17 settembre 2008
Il Vaticano accusa i vescovi: boicottano il rito antico (Tornielli)
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Il Vaticano accusa i vescovi: boicottano il rito antico
di Andrea Tornielli
da Roma
«In Italia la maggioranza dei vescovi» hanno posto ostacoli all’applicazione del motu proprio di Benedetto XVI che nel 2007 ha liberalizzato l’uso dell’antico messale preconciliare. È un’affermazione forte e destinata a far discutere quella pronunciata ieri da monsignor Camille Perl, segretario della Pontificia commissione «Ecclesia Dei», il «ministero» vaticano per i tradizionalisti.
Perl è intervenuto a Roma ad un convegno intitolato «Il motu proprio Summorum Pontificum di Sua Santità Benedetto XVI. Una ricchezza spirituale per tutta la Chiesa un anno dopo», organizzato dall’associazione «Giovani e tradizione».
«In Italia – ha detto il prelato – la maggioranza dei vescovi, con poche ammirevoli eccezioni, ha posto ostacoli all’applicazione del motu proprio sulla messa in latino. Lo stesso bisogna dire di molti superiori generali che vietano ai loro sacerdoti di celebrare la messa secondo il rito antico».
Monsignor Perl ha fornito un quadro non proprio roseo della situazione anche in altri Paesi, ricordando che «in Germania, ad esempio, la Conferenza episcopale ha pubblicato delle direttive molto burocratiche che rendono di difficile applicazione il motu proprio», mentre in Francia «vi sono luci e ombre».
Ma considerare l’Italia, il Paese del quale il Papa è primate, come una nazione nella quale i vescovi hanno ostacolato la decisione papale rappresenta un giudizio pesante sulle labbra del numero due della commissione vaticana.
Come si ricorderà, Benedetto XVI, rendendo possibile l’uso dell’antico messale a gruppi di fedeli stabili che ne avessero fatto richiesta al parroco, aveva inteso compiere un atto di riconciliazione, aprendo le braccia ai fedeli tradizionalisti e indicando la possibilità di un arricchimento reciproco tra il rito antico e quello rinnovato dopo il Concilio.
Sull’aereo che lo portava in Francia, Papa Ratzinger aveva spiegato che il suo era stato un atto «di tolleranza e di amore» verso le persone attaccate all’antica liturgia, senza che questo significasse in alcun modo tornare indietro. Aveva ribadito che i tradizionalisti sono un piccolo gruppo e che quella post-conciliare rimaneva la liturgia ordinaria.
Ma al convegno sul motu proprio, che ha visto anche la partecipazione di don Nicola Bux, teologo ed esperto di liturgia, è intervenuto anche il cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia commissione «Ecclesia Dei». Il quale ha criticato l’«insaziabilità» di certi tradizionalisti, raccontando che alcuni di loro avevano chiesto di dedicare Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali, esclusivamente al rito antico. Castrillón ha anche spiegato che coloro che parlano di «vittoria» quando il Papa dà la comunione ai fedeli in ginocchio, tornando cioè a una modalità più tradizionale, sbagliano e non aiutano il progetto di Benedetto XVI. Il cardinale ha anche osservato che alcuni tradizionalisti nelle loro richieste e nella loro battaglia sono spinti più dalla ricerca «del potere che dall’amore».
© Copyright Il Giornale, 17 settembre 2008 consultabile online anche qui.
Molto equilibrato questo articolo di Tornielli.
Ci sono esagerazioni sia da una parte sia dall'altra: e' sbagliato pretendere tutto se non l'impossibile cosi' come e' sbagliato e contrario all'amore pastorale non concedere nulla.
I tradizionalisti non strumentalizzino i gesti del Papa per non vanificare gli sforzi di pacificazione, ma i vescovi smettano di boicottare il motu proprio del Papa e ne consentano l'applicazione.
Non spetta a loro autorizzare e, tantomeno, impedire la celebrazione delle Santa Messe con l'antico rito.
La cosa importante e' che sia caduto il muro di ipocrisia: finora si e' negato il problema, ora finalmente se ne prende atto e si parla apertamente di boicottaggio.
Di fatto i tre anni "di prova" non sono ancora iniziati.
R.
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9 commenti:
Mi piace l'impostazione di questo articolo, però mi chiedo: non è pericoloso esigere la S. Messa in latino da un sacerdote che ha studiato da geometra e la dovrebbe dire davanti a dei fedeli che ne sanno meno di lui?
A me piace tantissimo il latino ma che senso ha parlare in una lingua quando l'uditorio non capisce?! Non penso tanto all'eucologia quanto alla Parola di Dio.
Se ci sono celebrazioni sciatte con il nuovo rito ne ho viste anche col vecchio rito che rasentavano il ridicolo: mi è capitato proprio nella capitale, entrando in una Chiesa per dire qualche orazione si stava celebrando secondo il rito antico, non nascondo di essere stato colto da un attacco di panico. Su 10 termini, otto accenti erano sbagliati, strafalcioni di ogni tipo, parole inesistenti nel latino, ho chiesto ad un signore che era seduto accanto a me se capiva quel che si diceva, candidamente mi ha risposto di no; allora mi son chiesto con profonda amarezza se era una celebrazione o un rito magico perchè in realtà non solo non capiva nulla la gente ma son convinto che nemmeno il prete sapeva che stava dicendo vista la pronuncia pessima e la cadenza che dava al testo. Non credo che il Motu proprio chieda questo, lo trovo un insulto al Sommo Pontefice!! La conoscenza del latino almeno da parte del sacerdote non è secondaria.
Se i tradizionalisti sono spinti più dal potere che dall`amore che dire allora di quei sacerdoti e vescovi per i quali l`Amore dovrebbe essere il loro pane quotidiano?
Che dire di quei vescovi che hanno usato e strausato del loro potere?
Chi ha il potere?
Sono i sacerdoti e i vescovi che hanno il potere di aprire o chiudere la porta ai fedeli del rito antico.
Che poi ci siano dei fondamentalisti ed estremisti anche fra i fedeli alla Tradizione, ne convengo, del resto sono forse questi che si dovrebbe chiamare "tradizionalisti", gli altri sono solo fedeli alla Tradizione, ne hanno il diritto che per taluni è percepito come un dovere, una responsabilità e sopratutto un bisogno essenziale.
Concordo con Don Marco: e' indispensabile la conoscenza del latino da parte del sacerdote.
A dire la verita' ero convinta che tutti i preti sapessero il latino e solo dopo il motu proprio ho scoperto che non e' cosi'...
Cara Raffaella, non devi concordare con me ma col Motu proprio che oltre al latino chiede anche una formazione a quella liturgia.
La liturgia antica è' bella, ma come tutte le cose belle devono essere fatte bene e devono essere valorizzate, a volte si mette una cornice di alluminio ad un'opera del Tiziano; si fa presto a svilire un qualcosa di prezioso e renderlo ridicolo.
Ma è proprio per la clamorosa (e vergognosa) ignoranza del latino di preti e vescovi che il motu proprio parla di "rito straordinario"! La liberalizzazione è mirata a quanti sono in grado di capire e apprezzare il rito gregoriano: sono ancora in molti, e speriamo aumentino in virtù della grandiosa promozione culturale, un vero Rinascimento a 360°, che questo pontificato esercita! L'opposizione delle gerarchie è meramente ideologica, è un pretesto per attaccare un Pontefice scomodo, che "osa" riformare una Chiesa omologata al secolo e fiaccata da pastori incompetenti. Quanto al latino, siamo proprio certi che le formule liturgiche in italiano, sciatte e desacralizzate, siano comprese e comprensibili? Il latino era come un mantra, e secoli e secoli di ripetizione ne facevano un formidabile strumento...
Concordo con Don Marco e con Raffaella. Fin dal primo momento ho pensato che l'ostacolo vero al Motu Proprio oltre ad un indiscusso boicottaggio operato da coloro che si sentono traditi da un presunta girata di spalle al Concilio VaticanoII, fosse proprio il fatto che i sacerdoti non conoscono la lingua Latina; che fra le altre cose è comunque tuttora la lingua ufficiale della chiesa; poichè se non ricordo di aver letto male, il Concilio Vaticano II non l'ha mai messa al bando tanto è vero che è possibile celebrare in latino anche con il Novus Ordo ( correggetemi se sbaglio )! Io credo che la storia del Concilio e la paura dei tradizionalisti, siano dei motivi per coprire una allucinante verità; cioè che nei seminari non si studia il Latino come si dovrebbe e non si è mai provveduto, alla preparazione a quel tipo di liturgia. Rimango comunque amareggiata dal comportamento dei vescovi nei confronti delle decisioni del Papa è un atteggiamento assurdo degno della peggiore chiusua di vedute. Non è il Papa ad essere oscurantista e conservatore sono proprio questi signori a dimostrare la loro chiusura e la loro inubordinazione in nome di una modernità che non si applicare alle celebrazioni. Spero che la commissione Ecclesia Dei, intervenga e permetta lo svolgimento del Motu Proprio senza ulteriori defezioni.
per Brustef1 hai ragione anche tu quando parli di attacco verso un Pontefice scomodo; sappiamo ormai tutti da quanti nemici interni il Papa deve proteggersi! Ti do ragione anche quando ti riferisci alle formule liturgiche in Italiano sciatte e desacralizzate. Io aggiungerei che ormai con la fissazione che la liturgia deve essere al passo con i tempi, ci si inventa di tutto e di più ma, quel che è peggio è che si è perso quasi completamente l'importanza la solennità della celebrazione che si officia; molte volte mi è capitato di vedere gente che chiacchiera durante l'omelia oppure bambini che corrono allegramente durante la consacrazione è una cosa indegna. I parroci, compreso il mio, si guarda bene dal riprendere chi fa certe assurdità perchè ha paura di perdere i fedeli. Allora si preferisce ridurre la Messa ad una chiassata piuttosto che far notare che la Messa è una cosa seria e non è un passatempo. Questi sono i risultati del troppo lassismo in cui la chiesa ha versato per troppi, troppi anni complici i fedeli che non hanno mai avuto il coraggio di farsi sentire. Ma, nel mondo in cui viviamo ora, forse manca del tutto la volontà.
Io credo molto nella valenza culturale del motu proprio e di molte iniziative di Benedetto XVI. Non è un caso che gli intellettuali, e soprattutto quelli non credenti, si interessino così tanto a questo Pontefice, riconoscendogli meriti altissimi. Basta vedere l'accoglienza dimostrata dagli intellettuali francesi, che stanno due spanne sopra i nostri. Io confido che la cultura possa fare da traino ad una riscoperta globale del Cattolicesimo, che è ANCHE cultura, nonostante la diffusa ignoranza dell'ultima generazione di suoi rappresentanti. Se poi in Italia si continuerà a giudicare un pontificato soprattutto dal suo successo mediatico, tanto peggio per noi...Quanto all'osservazione di Euge, anche nel passato succedeva che si andasse a messa come a teatro, e a questo proposito non mancano lamentele e richiami del magistero in tutte le epoche. Tuttavia, la RAPPRESENTAZIONE restava sacra, e i ministri non si sognavano lontanamente di stravolgerla e banalizzarla...
Il fatto che accadeva anche in passato, non è una giustificazione e non è neanche un modo per giustificare ( scusa il gioco di parole ), ciò che tuttora avviene. Questo probabilmente, si potrebbe ovviare ad una rinnovata cultura verso il Cristianesimo ed i suoi riti con l'aggiunta di un pò di buona educazione. Rimane il fatto che chi officia ha il dovere di farlo notare.
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