12 aprile 2007

Due anni con Benedetto



Vedi anche il blog "Curiosita' su Joseph Ratzinger-Benedetto XVI"

Il CARDINALE ANGELO SCOLA INDICA I TRATTI SALIENTI DELLO STILE DEL PONTEFICE

DUE ANNI CON BENEDETTO
Per il patriarca di Venezia, il "filo rosso" del Magistero di papa Ratzinger è «l’amore che sa tenere insieme, in maniera originale, fede, ragione, religione e culture».

Il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, è raffinato teologo e attento osservatore di tutto quello che si muove nella società plurale e del ruolo, in essa, della Chiesa. Ha scritto un libro intitolato Una nuova laicità (edizioni Marsilio) in cui analizza molte categorie, oggi delicate, nel campo della cultura e della fede. A lui abbiamo chiesto di fare il punto sullo stile e i contenuti del Papa teologo.

Eminenza, cosa caratterizza il pontificato di Benedetto XVI a due anni dall’elezione?

«Una sobria intelligenza della fede e della realtà. Questa mi sembra la sintesi dello stile del Pontificato. Unisce un’umiltà straordinaria, che al popolo del patriarcato di Venezia fa venire in mente Giovanni Paolo I, all’acutissima intelligenza dell’uomo che gli conosciamo da anni».

Dove la vede soprattutto?

«Nell’essenziale profondità del suo insegnamento, in grado di parlare nello stesso tempo ai bambini della prima Comunione, ai giovani, ai semplici e agli eruditi. Questa capacità di esprimersi in maniera così potente ed efficace rispetto a chi ascolta è un tratto distintivo del Magistero di Benedetto XVI. E trova un ottimo riscontro nella gente, nell’attenzione popolare al Papa. Quantitativamente la partecipazione alle udienze del mercoledì e all’Angelus è addirittura superiore a quella per Giovanni Paolo II».

Dove ha imparato, secondo lei, il Papa?

«È il frutto dell’educazione che ha avuto fin da piccolo in Baviera, dove il cattolicesimo è stato ed è ancora in buona parte un’esperienza assai popolare: il ritmo della liturgia tende a coinvolgere la vita personale e comunitaria della gente in tutte le sue espressioni, dagli affetti al lavoro, al riposo. Il Papa lo racconta nella sua autobiografia La mia vita. È anche per questo motivo, credo, che Benedetto XVI si sta rivelando uno straordinario Papa pastore ed è riduttivo il tentativo di definirlo solo a partire dalle sue ben note doti di teologo».

È per questo motivo che cura molto la liturgia?

«Sicuramente. E anche qui conta la sua esperienza, il gusto per la bellezza della liturgia che ha avuto fin da bambino. In questi due anni abbiamo visto come, via via, abbia trasformato i grandi eventi in essenziali gesti liturgici. Lo ha fatto a Colonia con la Giornata mondiale della gioventù, a Bari con il Congresso eucaristico. Lo ha fatto due settimane fa con la liturgia penitenziale per i giovani in San Pietro, la scorsa settimana per l’anniversario della morte di papa Wojtyla. Nella recente Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, accanto a un’avanzata dottrina sull’Eucaristia, si trovano oltre cinquanta suggerimenti pratici sull’"arte della celebrazione liturgica"».

Perché lo ha fatto?

«Per dare un positivo impulso alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, invitando a riscoprire la dimensione verticale dell’azione liturgica e di tutti i sacramenti».

Poi c’è la predicazione del teologo. Perché da qualche settimana alle catechesi del mercoledì racconta i grandi Padri della Chiesa?

«Per rispondere a un’esigenza che già il teologo von Balthasar, suo grande amico, metteva in luce e cioè che la domanda ecclesiologica fondamentale non è "Cos’è la Chiesa?", ma "Chi è la Chiesa?". Il Papa nelle catechesi del mercoledì, prima ha parlato degli apostoli e ora dei primi Padri della Chiesa. Mette l’accento sul coinvolgimento delle persone chiamate, in comunione con Cristo e tra di loro, ad attuare la Chiesa».

C’è un filo rosso del Pontificato?

«Sì e parte dall’enciclica. Nella Deus caritas est Benedetto XVI scioglie il nodo di un lungo dibattito teologico sull’essenza dell’amore. Il Papa afferma che l’amore è uno, senza opporre eros ad agape. Nel suo Magistero lega il tema ellenico della ragione (logos) a quello giovanneo dell’amore: la ragione percossa dall’amore è il Verbo (logos) che si è fatto carne. Con il filo rosso dell’amore così concepito tiene insieme, in maniera originale, fede, ragione, religione e culture. E giunge a spiegare il rapporto giustizia-carità. Nel rispetto di tutti, con coraggio, offre indicazioni preziose circa il modo di affrontare gli affetti, il lavoro, la giustizia e la pace, fattori degni di una vita buona».

Perché insiste sempre sulla ragionevolezza della fede?

«Perché la fede spalanca gli orizzonti alla ragione, le offre, per così dire, ulteriori ragioni. Una persona veramente ragionevole deve considerare tutto quello che c’è in campo, tutti i fenomeni, sia quelli che si possono misurare a partire dalle scienze matematiche, sia quelli che si impongono alla conoscenza morale. L’amore non si misura con l’aritmetica, ma è più importante dell’aritmetica. Oggi non è più, grazie a Dio, il tempo in cui si diceva che non bisogna porre la domanda sul significato ultimo dell’esistenza dell’uomo perché a questa domanda non si può rispondere. Il Papa mostra che tutte le domande che vengono dal cuore dell’uomo meritano una risposta. Soprattutto le domande: Chi sono? Dove vado? Chi mi ama? Cosa c’è dopo la morte?, domande fondamentali, rispetto alle quali l’uomo ragionevole trova una risposta compiuta attraverso la fede».

E la Chiesa, la religione? Qual è il loro ruolo?

«La Chiesa è l’esperienza concreta di un’amicizia in Cristo che permette all’uomo di fede di affrontare insieme ad altri, in un popolo, tutti gli interrogativi dell’esistenza. Quanto alla religione è decisivo il rapporto ragione, fede, religione. La fede vive sempre in una religione e ogni religione ha sempre bisogno della fede per essere purificata. Il Papa lo ha detto più volte e ha dimostrato, con il viaggio in Turchia, la sua profonda sensibilità ecumenica e il suo impegno per il dialogo interreligioso».

Quali sono stati i discorsi più importanti di Benedetto XVI?

«Adesso è il momento di rileggere con grande attenzione il discorso all’Università di Ratisbona, uno dei punti centrali del Pontificato. Ma anzitutto l’enciclica, l’Esortazione sull’Eucaristia. Centrali sono le catechesi del mercoledì sugli apostoli e sulle figure dei primi secoli del cristianesimo, perché il Papa utilizza il metodo di conoscenza più elementare: quella che si trasmette attraverso i testimoni. Ma voglio citare anche l’omelia alla Messa della Gmg di Colonia dove con un’immagine ardita ha paragonato il mistero eucaristico alla "fissione nucleare". E infine il discorso al convegno ecclesiale di Verona, dove ha dimostrato che seguire il Risorto è il modo migliore per vivere l’esperienza umana».

I media a volte hanno stravolto le sue parole. L’opinione pubblica che idea ha di papa Benedetto XVI?

«La stragrande maggioranza della gente delle parrocchie, dei movimenti, delle associazioni gli vuole un gran bene, ama il suo sguardo intenso e limpido, lo ascolta con attenzione, capisce le sue parole. Poi ci sono gli opinion leader e i media, quelli che più di altri fanno i conti con il Papa intellettuale. E qui mi permetto di citare un famoso detto della filosofia scolastica: "Tutto viene recepito secondo la misura del recipiente". Tuttavia in un momento di grande travaglio come quello attuale credo che bisogna accettare che le parole del Papa e dei vescovi suscitino talvolta dialettica, purché non venga meno l’ascolto e il rispetto dell’interlocutore e delle sue parole, atteggiamenti che il Papa dimostra di avere verso tutti».

Alberto Bobbio

Famiglia Cristiana n. 15


Benedetto XVI, doppio augurio

Lunedì i festeggiamenti per gli 80 anni del Papa e domenica 15 la Messa alla vigilia del 2° anno di pontificato di Angelo Zema

Doppio augurio. Per due ricorrenze speciali nell’arco di tre soli giorni. Papa Benedetto XVI compirà lunedì prossimo 80 anni, e la Chiesa di Roma, nelle sue varie componenti, si stringerà attorno a lui nella preghiera in occasione della Messa che egli presiederà la mattina del 15 aprile, seconda domenica di Pasqua e festa della Divina Misericordia, alle ore 10, sul sagrato della basilica vaticana. Concelebreranno con il Papa i cardinali (tra cui il cardinale vicario Camillo Ruini), gli arcivescovi e i vescovi capi dicastero della Curia Romana, il vicegerente e i vescovi ausiliari della diocesi di Roma e una rappresentanza dei presbiteri della diocesi. «La Chiesa che è in Roma e nelle varie parti del mondo – si legge in una nota dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche pontificie – è invitata ad unirsi al Santo Padre Benedetto XVI per elevare a Dio Padre un’intensa preghiera di ringraziamento per il Suo 80° genetliaco e il secondo anniversario della Sua elezione». Un anniversario, quest’ultimo, che cade giovedì prossimo 19 aprile.

Sarà un corale atto di ringraziamento per il suo pontificato, per il suo alto Magistero, per la sua testimonianza di servizio alla verità. Una riconoscenza, da parte della comunità diocesana, per il suo ministero di vescovo di Roma attraverso l’annuncio, le celebrazioni, la presenza in alcuni luoghi significativi della diocesi. È a questa riconoscenza che desideriamo unirci, ripercorrendo, sia pur brevemente, il secondo anno del pontificato «romano» di Benedetto XVI.

Un anno - aprile 2006/aprile 2007 - costellato da celebrazioni con i giovani e con gli universitari, dalle visite a due parrocchie e ad un carcere (Casal del Marmo) e da altri momenti intensi, come la recente Via Crucis al Colosseo nel Venerdì Santo o l’omaggio all’Immacolata in piazza di Spagna (8 dicembre). Ma andiamo con ordine, partendo dal 1° maggio 2006, giorno della visita del Santo Padre al santuario della Madonna del Divino Amore, dove guida la recita del Rosario, invocando «un forte aiuto e sostegno spirituale» di Maria per la diocesi di Roma, «per me suo vescovo e per gli altri vescovi miei collaboratori, per i sacerdoti, per le damiglie, per le vocazioni, per i poveri, i sofferenti, gli ammalati, per i bambini e per gli anziani, per tutta l’amata nazione italiana». Eccolo, poi, nella domenica successiva, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, conferire l’ordinazione sacerdotale a 15 diaconi della diocesi (rito che si ripeterà anche quest’anno, il 29 aprile). Il 5 giugno è nella basilica di san Giovanni in Laterano, la «sua» cattedrale, per aprire il Convegno diocesano, con una relazione sul tema «La gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni»: risalta in particolare l’appello a far vivere la fede come avvenimento che cambia la vita, anche attraverso una «pastorale dell’intelligenza», che «prenda sul serio le domande dei giovani per aiutarli a trovare delle valide e pertinenti risposte cristiane».

Pochi giorni dopo, il tradizionale appuntamento con la processione del Corpus Domini da San Giovanni a Santa Maria Maggiore: si innalza la preghiera a Cristo affinché guidi la Chiesa «sulle strade della storia». Domenica 23 luglio la Chiesa di Roma si unisce con grande partecipazione alla giornata di preghiera e penitenza per la pace indetta da Benedetto XVI di fronte all’aggravarsi della situaizone in Medio Oriente. Dopo l’estate, il primo impegno del Papa come vescovo di Roma nella sua diocesi è la visita alla pontificia Università Lateranense, dove benedice la ristrutturata biblioteca, l’aula magna a lui intitolata e la rinnovata sala di lettura dedicata al compianto Giovanni Paolo II. Ma ottobre è in particolare il mese di Verona, dove risuona anche per la nostra diocesi la sollecitazione del Santo Padre, intervenuto nel cuore del Convegno ecclesiale nazionale: «Restituire alla fede piena cittadinanza». Altri due gli appuntamenti del Papa con il mondo romano dell’università: il 23 la celebrazione in apertura dell’anno accademico degli atenei pontifici, il 3 novembre la visita all’Università Gregoriana, dove il Pontefice afferma che «negare Dio offusca la retta coscienza dell’uomo».

Domenica 10 dicembre Benedetto XVI presiede la dedicazione della nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione, al Torrino Nord; pochi giorni dopo, saluta gli universitari degli atenei romani nella basilica di San Pietro. Il 2007 si apre nel segno della carità: il 4 gennaio il Papa entra nella mensa della Caritas diocesana di via delle Sette Sale, al Colle Oppio, e la definisce «un luogo significativo della città di Roma, ricco di umanità». Nella basilica di San Paolo fuori le mura, il 25 gennaio, conclude la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ricordando gli impegni essenziali nel dialogo ecumenico. L’11 febbraio, festa della Beata Vergine di Lourdes, saluta gli ammalati e i fedeli di Opera romana pellegrinaggi e Unitalsi nella basilica di san Pietro. Numerosi gli impegni di marzo, i primi due ormai tradizionali: il rito delle Ceneri nella basilica di Santa Sabina all’Aventino e l’incontro con il clero romano, in cui parla di una «fede ancora profondamente radicata ma minacciata nella situaizone odierna».

Domenica 18 marzo la prima visita di Benedetto XVI in un carcere: è tra i ragazzi dell’istituto penale di Casal del Marmo, ai quali dice: «Il Papa vi vuole bene». E definisce i «comandamenti» come «indicatori della strada su cui camminare per trovare la vita». Sette giorni dopo, è accolto dalla comunità parrocchiale di Santa Felicita e Figli Martiri a Fidene, periferia nord della capitale. Il 29 marzo, presiede in San Pietro la celebrazione della Penitenza con i giovani della diocesi di Roma alla vigilia della XXII Giornata mondiale della gioventù: a loro rivolge di nuovo l’invito ad «osare l’amore». È la celebrazione che precede l’inizio della Settimana Santa, aperta dalla Messa nella Domenica delle Palme. Il giorno successivo, la Messa di suffragio per Giovanni Paolo II, poche ore dopo la chiusura della fase diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione. Ed eccoci a oggi e alla celebrazione di domenica 15, all’abbraccio della Chiesa di Roma e della Chiesa universale al Papa. Con il doppio augurio accompagnato dalla preghiera.

12 aprile 2007

Roma sette

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