17 settembre 2008

Il fascino del Papa in Francia. Bisogno nuovo dopo il fallimento degli idoli (Cardia)


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CARLO CARDIA

Qual è la forza di un Papa che cammina nel­le vie del mondo, e nei giorni scorsi ha rac­colto folle di uomini e donne, ragazzi e ragazze, nel Paese che sembrava il più diffidente verso la Chiesa? Qual è l’incanto che egli esercita an­che quando usa parole non facili, invitando i giovani a rifiutare gli idoli del denaro e del po­tere, a cercare Dio e accettare la chiamata di Cri­sto?
Queste domande se le pongono i francesi, che hanno riscoperto un Paese ricco di spiritualità, di devozione per Maria, di vicinanza alla Chie­sa, e se le porrà chi ancora vede nella divisione tra fede e società un point d’honneur della mo­dernità. Le risposte, e le ragioni dell’attrazione esercitata dal successore di Pietro sono molte.
Benedetto XVI ha saputo parlare agli intellet­tuali senza iattanza, con la semplicità di chi di­ce cose vere ma spesso taciute. Ha parlato di quei monaci modesti e umili che un tempo ac­cumulavano e studiavano documenti, svilup­pavano ricerche in ogni direzione, ponevano le basi di una cultura che non esclude nulla, che ha alla base le domande che gli uomini di tutti i tempi si pongono su se stessi, sul significato della vita, sul proprio destino. Nessun intellet­tuale ha contestato questa visione cristiana e u­manistica della cultura, molti hanno manife­stato stupore e consensi. Il carisma del Papa ha riportato al centro della Francia contemporanea il volto e l’amore di Ma­ria, come il simbolo di quelle virtù che contrad­dicono l’alterigia dell’uomo moderno, le virtù l’umiltà, la fedeltà, l’accettazione dell’amore di Dio, anche nella sofferenza. Sono virtù che par­lano al cuore, anche se vengono contraddette da debolezze, o negate dalla superbia, ma riaf­fiorano continuamente nella figura mariana che costituisce una preziosità spirituale per i catto­lici di tutto il mondo. Con quel cumulo di amo­re e di sofferenza che rappresenta agli occhi del mondo, Lourdes è divenuta nuovamente per la Francia e per l’Europa il luogo della riflessione, del pensiero riconoscente per qualcosa di gran­de che avvertiamo e forse non sappiamo inter­pretare fino in fondo. Tante altre cose ha fatto il Papa nelle terre di Francia.
Ha parlato degli idoli che umiliano gli uomini e i giovani. Il desiderio di potere, e di de­naro, la superbia del sapere, il correre dietro a lusinghe di nessun valore ma che ci conquista­no, ci catturano e deformano. Chiunque in que­ste parole ha visto riflessa la propria esperien­za quotidiana, rispecchiati i mali che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, la schiavitù della droga, l’umiliazione di chi patisce l’oppressio­ne, la violenza esercitata sui deboli, sulle vite che nascono e vengono rifiutate.
Sono cose che conosciamo ma accantoniamo, e che il Papa ha ricordato dentro una critica che non condanna le persone, ma le invita a farsi forti, a combat­terle con una vita più alta e nobile, più vicina al­l’amore di Dio.
Eppure, oltre questi traguardi nelle parole del Papa c’era una forza in più che ha conquistato quanti lo ascoltavano. La forza di un messaggio di fede storicamente fondato, perché nella vita delle persona e nella storia dei popoli, ci sono tante cose, inutili o brutte, vane o cattive, che passano, evaporano, e lasciano il posto a ciò che è veramente essenziale, decisivo per la coscienza dell’uomo. È come una certezza che Benedetto XVI ha voluto testimoniare e trasmettere.
In Francia sono superati i conflitti e le diffidenze verso la Chiesa, nel mondo sono stati sconfitti mali peggiori come i totalitarismi e la loro fero­cia verso l’umanità, e sono tramontate ideolo­gie, filosofie, mode intellettuali, perdendo ogni valore. Però, se ciò che è negativo è destinato a morire definitivamente, ciò che non passa mai, e riemerge di continuo, è la forza del bene, il de­siderio di cambiare e contrastare il male, la vo­glia insopprimibile di costruire qualcosa che re­sti, che nobiliti ciò che facciamo nella nostra vi­ta, nel lavoro, nella famiglia, negli studi.
Questa forza si esprime nella fede in Dio che il Papa ha proposto nuovamente, sulle orme di Pietro e di Paolo, ai francesi, agli europei, al mon­do intero. Ed è una forza che non si valuta qua­si mai nelle analisi, anche raffinate, della reli­gione e del cristianesimo.
Per questo motivo, l’attenzione e la devozione verso le parole di Be­nedetto XVI rispondono ad un bisogno profon­do di spiritualità che si va estendendo dopo tan­te illusioni, cadute, fallimenti, degli idoli con­temporanei. Senza la forza della fede il viaggio del Papa sarebbe incomprensibile, con il suo messaggio di speranza e di fiducia si compren­de il segreto di un successo che tutti oggi rico­noscono.

© Copyright Avvenire, 17 settembre 2008

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