17 settembre 2008

Messa in latino, fronte del no (Lorenzoni)


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Messa in latino, fronte del no

Rodolfo Lorenzoni

I vescovi contro la messa in latino. In tutto il mondo, e soprattutto in Italia. L'allarme viene direttamente dal Vaticano, lanciato da monsignor Camille Perl, segretario della Commissione Ecclesia Dei, proprio a poche ore dal monito in difesa del rito tridentino pronunciato in prima persona da Benedetto XVI durante il viaggio apostolico in Francia.

In sostanza, secondo quanto riferito da monsignor Perl, a un anno dal motu proprio del Pontefice, con cui il Papa intese restituire piena legittimità e dignità alla messa celebrata in latino, i vescovi continuano a ostacolare le liturgie officiate seguendo il messale di San Pio V codificato nel Concilio di Trento.

Mancando con ciò - grave infrazione per un pastore - all'obbedienza al Magistero Petrino.

«La maggioranza dei vescovi italiani - ha spiegato infatti monsignor Perl nel corso di un convegno dedicato al motu proprio di Benedetto XVI - hanno osteggiato la effettiva applicazione dei contenuti del messaggio del Papa. Molti superiori generali vietano addirittura ai loro sacerdoti di celebrare la Messa in latino; e ciò non accade soltanto in Italia, se si pensa che in Germania la Conferenza Episcopale ha promulgato una direttiva contenente norme assai burocratiche che di fatto rendono difficoltosa l'applicazione del motu proprio».
Le parole di Camille Perl mettono in evidenza un fenomeno che i cosiddetti cattolici tradizionalisti conoscono bene da lungo tempo: in molte parti d'Italia e del mondo, anche dopo il motu proprio di Benedetto, i (tanti) fedeli che prediligono il rito in latino perchè in esso ritrovano i fondamenti della dottrina cattolica, sono scoraggiati da mille impedimenti. Anzitutto la scarsità di sacerdoti prodotta dalla crisi delle vocazioni: in Francia, in Germania e anche in Spagna in alcune parrocchie lo stesso prete celebra anche quattro messe al giorno. E poi l'incapacità stessa di molti sacerdoti di celebrare una messa in latino: dopo quarant'anni di rito riformato da Paolo VI in molte diocesi è difficile persino procurarsi il messale della vecchia liturgia. Infine una concezione latente e diffusa ben illustrata da monsignor Perl: «Molti fedeli e molti pastori sono stati indottrinati secondo la precisa visione che la liturgia tridentina sia qualcosa di superato». Niente di più sbagliato, secondo il segretario dell'Ecclesia Dei; perchè occorre anzi prendere atto che «la liturgia post-conciliare è una mescolanza di antico e nuovo che causa confusione e mancanza di armonia».

© Copyright Il Tempo, 17 settembre 2008 consultabile online anche qui.

1 commento:

euge ha detto...

Non ho parole! Questi sig.ri vescovi impareranno mai cosa significa obbedienza????? Non è possibile continuare con questa condotta; del resto anche per quanto mi riguarda posso dire che una volta telefonai alla mia parrochia per chiedere se era previsto il rito in latino..... se non mi hanno attaccato il telefono in faccia, c'è mancato poco! Questo è il rispetto che i vescovi hanno del Papa ! Complimenti!
VERGOGNATEVI!