma della riforma" della Liturgia che ci dia un rito unico e in linea con la millenaria tradizione della Chiesa, come il Pontefice ha detto e scritto tante volte, per decenni.
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