16 settembre 2008
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Nel paese dei miracoli
La Francia e il mondo visti da Lourdes con gli occhi e il cuore di Papa Ratzinger. Questo resta della breve e intensa visita di Benedetto XVI. E in realtà è tantissimo, non solo per cogliere ciò che della fede cristiana oggi conta e va al di là di ogni tipo di dispute, ma anche per raccontarla a quanti non la conoscono o addirittura l'avversano.
A Lourdes è successa una storia: l'incontro di un teologo celebre divenuto Papa e una "semplice ragazzina" di nome Bernadette che l'11 febbraio 1858 "vide una luce e, dentro questa luce, una giovane signora bella, bella, più di tutto". Era semplice Bernadette, povera, non istruita, di salute cagionevole, tanto da morirne giovane. Ed è accaduto che il dotto teologo si è messo in ascolto umile della ragazzina, ricavando dalle narrazioni sulle apparizioni dell'Immacolata Concezione un grande affresco sul vivere e sul morire cristiano.
"Lourdes - argomenta Benedetto XVI - è come una luce nell'oscurità del nostro brancolare verso Dio. Maria vi ha aperto una porta verso un al-di-là che ci interroga e ci seduce".
Parigi e Lourdes sono i due pannelli che - per dirla con il Pontefice - compongono l'unico dittico del viaggio. Ma è da Lourdes che si capisce Parigi, dove si è trattato della laicità quale regola dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato e dove la cultura è stata presentata quale tramite privilegiato nel dialogo tra fede e ragione, tra Dio e l'uomo. Il "cercare Dio" attraverso i nuovi linguaggi del sapere e dell'arte, compito affidato da Benedetto XVI alla cultura, riceve da Lourdes la giusta luce per definire i contorni del Dio proposto da Papa Ratzinger all'indagine della ragione.
In volo verso la Francia, Benedetto XVI aveva anticipato ai giornalisti che andava a Lourdes per incontrare la presenza della Madonna nel nostro tempo, "per vedere le tracce di quella ragazzina che era amica della Madonna". Aggiungendo: "Naturalmente non ci andiamo per trovare miracoli. Io vado a Lourdes per trovarvi l'amore della Madre, che è la vera guarigione per tutte le malattie, tutti i dolori. Vado per essere solidale con tutti coloro che soffrono".
Un segno importante per la nostra epoca. Nel santuario della preghiera il Papa non si è estraniato dai problemi del mondo, di quella vita quotidiana che per milioni di persone significa dura lotta per la sopravvivenza, resistenza alla malattia, al dolore e per tutti significa vincere la paura della morte. I sei discorsi pronunciati a Lourdes sono una sintesi in linguaggio moderno della dottrina cattolica su Maria che può rinnovare la pastorale nei santuari mariani. Sottraendoli al miracolismo e facendoli percepire come luoghi dove Maria viene compresa quale immagine della nostra dignità di figli di Dio, "una dignità che non ci abbandona mai, neppure quando siamo malati".
Il sorriso della Vergine "non è affatto un lasciarsi dominare da una immaginazione incontrollata" - avverte il Pontefice - quanto piuttosto "la giusta espressione della relazione viva e profondamente umana che ci lega a Colei che Cristo ci ha donato come Madre".
Il sorriso, accattivante espressione femminile, viene presentato in Maria come "la sorgente di una speranza invincibile". Noi umani abbiamo bisogno indicibile di speranza. La sofferenza prolungata, infatti, "rompe gli equilibri meglio consolidati di una vita, scuote le più ferme certezze della fiducia e giunge a volte a far addirittura disperare del senso e del valore della vita.
Vi sono combattimenti che l'uomo - confessa Papa Ratzinger - non può sostenere da solo, senza l'aiuto della grazia divina. Quando la parola non sa più trovare espressioni adeguate, s'afferma il bisogno di una presenza amorevole". Egli si spinge a parlare di "durezza del combattimento ingaggiato contro il male e la sofferenza". Ma pure in questi frangenti si scopre in Maria la forza di non volgere le spalle alla vita. "Presso di lei si trova ugualmente la grazia di accettare senza paura né amarezza il congedo da questo mondo, nell'ora voluta da Dio". Non è infantilismo cercare il sorriso di Maria - osserva Benedetto XVI - perché nell'ordine della fede lo possono fare coloro che hanno una più elevata maturità spirituale. Coloro che sanno riconoscere la loro debolezza e la loro povertà davanti a Dio. Senza il suo aiuto "il giogo della malattia e della sofferenza è crudelmente pesante".
Dalla teoria alla prassi coerente: facendosi serva dell'uomo sofferente la Chiesa rende credibile il suo parlare di Dio. Vivendo come lievito nella pasta "per indicare con coraggio e senza timore, secondo il suo dovere, chi è Dio". E svelare "il viso di un Dio che ama, manifestato in Gesù Cristo".
Un Dio che ci rende liberi per amare. L'incontro "discreto" del Papa con Bernadette e con la Vergine Maria si chiude riconoscendo che il vero miracolo è tornare da Lourdes avendo cambiato il nostro sguardo su Dio, sugli altri e su noi stessi: la conversione del cuore.
c. d. c.
(©L'Osservatore Romano - 17 settembre 2008)
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