16 maggio 2008

Genova e Savona, doni a Benedetto (Torti e Pittaluga)


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LA VISITA IN LIGURIA

Genova e Savona, doni a Benedetto

Due «opere» dalla parte dei neonati

Genova: la casa che ospiterà «L’abbraccio di Don Orione»

Le due città si preparano ad accogliere il Pontefice nel segno della solidarietà verso la vita «fragile»

DI ADRIANO TORTI

La nostra struttura si propone quale risposta concreta, indirizzata al­la tutela del bambino e del neona­to, e vuole essere un’offerta di ac­coglienza che possa dare il tempo alle istituzioni di trovare la siste­mazione migliore e più adatta per il bimbo senza essere pressati dal­le urgenze». Ezio Fulcheri, docente di anatomia patologica presso l’U­niversità di Genova, ha spiegato con queste parole il significato della nuova struttura sorta nella città del­la Lanterna per accogliere i neona­ti in stato di disagio.

La casa di accoglienza è stata chia­mata in modo significativo «L’ab­braccio di don Orione» «per indi­care – ha spiegato ancora Fulcheri – una azione che possa davvero ab­bracciare ogni forma di debolezza, precarietà e diffi­coltà nell’unico scopo di tutelare il benessere del neo­nato ». La casa acco­glierà, infatti, neo­nati posti sotto la tutela del Tribunale dei minori, abban­donati, oppure al­lontanati dalla fa­miglia di origine e in attesa di essere dati in adozione o affidamento. L’obiettivo, come spiegano ancora i responsabili è i­noltre quello di essere «una rispo­sta forte e propositiva all’abbando­no ed alle scelte di soppressione sia prenatali che post natali».

Presentata ufficialmente ieri mat­tina, la nuova struttura è stata scel­ta, insieme al Centro di Aiuto alla Vi­ta di Genova, dall’arcivescovo e pre­sidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, quale iniziativa concre­ta da sostenere a ricordo dell’im­minente visita di Benedetto XVI nel capoluogo ligure. È tradizione, in­fatti, che in occasione dell’arrivo di un pontefice a Genova, la diocesi si impegni nella realizzazione di un’opera duratura che possa rima­nere quale dono concreto alla Chie­sa locale e alla città. In occasione della prima visita di Giovanni Pao- lo II, avvenuta nel 1985, una parte delle offerte raccolte venne desti­nata all’edificazione della nuova chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Montesignano men­tre – nel 1990, in vista della ricor­renza del Cinquecentenario della scoperta dell’America – vennero poste le basi per l’apertura della Missione diocesana di Santo Do­mingo che ha operato per oltre quindici anni.

La nuova casa di accoglienza dedi­cata a don Orione è sorta sulle al­ture di Genova, a Quezzi, e diven­terà operativa a partire da metà giu­gno. «È nata – ha spiegato ancora Fulcheri – pienamente in linea con il pensiero ed i progetti di carità del santo fondatore e verrà gestita dal­le Piccole Suore che hanno risposto entusiasticamente con slancio e senza riserve alle sollecitazioni ed alle richieste di aiuto». All’interno della struttura ope­rerà sia personale professionale, me­dici, infermieri, psi­cologi, farmacisti sia volontari prove­nienti da numerose associazioni. La realizzazione è sta­ta anche resa possi­bile dall’Ikea che ha provveduto a forni­re tutti gli arredi della struttura e dalla Medical System che ha prov­veduto all’acquisto delle prime cul­le. È previsto inoltre un secondo nu­cleo di strutture che verrà realizza­to quanto prima per ospitare anche le madri dei piccoli neonati e ga­rantire loro protezione e sostegno. La seconda realtà da sostenere con­cretamente, proposta dal cardina­le Bagnasco ai fedeli ed ai genove­si tutti, è il «Centro di Aiuto alla Vi­ta di Genova», attivo nel capoluogo ligure a partire dal 1979. In colla­borazione con strutture pubbliche e private, i volontari che operano nel Cav offrono aiuti concreti per l’alloggio, per l’alimentazione del neonato e per le varie necessità ma­teriali cui va incontro una neo mamma. Negli ultimi anni il cen­tro ha aiutato, mediamente, diver­se centinaia di mamme all’anno.

© Copyright Avvenire, 16 maggio 2008

La «Misericordia»? Non solo parole

DI PAOLO PITTALUGA

Tre case di riposo – e una quar­ta in costruzione –, una casa rifugio per donne e bambini maltrattati, un asilo nido aziendale. E presto servizi per persone porta­trici di handicap. E ancora beni im­mobiliari che attorniano la piazza della Basilica del Santuario (e non solo), beni artistici e la Basilica stes­sa.
Questo il biglietto da visita delle «O­pere sociali di Nostra Signora di Mi­sericordia », un’azienda pubblica che possiede proprio il Santuario ma­riano di Savona. Un’azienda al ser­vizio della comunità con alle spalle una storia lunga, iniziata nel 1537 quando una bolla di Paolo III stabilì una gestione laica dei fondi dei fe­deli che si recavano in preghiera sul luogo delle apparizioni della Vergi­ne nella vallata alle spalle della città. Sono 110 gli anziani ospitati nelle strut­ture Allo storico santuario – che riceverà la visita del Papa – sono legate opere sociali rivolte a anziani, disabili, donne e bambini maltrattati aperte e altri 54 lo saranno al com­pletamento del quarto «ospizio» in strutture conven­zionate con il Servi­zio sanitario nazio­nale. Nella maggio­ranza «vecchietti» non autosufficienti (tre signore hanno tagliato la soglia dei 102 anni e una ha superato i 105). Tutti curati da personale specializ­zato, medico e paramedico, anche se non ci sono più le religiose. E poi oltre una trentina di volontari per servizi di sollievo, impegnati a fare intrattenimento e ad organizzare piccole feste ma spesso pronti anche sbrigare piccole commissioni.

«Siamo una azienda pubblica di ser­vizio alla persona – spiega il presi­dente delle Opere sociali, Donatel­la Ramello –. Che non nasconde l’e­mozione per la visita del Papa che dice «definire importante è banale». Perché, aggiunge la Ramello, «è per noi un riconoscimento per quello che è stato fatto per preservare un patrimonio così importante e pure un incoraggiamento a proseguire in quello che facciamo per gli anziani e non solo». Già, gli anziani: una quarantina, domani pomeriggio, la­scerà la propria camera – accompa­gnati dai volontari di Sant’Egidio – per scendere sulla piazza della Ba­silica e incontrare il Papa.

Chi non si limiterà all’incontro sul­la piazza ma scenderà nella cripta con Benedetto XVI sarà il rettore del Santuario, monsignor Andrea Giu­sto. Che al riguardo dice «lo atten­do » senza sforzarsi di mascherare la tipica riservatezza ligure. Invero il rettore, che è anche il vicario gene­rale della diocesi, descrive la visita come un «momento emozionante in assoluto perché è il Papa e quin­di è un evento grande». E poi sotto­linea il fatto che l’emozione si ac­cresce perché si tratta della visita del Papa dopo tanto tempo: un tempo atteso dal 10 maggio 1815 quando Pio VII (dopo essere stato a lungo prigioniero di Napoleone proprio a Savona), tornò al Santuario e scese nella cripta per in­coronare la statua della Madonna. La storia di ieri è storia di oggi secondo don Giusto: «Da Pio VII apprendiamo la ca­pacità di avere forza nelle avversità, la fe­de nell’intercessio­ne della Vergine, la forza del perdono: Pio VII ci insegna la Misericordia». Ciò di cui c’è bisogno anche oggi.

«Non ci aspettiamo niente e ci a­spettiamo tutto – osserva il rettore –. Se la visita non risolve i problemi immediati, come quello vocazio­nale, essa mobilita la fede, il senso di Dio e il richiamo dei valori. Ci fa toccare con mano il fatto di essere amati da Dio e allora confidiamo nella Grazia di Dio perché ci renda più ricchi, consapevoli e uniti». E guarda alla Basilica che indiretta­mente sarà rilanciata come luogo di fede. Quella devozione alla Ma­donna che nei secoli rese il Santua­rio uno tra i più importanti d’Italia e molto conosciuto all’estero. «Po­chi sanno – chiusa don Giusto – che la città di Ajaccio, in Corsica, è de­vota alla nostra Madonna. E che in Notre Dame di Parigi un altare le è dedicato».

© Copyright Avvenire, 16 maggio 2008

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