11 settembre 2008

Per non dimenticare mai: 11 settembre 2001, il giorno che ha cambiato il mondo


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VISITA PASTORALE DEL PAPA A CAGLIARI (7 SETTEMBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

Cari amici, credo che ci siano delle date impresse quasi a fuoco nella nostra mente e nel nostro cuore.
Per chi, come me, non ha vissuto il dramma delle guerre mondiali, l'11 settembre 2001 rappresenta la prima data con le caratteristiche di un marchio indelebile (in seguito ce ne saranno altre, almeno nella mia vita personale).
Credo che ciascuno di noi possa dire in modo preciso che cosa stava facendo nel momento in cui apprese dell'attentato alle torri.
Io ero a casa china su un libro.
Mio padre stava guardando la tv nella stanza accanto.
Ad un certo punto sentii la sigla di un Tg e capii subito che era un'edizione straordinaria vista l'ora.
In quel momento nessuno capiva che cosa era accaduto, cosi' misi a pag. 101 del televideo e lessi due o tre righe: incidente a New York. Un aereo si schianta una una delle torri del World Trade Center.
In quel momento si parlava ancora di incidente. Dopo pochi minuti, con lo schianto del secondo aereo, fu chiaro per tutti che cosa stava accadendo a New York.
Vorrei ricordare con voi questo anniversario con due articoli.
Il primo e' stato pubblicato ieri dall'Osservatore Romano a firma di di Giuseppe M. Petrone.
Il secondo contributo che pubblichero' e' uno stralcio dell'articolo che Oriana Fallaci scrisse per il "Corriere della sera" qualche giorno dopo l'attentato.
Come sapete il titolo del pezzo e' "La rabbia e l'orgoglio" che poi diventera' un libro di straordinario successo.
Inseriro' nel blog solo la prima parte, nella quale la Fallaci descrive in modo straordinariamente agghiacciante, per realismo, cio' che accadde quella mattina a New York
.
Raffaella

L'11 settembre monito per l'umanità

di Giuseppe M. Petrone

Un attacco terroristico senza precedenti quello di Al Qaeda che colpì al cuore gli Stati Uniti d'America e il mondo intero. Come dimenticare le migliaia di vittime innocenti? Come dimenticare i sopravvissuti al crollo delle Torri Gemelle - il simbolo forse più celebre di New York - coperti di polvere e calcinacci, mentre si aggiravano smarriti come fantasmi bianchi per le strade di Manhattan? Come dimenticare la colonna di fumo che si alzava dal World Trade Center prima del crollo delle due Torri? Miliardi di persone assistettero esterrefatte in diretta televisiva a quei drammatici eventi. Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, poche ore dopo i tragici avvenimenti, dichiarò alla Nazione: "La nostra libertà è stata attaccata da un codardo senza volto. I responsabili saranno puniti".
Quest'anno l'anniversario dell'11 settembre giunge alla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi. Il presidente George W. Bush che è intervenuto in collegamento via satellite alla convention repubblicana ha sostenuto il senatore dell'Arizona, John McCain, e implicitamente ribadito la bontà della sua strategia nella lotta contro il terrorismo: "Viviamo in un mondo pericoloso e abbiamo bisogno di un presidente che abbia imparato la lezione dell'undici settembre". Dal canto suo, il candidato democratico, Barack Obama, ha sottolineato nella recente missione a Berlino che l'Europa e gli Stati Uniti devono essere uniti contro il terrorismo. Mentre l'undici settembre viene ricordato dai seguaci di Osama bin Laden con nuove minacce - la televisione satellitare Al Jazeera ha reso noto lunedì otto settembre un nuovo video del numero due di Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri - è invece evidente che serve una maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro la piaga del terrorismo internazionale.
"Dio della pace porta la tua pace nel nostro mondo violento. Cerchiamo la tua guida mentre siamo davanti a eventi così tremendi".
Sono alcune delle parole della commovente e silente preghiera che Papa Benedetto XVI ha recitato il 20 aprile scorso, nel corso del suo storico viaggio negli Stati Uniti, davanti alla voragine che, a Ground Zero, ricorda i disumani attacchi dell'undici settembre 2001.
Il Papa si è inginocchiato nel cratere delle Twin Towers e ha pregato per le vittime di New York, di Washington (dove fu attaccato il Pentagono) e della Pennsylvania, i tre luoghi dove si schiantarono gli aerei dirottati dai terroristi in quel giorno buio nella storia dell'umanità.
Benedetto XVI ha scambiato commosse parole con ventiquattro persone toccate dalla tragedia: sedici familiari di vittime, quattro sopravvissuti, altrettanti soccorritori.
E se, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, la famiglia umana ha dato prova di grande civiltà fondando l'organizzazione delle Nazioni Unite, oggi la comunità internazionale sembra come smarrita e incapace di affrontare le sfide del xxi secolo. L'undici settembre ha evidenziato che qualcosa è cambiato per sempre nel mondo: la lotta contro il terrorismo deve caratterizzarsi per negare ogni tipo di giustificazione morale ai terroristi.

(©L'Osservatore Romano - 11 settembre 2008)

La rabbia e l'orgoglio

di Oriana Fallaci

Mi chiedi di parlare, stavolta. Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. E lo faccio. Perché ho saputo che anche in Italia alcuni gioiscono come l' altra sera alla Tv gioivano i palestinesi di Gaza.
«Vittoria! Vittoria!». Uomini, donne, bambini. Ammesso che chi fa una cosa simile possa essere definito uomo, donna, bambino. Ho saputo che alcune cicale di lusso, politici o cosiddetti politici, intellettuali o cosiddetti intellettuali, nonché altri individui che non meritano la qualifica di cittadini, si comportano sostanzialmente nello stesso modo. Dicono: «Bene. Agli americani gli sta bene».
E sono molto molto, molto arrabbiata. Arrabbiata d' una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli e anzitutto di sputargli addosso. Io gli sputo addosso. Arrabbiata come me, la poetessa afro-americana Maya Angelou ieri ha ruggito: «Be angry. It' s good to be angry, it' s healthy. Siate arrabbiati. Fa bene essere arrabbiati. È sano». E se a me fa bene io non lo so. Però so che non farà bene a loro, intendo dire a chi ammira gli Usama Bin Laden, a chi gli esprime comprensione o simpatia o solidarietà. Hai acceso un detonatore che da troppo tempo ha voglia di scoppiare, con la tua richiesta. Vedrai. Mi chiedi anche di raccontare come l' ho vissuta io, quest' Apocalisse. Di fornire insomma la mia testimonianza. Incomincerò dunque da quella.

Ero a casa, la mia casa è nel centro di Manhattan, e alle nove in punto ho avuto la sensazione d' un pericolo che forse non mi avrebbe toccato ma che certo mi riguardava. La sensazione che si prova alla guerra, anzi in combattimento, quando con ogni poro della tua pelle senti la pallottola o il razzo che arriva, e rizzi gli orecchi e gridi a chi ti sta accanto: «Down! Get down! Giù! Buttati giù». L' ho respinta. Non ero mica in Vietnam, non ero mica in una delle tante e fottutissime guerre che sin dalla Seconda Guerra Mondiale hanno seviziato la mia vita! Ero a New York, perbacco, in un meraviglioso mattino di settembre, anno 2001. Ma la sensazione ha continuato a possedermi, inspiegabile, e allora ho fatto ciò che al mattino non faccio mai. Ho acceso la Tv. Bè, l' audio non funzionava. Lo schermo, sì. E su ogni canale, qui di canali ve ne sono quasi cento, vedevi una torre del World Trade Center che bruciava come un gigantesco fiammifero. Un corto circuito? Un piccolo aereo sbadato? Oppure un atto di terrorismo mirato? Quasi paralizzata son rimasta a fissarla e mentre la fissavo, mentre mi ponevo quelle tre domande, sullo schermo è apparso un aereo. Bianco, grosso. Un aereo di linea. Volava bassissimo. Volando bassissimo si dirigeva verso la seconda torre come un bombardiere che punta sull' obiettivo, si getta sull' obiettivo. Sicché ho capito. Ho capito anche perché nello stesso momento l' audio è tornato e ha trasmesso un coro di urla selvagge. Ripetute, selvagge.

«God! Oh, God! Oh, God, God, God! Gooooooood! Dio! Oddio! Oddio! Dio, Dio, Dioooooooo!» E l' aereo s' è infilato nella seconda torre come un coltello che si infila dentro un panetto di burro. Erano le 9 e un quarto, ora.

E non chiedermi che cosa ho provato durante quei quindici minuti. Non lo so, non lo ricordo. Ero un pezzo di ghiaccio. Anche il mio cervello era ghiaccio. Non ricordo nemmeno se certe cose le ho viste sulla prima torre o sulla seconda. La gente che per non morire bruciata viva si buttava dalle finestre degli ottantesimi o novantesimi piani, ad esempio. Rompevano i vetri delle finestre, le scavalcavano, si buttavano giù come ci si butta da un aereo avendo addosso il paracadute, e venivano giù così lentamente. Agitando le gambe e le braccia, nuotando nell' aria. Sì, sembravano nuotare nell' aria. E non arrivavano mai. Verso i trentesimi piani, però, acceleravano. Si mettevano a gesticolar disperati, suppongo pentiti, quasi gridassero help-aiuto-help. E magari lo gridavano davvero. Infine cadevano a sasso e paf!
Sai, io credevo d' aver visto tutto alle guerre. Dalle guerre mi ritenevo vaccinata, e in sostanza lo sono. Niente mi sorprende più. Neanche quando mi arrabbio, neanche quando mi sdegno. Però alle guerre io ho sempre visto la gente che muore ammazzata. Non l' ho mai vista la gente che muore ammazzandosi cioè buttandosi senza paracadute dalle finestre d' un ottantesimo o novantesimo o centesimo piano. Alle guerre, inoltre, ho sempre visto roba che scoppia. Che esplode a ventaglio. E ho sempre udito un gran fracasso. Quelle due torri, invece, non sono esplose. La prima è implosa, ha inghiottito se stessa. La seconda s' è fusa, s' è sciolta. Per il calore s' è sciolta proprio come un panetto di burro messo sul fuoco. E tutto è avvenuto, o m' è parso, in un silenzio di tomba. Possibile? C' era davvero, quel silenzio, o era dentro di me?

Da "La rabbia e l'orgoglio" di Oriana Fallaci, articolo consultabile per intero qui.

4 commenti:

mariateresa ha detto...

cara amica, sono avvenimenti che ti restano scolpiti nello stomaco. Io ricordo che ero al parco pubblico con mio figlio più piccolo. Qualcuno dei presenti aveva la radio che ha dato la notizia. Pur piccolo, è corso da me e con la capacità di sintesi così personale che tanto ci fa sorridere in famiglia mi ha detto :"i giapponesi hanno attaccato New York!!!!" Naturalmente aveva sentito la parola kamikaze e aveva elaborato a suo modo. Quando i contorni reali mi sono stati chiari abbiamo raccolto le nostre cose e siamo tornati a casa e ho incrociato mio marito in macchina che mi salutato con la famosa frase del generale francese . "Merde". Anche lui sapeva.
Non abbiamo mangiato molto a cena.

Anonimo ha detto...

mi permetto di dissentire sulla scelta degli articoli... in particolar modo quello di Oriana Fallaci e mi piace invece ricordare come il grande Papa Giovanni Paolo II rispose a quell'atto di violenza straordinaria: convocando alla preghiera internazionale per la pace tutti i leader religiosi, mostrando il volto unificato e unificante dello sdegno di tutti i credenti di fronte alla violenza e ricordando al mondo , tutti insieme, che nessuna violenza può essere compiuta nel nome di Dio. Solo questo spirito, forse vale la pena ricordarlo, pur nella sua debolezza può sconfiggere il male ed il terrorismo. Rispondere ad una jihad con una crociata come decise di fare la Fallaci non lesinando insulti anche a Papa Giovanni Paolo II ed alla sua idea di dialogo interreligioso " concede udienza ed ascolta chi, se potrebbe, costruirebbe moschee anche dentro il Vaticano" crea solo un clima di odio e di paura che prima di essere pericoloso di per sè è profondamente antievangelico.
Mi piacerebbe oggi ricordare questo ...mi piacerebbe che da quell'atto di estrema violenza nascesse un clima di comprensione fra le religioni che spinga ad isolare i fanatici ed a mostrare a chi non crede quanto le religioni siano strumento di pace.
Solo così riusciremo a ripetere il miracolo del perdono a trasformare l'odio in amore, la morte in vita.
La superiorità dell'occidente,se esiste,sta in questo patrimonio di valori cristiani e laici.
Poi è ovvio i colpevoli vanno puniti,ma non si può, per farlo criminalizzare popoli interi o intere religioni...

Raffaella ha detto...

Non e' stato scelto l'articolo della Fallaci, ma uno stralcio che descrive meglio di qualunque altro pezzo giornalistico la cronaca di quella mattinata.

Anonimo ha detto...

Le adunate assisiane e i baci al Corano non hanno impedito il crollo delle torri gemelle prima e la guerra in Iraq dopo.
La violenza chiama violenza ed è stato un errore fare la guerra a Saddam senza prove di un reale coinvolgimento nell'attentato.
E' un errore pretendere di esportare la democrazia con le armi ma è anche un errore pensare che con il buonismo si impediscano le guerre.
Ci vuole il dialogo,ma quello vero,non gli incontri alla «volemose bene».
Il vero dialogo della Chiesa Cattolica con l'Islam non è iniziato a Assisi ma a Regensburg esattamente due anni fa.