18 marzo 2008

La Chiesa e il Tibet, Socci: "Troppa prudenza". Melloni: "Inutile eroismo mettere in serio pericolo un'intera comunità"


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ROMA — Il silenzio del Vaticano sul Tibet? «Un nuovo errore della Segreteria di Stato guidata dal cardinal Tarcisio Bertone. Un analogo atteggiamento assai "prudente" a Cuba ha fatto infuriare i cattolici locali. Ora il Tibet...»
Antonio Socci, scrittore e intellettuale cattolico, è pronto a concedere non poche ragioni per comprendere la prudenza della Santa Sede: «Migliaia di cattolici in Cina vivono in serie difficoltà, spesso i vescovi vengono imprigionati. Ma l'attuale atteggiamento della Santa Sede svela una oggettiva, grave ed evidente mancanza di esperienza e di competenza. Non è colpa di Benedetto XVI, per farla breve».

Il parere di Socci non è così lontano da quello di un intellettuale laicissimo come Alberto Asor Rosa: «L'atteggiamento del Vaticano è chiaramente legato al problema dei cattolici cinesi. E così il dramma dei tibetani, popolo lontano che professa un'altra religione, non suscita interessi abbastanza forti nelle gerarchie dei Palazzi Apostolici...»

Dubbioso il cattolico Giorgio Tonini, esponente del Pd: «Mi ha colpito molto che il Papa non abbia parlato del Tibet la domenica delle Palme. Poi ho ripensato al libro "Il martirio della pazienza" in cui il cardinale Agostino Casaroli raccontò, da Segretario di Stato, le critiche ricevute durante la Ostpolitik. La Chiesa ragiona pensando ai secoli e non ai mesi. Ma tutto questo spesso provoca disagio, incomprensione».

Un cattolico del dissenso come Giovanni Franzoni, ex abate di San Paolo e ora animatore di comunità di base, vedrebbe con favore una Santa Sede in movimento: «Bisognerebbe chiedere un chiarimento, incontrare in qualche modo i rappresentanti del governo cinese per comprendere cosa stia accadendo. Anche perché lì c'è un fondato sospetto. Ovvero che esista un convitato di pietra desideroso di esasperare la situazione del Tibet in vista delle Olimpiadi ».

Assai diversi i commenti degli intellettuali cattolici. «Una ragione di Stato? Non la metterei proprio su questo piano.... » Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio ma anche storico del cristianesimo e docente di Storia contemporanea a Roma Tre, rimanda al mittente le critiche alla Santa Sede per il suo «silenzio» sul Tibet: «Bisogna stare molto attenti ad applicare il modellino storiografico del silenzio di Pio XII.

Non c'è la tradizione di un Vaticano che reagisce immediatamente, nemmeno fosse un'agenzia di stampa, di fronte a ogni crisi internazionale.
La Chiesa è completamente assente dal Tibet ed è distantissima dal pianeta Cina. Non ha dati precisi a disposizione. E una ipotetica reazione verso quali interlocutori si rivolgerebbe? E non finirebbe per diventare una delle tante condanne di maniera espresse qui e lì?»


Sulla stessa linea Alberto Melloni, storico della Chiesa: «Il cattolicesimo in Cina è assai più minoranza del buddismo. Non capisco allora perché proprio una minoranza, in gravi difficoltà, dovrebbe farsi carico di ciò che molti altri Stati del mondo osservano senza intervenire. Per ora la Santa Sede ha ottenuto un enorme successo diplomatico, visto che il vescovo di Pechino è ora in comunione con Roma. I cattolici vivono in Cina tutto l'anno, non solo nel mese delle Olimpiadi.

E sarebbe inutile eroismo mettere in serio pericolo un'intera comunità». E qui Melloni aggiunge un'altra considerazione: «Piuttosto nessuno riflette su un nuovo fenomeno. Cioè sulla nascita del buddismo politico, che parte dalla Birmania e ora approda in Cina attraverso il Tibet».

Infine Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea alla Cattolica di Milano: «Non c'è una semplice e fredda ragione di Stato per la prudenza del Vaticano. C'è solo il nodo della libertà religiosa in Cina che, secondo la Santa Sede, si può ottenere solo gradualmente. Quindi la posizione del Vaticano è molto delicata per la oggettiva responsabilità verso la comunità cattolica ». Ma se le cifre del massacro fossero inequivocabili? «Non escluderei, a questo punto, un cambiamento di atteggiamento ».

© Copyright Corriere della sera, 18 marzo 2008

Condivido e sottoscrivo in pieno il pensiero di Alberto Melloni.
R.

9 commenti:

euge ha detto...

Per una volta mi trovo d'accordo con quanto scritto da Melloni e mi meraviglio che tutti gli altri compreso Socci, non abbiano capito. Si proprio Socci così sostenitore del Papa e del Suo pontificato e sempre pronto a difenderlo da tutto e da tutti ora chissà perchè da un colpo al cerchio ed uno alla botte. E' chiaro che questa è un altra occasione per dare contro al Segretario di Stato Tarcisio Bertone dimenticando che se prima della Turchia Bertone non si fosse dato da fare nelle sue dichiarazioni, forse non saremmo qui a parlarne; comunque, considerando il fatto che l'inizio di un minimo dialogo con la Cina da parte del Vaticano, dovrebbe far riflettere su tante cose...... ma si sa che il motivo a monte è sempre lo stesso è Benedetto XVI che con la sua lettera dell'anno scorso ha mosso le acque e questo da enorme fastidio a tutti coloro cattolici intelletuali e clericali, che come sappiamo non gradiscono ( questo ) Papa.
Forse è il caso di fare un esame di coscenza visto che siamo nella settimana santa cercando di evitare la saccenza ingiustificata e fuori controllo che ha portato e porta certi signori a dare lezioni non solo di condotta morale e spirituale ma, anche di strategia diplomatica a Sua Santità; che dal canto suo sa quando parlare e quando stare in silenzio e soprattutto non ha nessuna intenzione di diventare una marionetta che parla a comando a seconda degli umori dei svariati politici e sedicenti pacifisti ( sempre gli stessi ).
Eugenia

Luisa ha detto...

Apprezzo sovente Socci, ma qui temo che le sue relazioni ,diciamo problematiche con il cardinal Bertone.(..Segreti di fatima....),abbiano influenzato la sua opinione.
Condivido invece in pieno l`analisi di Melloni, lo stesso Dalai Lama non approva la violenza che sembra infiltrarsi anche nei movimenti dei monaci buddisti, violenza così estranea al buddismo!
Il Dalai Lama sembra aver perso il controllo sui monaci e minaccia di dimettersi.
Le informazioni che abbiamo sono senza dubbio parziali . Ho piena fiducia nella diplomazia vaticana, il Santo Padre parlerà al momento giusto, quando lui e i suoi consiglieri lo decideranno, non sonp certo le agenzie stampa e i loro servili sudditi a dettare l`agenda al Papa!

mariateresa ha detto...

loriacara Raffaella, care amiche,sono con voi.
E' la prima volta , dopo tre anni di pontificato,che siamo d'accordo con Melloni. E' il caso di commemorare l'avvenimento con una lapide da mettere nel tinello.
Oppure, domani nevica.E mi dispiacerebbe....

Anonimo ha detto...

Chi non ha il tinello puo' inchiodare la lapide in mezzo ai ritratti di famiglia? :-))

Anonimo ha detto...

Bene (per una volta, la prima?) Melloni, Socci continuia la sua polemica contro Bertone...

la lapide la si può piantare anche in giardino?

Luigi

Anonimo ha detto...

E' lampante che è la "ruggine" tra Socci e il Card. Bertone ad aver condizionato l'opinione di Socci su questa questione. E questo certo non può in alcun modo esser sfuggito a tutti i vari sedicenti "esperti" delle vicende della Chiesa, la cui obiettività e serenità di giudizio va a frasi friggere quando si tratta di parlare di Papa Benedetto. Anzi, questi signori avrebbero la pretesa no solo di dettargli la linea, ma anche tempi e modi sia degli interventi sia dei "non interventi". Adesso non se ne può proprio più!

brustef1 ha detto...

Mi dispiace ma l'atteggiamento di Melloni, da sempre critico nei confronti dell'operato di Benedetto XVI, mi sembra dettato dalla necessità, dopo tanti colpi al cerchio, di darne uno anche alla botte. Preferisco la linearità e il coraggio di Socci, che non teme di mettersi contro le gerarchie per difendere la propria verità, per quanto discutibile sia.

Virginia Invernizzi ha detto...

Adesso Socci sta passando la misura... Già un suo articolo pubblicato su corrispondenza romana in cui diceva che il Papa sta sbagliando le nomine mi ha fatto infuriare questo prendersela col card. Bertone poi è inaccettabile. Mettere il Papa contro il suo segretario di Stato è semplicemente folle. I due sono amici da una vita e tutta la diplomazia vaticana dipende dal card. Bertone non solo quella che non funziona ( a parere di Socci)dipende dal card. Bertone anche quella diplomazia che tanto sta facendo per riavvicinare Vaticano e Cina per non parlare delle bellissime visita a Cuba e in Azerbaigian ( e basta con "i cattolici locali" o si hanno fonti o non si hanno) o del successo segnato dal concordato con Andorra.
Non si può fare i più papisti del Papa salvo poi dettare condizioni : quali nomine ( ma chi è Socci? Il governo comunista cinese che nomina i vescovi) o il modo di reagire alle crisi internazionali senza nemmeno prendere in considerazione il fatto che forse il Papa ha informazioni che a lui non sono note. Io questo dipendo il Papa finchè dice cose che condivido e per il resto non mi sforzo neanche di comprendere proprio lo detesto. Mi pare un po' strumentalizzare il Papa per i propri fini. Tutti i vescovi SON0 nostri pastori, non solo quelli che ci stanno simpatici.
Spero che anche Socci sia stato tranquillizzato dal fatto che il Papa si sia pronunciato sul Tibet.Prendendosi tutto il tempo che gli serve perchè non è un'agenzia di stampa.
Augurando buon onomastico a Papa Benedetto XVI e buona Pasqua a tutti i frequentatori di questo sito vi saluto
Virginia

brustef1 ha detto...

Socci non è il politico di turno che agisce solo in base a interessi materiali, se prende delle posizioni scomode lo fa per amore di verità e per la fede profonda da cui è animato, un po' donchisciottesca e ruvida, ma certamente sincera. Non è facile né comodo per un intellettuale cattolico militante mettersi contro il Segretario di Stato vaticano, giocandosi il favore delle gerarchie. Melloni, molto più abile, è sempre in una botte di ferro: protetto dai nemici di Benedetto XVI, ogni tanto rintuzza l'establishment pontificio dichiarandosi a favore -nota bene- non del Papa, del cui pontificato critica con asprezza i caratteri sostanziali, ma della Segreteria di Stato. Preferisco di gran lunga Socci e il suo cattolicesimo sofferto e profetico.