16 settembre 2008
«Parla Ratzinger e scardina gli stereotipi» (Luciano Lanna)
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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo questo interessantissimo editoriale di Luciano Lanna.
R.
«Parla Ratzinger e scardina gli stereotipi»
Luciano Lanna
È bastata la prima giornata francese di papa Ratzinger per scardinare immediatamente tutti i cliché utilizzati dai media per presentare il pontefice tedesco. A chi si aspettava moralismi, retorica dei valori, difesa della vecchia liturgia il Pontefice ha replicato accusando l'Occidente di scarsa attenzione per la lotta alla povertà, invitando a «proteggere i deboli e promuovere la loro dignità» e «a rispettare e proteggere meglio la creazione».
Si è inoltre rivolto a due anni esatti dal discorso di Ratisbona anche a una rappresentanza musulmana e non ha mancato di ricordare che «la liturgia rinnovata è quella ordinaria della Chiesa».
Una doccia fredda per chi continua a interpretare il suo pontificato dentro lo schema di una semplice reazione culturale e finisce per chiuderlo nel ghetto di una presunta battaglia che non ha niente a che vedere con la natura universale della Chiesa cattolica.
In realtà, nel cuore del Papa Benedetto XVI lo ha ripetuto anche all'ultimo Angelus domenicale la trasferta francese ha lo scopo di sottolineare l'importanza di Maria nella vita dei cristiani di oggi e di rilanciare la vera natura del fatto cristiano.
Proprio in questi giorni è arrivato in libreria un saggio del giornalista e studioso Gianni Valente "Ratzinger professore" (San Paolo, pp. 210, euro 17) che, ricostruendo gli anni della formazione e poi dell'insegnamento teologico dell'attuale pontefice della Chiesa cattolica, consente di prendere contatto con l'autentico pensiero del Papa al di là di tutti gli schematismi più o meno strumentali.
Il Pontefice che ha dedicato alla "speranza" la sua prima enciclica e che ha sempre ispirato i suoi scritti alla bellezza della liturgia e alla semplicità del messaggio cristiano emerge così nella coerenza di tutto il suo percorso. Valente che è redattore della rivista internazionale 30Giorni non solo ha ripercorso il metodo di studio e di didattica del futuro papa ma ha avuto modo di ascoltare le testimonianze degli alunni, allievi e colleghi di Ratzinger.
Le facoltà teologiche della Germania del secondo dopoguerra sono allora lo scenario della sua avventura di uomo e di cristiano tutta improntata alla «semplicità limpida del linguaggio».
«Il professor Ratzinger rivela - spiega Valente - due tratti distintivi del suo modo di fare teologia: l'insofferenza verso le contrapposizioni dialettiche apparenti e posticce, e l'attitudine metodologica a integrare tutto ciò che può essere integrato», secondo il criterio cattolico dell'et et.
Altro che attitudine a dividere e a spaccare la società in nome dell'aut aut come vorrebbe la vulgata teocon...
«L'attuale papa non è mai stato - aggiunge l'autore del libro - il leader spirituale di uno schieramento in lotta. Uno che vuole dare lezioni a tutti, e dividi gli animi per le sue idee. È questa solo una caricatura funzionale anche al pregiudizio ideologico del manipolo di studenti e professori che con le loro proteste hanno reso "inopportuna" la sua visita alla Sapienza il 17 gennaio 2008».
Valente lo dimostra con le parole dei suoi studenti di Monaco, di Frisinga, di Bonn, di Tubinga, di Regensburg...
I suoi allievi? «Niente truppe d'assalto. Nessun think tank. Nessun pensiero teologico strutturato a fare da base ideologica del cenacolo. Solo - annota Valente - un'apertura senza preclusioni a gustare tutta la ricchezza dei doni che il Signore ha fatto e fa alla sua Chiesa».
Un'impostazione che parte dalla sua passione giovanile per Sant'Agostino.
Lo attesta il suo compagno di studi Alfred Läpple, ricordando la sua insofferenza per l'impostazione tomistica: «Lo ha sempre inquietato l¹impulso a considerare la verità come un oggetto posseduto da difendere. Non si sentiva a suo agio con la tendenza neoscolastica a rinchiudere la verità in definizioni astratte, impersonali, preconfezionate. Quella, secondo Ratzinger, era una teologia che pretendeva di sezionare il mistero. Non una teologia che si inginocchia. Un'astrazione, ha detto una volta, non aveva bisogno di avere una Madre».
Ecco, adesso dalla Francia il Papa torna a ricordarci nient¹altro che il valore della fede e della speranza di quella Madre.
© Copyright Il Secolo d'Italia, 13 settembre 2008
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