17 settembre 2008

Il Papa ai vescovi d'Oltralpe: «Liberazione spirituale per la Francia» (Muolo)


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«Liberazione spirituale per la Francia»

Il Papa ai vescovi: no alla benedizione di coppie illegittime

DAL NOSTRO INVIATO A LOURDES

MIMMO MUOLO

A più di 60 anni dalla sua libe­razione « temporale » , al ter­mine della II Guerra Mondia­­le, la Francia ha bisogno oggi di una «liberazione spirituale».
Liberazione «dalle sue paure e dai suoi peccati». E dunque ha bisogno di «imparare o re­imparare che Dio non è nemico degli uomini, ma il loro Creatore pieno di bontà». Benedetto XVI è giunto quasi al termine del suo discorso all’epi­scopato transalpino (che Avvenire pubblica integralmente), quando pronuncia il passaggio che più di ogni altro riconduce ad unità i diversi temi di un intervento che contiene precise indicazioni pastorali per la Chiesa francese.
Sicuramente non sfugge al Papa che molte di quelle indicazioni saranno let­te come dei 'no'. No alla comunione ai divorziati. No alla benedizione del­le coppie illegittime. No ad altre forme di famiglia. Perciò le frasi finali suona­no come un ribaltamento di prospet­tiva (l’accento posto sul Dio buono) e invitano a considerare le cose dal cor­retto punto di vista, cioè secondo «un pensiero rispettoso della verità e della carità».
Anche in materie come la li­turgia (il riferimento è al motu proprio che ha permesso l’uso dell’antico rito della Messa a precise condizioni), la laicità dello Stato o il dialogo interreli­gioso, per il quale «la sola buona vo­lontà non basta». Letto in questa luce il discorso di do­menica pomeriggio – pronunciato nel­l’Hémicycle Sainte-Bernadette, luogo abituale di riunione della Conferenza episcopale francese – assume davvero un valore paradigmatico. Per l’episco­pato francese, in primo luogo, ma an­che per tutte le comunità ecclesiali che devono confrontarsi con il mondo se­colarizzato dell’inizio del terzo mil­lennio.
A proposito della famiglia, ad esem­pio, il pensiero del Pontefice è chiaris­simo. Le coppie i nuclei familiari de­vono affrontare oggi «delle vere burra­sche », anche perché «da vari decenni le leggi hanno relativizzato in molti Paesi la sua natura di cellula primor­diale della società». Tuttavia, la fami­glia autentica è lo «zoccolo duro» di o­gni convivenza sociale. Perciò la Chie­sa, fedele al mandato di Cristo, riaffer­ma l’indissolubilità del matrimonio, «pur circondando del più grande af­fetto gli uomini e le donne che per ra­gioni diverse non giungono a rispet­tarlo ». Non si possono dunque am­mettere, ribadisce il Papa, «le iniziati­ve che mirano a benedire le unioni il­legittime ».
Nella giusta prospettiva va guar­dato anche il motu proprio Summorum Pontificum.
Già sull’aereo il Benedetto XVI ave­va detto che si tratta non di un passo indietro rispetto al Con­cilio, ma di un atto di «tolleran­za pastorale verso chi si è for­mato con l’antico rito». Di fron­te ai vescovi francesi, che nel­l’ultimo anno si sono dovuti mi­surare con un certo malconten­to della base ecclesiale 'sospet­tosa' verso questa novità, si di­ce al corrente delle difficoltà, ma anche fiducioso che si possano raggiungere «soluzioni soddi­sfacenti per tutti». «Ciascuno, senza eccezioni, deve sentirsi a casa sua nella Chiesa, e mai ri­fiutato. Sforziamoci pertanto di essere sempre servitori dell’u­nità ». Incombono, infatti, altri problemi. Pri­mo tra tutti la crisi vocazionale. Per­ciò, se ai giovani il Papa aveva fatto ri­petutamente appello a rispondere al­la chiamata di Dio, ai presuli ribadisce l’importanza della pastorale vocazio­nale. E aggiunge: «Il sacerdozio è indi­spensabile alla Chiesa, nell’interesse dello stesso laicato. I sacerdoti non possono delegare le loro funzioni ai fe­deli in ciò che concerne i loro propri compiti». Infine, raccomanda ai vescovi di «essere attenti al­la loro formazione umana, in­tellettuale e spirituale, come anche ai loro mezzi di sussi­stenza. Sforzatevi di incontrar­li regolarmente e sappiate ri­ceverli come dei fratelli e ami­ci. I sacerdoti hanno bisogno del vostro affetto, del vostro in­coraggiamento e della vostra sollecitudine».
Non manca, poi, nel discorso una parte sui rapporti Stato­ Chiesa. Dopo l’incontro all’Eli­seo, la questione della laicità torna in primo piano. «I pre­supposti socio-politici dell’an­tica diffidenza o persino osti­lità svaniscono poco a poco – sottolinea il Pontefice –. La Chiesa non rivendica per sé il posto dello Stato. Essa non vuole sostituirglisi». In realtà, «grazie a una sana collaborazione tra la Comu­nità politica e la Chiesa, realizzata nel­la consapevolezza e nel rispetto del­l’indipendenza e dell’autonomia di ciascuna nel proprio campo, si rende all’uomo un servizio che mira al suo pieno sviluppo personale e sociale».
Anche al dialogo ecumenico e interre­ligioso, «differenti naturalmente nella loro natura e nelle finalità rispettive», il Papa riserva grande attenzione, da­to che in Francia sono presenti molti musulmani ed ebrei, oltre che rappre­sentanti delle altre Chiese cristiane. «Obiettivo del dialogo – dice – è la ri­cerca e l’approfondimento della Ve­rità ». Dunque, occorre discernere quel­le iniziative «che favoriscono la cono­scenza e il rispetto reciproci» da quel­le «che conducono in vicoli ciechi». E «se l’ignoranza distrugge più che co­struire », il Papa offre una pista di lavo­ro ben precisa: «Sono convinto che convenga cominciare con l’ascolto, per poi passare alla discussione teologica ed arrivare infine alla testimonianza e all’annuncio della fede stessa».
Le ultime parole del Papa sono un gra­zie («per tutto quel che fate») e l’assi­curazione delle sue preghiere. E specie a Lourdes le preghiere non sono mai rimaste senza ascolto.

© Copyright Avvenire, 16 settembre 2008

VINGT-TROIS

«Rimproverati dal Papa? No: un incontro bellissimo che speriamo di rivivere»

Un « rimprovero » ai presuli francesi? « Il Papa non è il capo di un grande gruppo industriale. Non è venuto qui per vedere se l’azienda funziona. Il Papa è un fratello che è venuto per confermarci nella fede e incoraggiarci nella missione della Chiesa, che è di annunciare la parola di Dio » . Così domenica sera il cardinale André Vingt- Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, ha risposto nel corso di una conferenza stampa a chi gli domandava se i vescovi avessero preso come un « rimprovero » il discorso loro rivolto da Benedetto XVI pochi minuti prima, all’Hémicycle Sainte­Bernadette, a Lourdes. – discorso che pubblichiamo integralmente nelle pagine 6 e 7 di oggi. « Per noi – ha quindi aggiunto il cardinale Vingt- Trois – questo incontrare tutti insieme il Pontefice è stato un momento bellissimo e molto importante, come lo è stato per Sua Santità, che abbiamo sentito molto vicino ai nostri problemi pastorali. La nostra speranza – ha concluso il porporato dando voce all’auspicio dell’intera Conferenza episcopale – è che momenti del genere possano ripetersi » .
( S. M.)

© Copyright Avvenire, 16 settembre 2008

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