23 settembre 2008

I giovani: "Papa Benedetto ci fa strada. Seguiamolo" (Ruggeri)


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Benedetto ci fa strada Seguiamolo

In tutti i suoi viaggi più recenti il Papa ha voluto incontrare i giovani: da Genova a Cagliari, a Parigi, passando per il grande raduno di Sydney Si cementa così un rapporto profondo, che passa per alcune «consegne»

DI GIACOMO RUGGERI

Genova, Sydney, Cagliari, Parigi.
Quattro città-incontro tra Benedetto XVI e i gio­vani, le più recenti.

Qui il Papa ha con­solidato uno stile nuovo, affascinante, scevro da giri di parole. Non sono incontri, per così dire, per dovere di protocollo, ma è desiderio del Pa­pa di tessere un rapporto, offrendo le coordi­nate per il cammino dei giovani. E, tramite lo­ro, arrivare anche ai più lontani.

La coordinata del capire: per amare

Papa Benedetto sa bene che la fede non è me­dicina da ingoiare o abito da indossare, ma è strada fatta insieme, come tra due persone che si conoscono e si aprono il cuore nel frequen­tarsi. Ai giovani incontrati a Genova in maggio diceva: «Ma come si può amare, entrare in a­micizia con chi non si conosce? La conoscenza spinge all’amore e l’amore stimola la cono­scenza. È così anche con Cristo. Per trovare l’a­more con Cristo, per trovarlo realmente come compagno della nostra vita, dobbiamo innan­zitutto conoscerlo. Anche per noi – evidenzia­va il Papa – è importante non ridurci sempli­cemente alla superficialità dei tanti che hanno sentito qualcosa di Lui, ma entrare in una rela­zione personale per conoscerlo realmente. E questo esige la conoscenza della Scrittura, dei Vangeli soprattutto, dove il Signore parla con noi. Non sempre sono facili queste parole, ma entrando in esse, bussando alla porta delle pa­role, dicendo al Signore 'aprimi', troviamo real­mente parole di vita eterna, parole vive per og­gi, attuali come lo erano in quel momento e come lo saranno in futuro».

La coordinata dell’amare: per scegliere

Un futuro che deve fare i conti con il presente. Ed è per questo che i giovani si attendono dal Papa anche parole certe e chiare su gioie, fati­che quotidiane e rischio di perdersi. Come si sono sentiti dire i giovani di Cagliari quando il Papa li ha incontrati l’8 settembre: «Conosco il vostro entusiasmo, i desideri che nutrite e l’im­pegno che ponete per realizzarli. E non ignoro le difficoltà e i problemi che incontrate. Penso alla piaga della disoccupazione e della preca­rietà del lavoro, che mettono a rischio i vostri progetti; penso all’emigrazione, all’esodo delle forze più fresche e intraprendenti, con il con­nesso sradicamento dall’ambiente, che talvol­ta comporta danni psicologici e morali, prima ancora che sociali». Ma il Papa va oltre le a­spettative dei giovani e non ha timore di parla­re con il loro linguaggio: schietto, vero, cosciente dei mutamenti.
Riguardo all’esperienza affetti­va e alla famiglia, Benedetto XVI sempre ai gio­vani sardi ha detto: «Mi rendo conto che oggi non è più così, oppure lo è 'sulla carta', ma nei fatti domina una mentalità diversa. Sono am­messe altre forme di convivenza; a volte viene usato il termine 'famiglia' per unioni che, in realtà, famiglia non sono. Riappropriatevi, ca­ri giovani, del valore della famiglia; amatela non solo per tradizione, ma per una scelta ma­tura e consapevole: amate la vostra famiglia di origine e preparatevi ad amare anche quella che con l’aiuto di Dio voi stessi formerete. Dico: 'preparatevi', perché l’amore vero non si im­provvisa ».

La coordinata dello scegliere: per donarsi

«La Chiesa conta su di voi, ci tengo a dirvelo». Ai giovani di Francia qualche giorno fa il Papa è tornato a donare la Croce. «Cari giovani, io so che venerare la Croce attira a volte la derisione e anche la persecuzione. La Croce mette in que­stione in qualche modo la sicurezza umana, ma rende sicura, anche e soprattutto, la grazia di Dio e conferma la nostra salvezza. Questa se­ra, io vi affido la Croce di Cristo. Possa l’ap­profondimento del mistero della Croce far sco­prire ad alcuni fra voi la chiamata a servire Cri­sto in maniera più totale nella vita sacerdotale o religiosa».
A Sydney aveva chiesto ai giovani del mondo di essere «profeti di una nuova era» e nei suoi viaggi locali lo ribadisce e insieme ai giovani lo rende credibile, possibile, vivo.

© Copyright Avvenire, 23 settembre 2008

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