16 settembre 2008

Mons. Perrier: "Durante le celebrazioni del Papa a Lourdes un silenzio assoluto" (Mazza)


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Perrier: durante le sue celebrazioni un silenzio assoluto

Parla il vescovo di Lourdes: il Papa ci ha ricordato che il santuario è un invito all’intimità e alla confidenza con Dio

Salvatore Mazza

DAL NOSTRO INVIATO A LOURDES

Il Papa «pellegrino» .
Che, qui a Lourdes, a chiusura del Giubileo per il 150° anniversario dell’apparizione della Vergine Immacolata a Bernadette, « ha lasciato tracce profonde » . Una « materiale » , col suo percorrere il Cammino di tutti i pellegrini, i volontari, i malati arrivati qui in quest’anno; e poi quella « del silenzio » , profonda, « umanissima » , che ha segnati « le sue omelie, davvero toccanti » .

Monsignor Jaques Perrier, vescovo di Tarbes e Lourdes, delinea in pochi tratti, a caldo, l’ « indimenticabile » esperienza dei due giorni trascorsi da Benedetto XVI a Lourdes. È appena rientrato dall’aeroporto, dove ha accompagnato Benedetto XVI in procinto di rientrare a Roma, e di buon grado si sottopone a un fuoco di fila d’interviste che l’ufficio stampa locale prova, senza troppo successo, a contingentare. « Sono state due giornate davvero straordinarie » , dice, senza neppure provare a nascondere il proprio entusiasmo, personalissimo e spontaneo.

Come aveva promesso, il Papa è venuto a Lourdes, pellegrino tra i pellegrini. Che traccia lascia questa visita?

Credo ci siano due cose che resteranno per sempre. C’è la traccia fisica, materiale, che Papa Benedetto ha lasciato sul cammino del Giubileo, che egli stesso ha percorso così come è stato proposto in quest’anno a tutti i pellegrini. L’altra traccia sarà quella del silenzio, del raccoglimento, dell’intimità, che ha attraversato le celebrazioni che ha presieduto. L’idea di far chiedere, al termine delle omelie, un minuto di silenzio ' per meditare le parole del Santo Padre', mi sembra sia stata davvero un’idea felice. Il silenzio, credo se ne siano accorti tutti, è stato assoluto.

Che cosa ha voluto dire in quel modo?

Quel non lasciare spazio per gli applausi ci ha fatto capire, ci ha ricordato, che i santuari devono essere luoghi di raccoglimento. A Lourdes c’è la particolarità che arriva gente da tutte le parti, e molte potrebbe sembrare che questa dimensione, questo senso del raccoglimento si perda.

Nell’omelia della Messa con i malati, il Papa ha avuto parole umanissime, semplici e molto concrete, sulla realtà della sofferenza. Cosa, di queste parole, può essere colto da chi non conosce, o conosce solo superficialmente, la realtà di Lourdes?

Molto, penso. Credo che il Papa sia entrato davvero nel profondo del messaggio di Lourdes, perché il miracolo è un fatto eccezionale, può esserci come può non esserci, ma la presenza materna di Maria è qualche cosa che tutto il mondo può sperimentare ogni giorno. Direi che, dalla parole del Papa, Lourdes esce in qualche modo demistificata.

Che cosa intende?

Ne esce demistificata perché, ripeto, Lourdes non è ' il luogo del miracolo', come talvolta si dice. Il messaggio della Vergine non è un messaggio di guarigione, non lo è mai, mai. Nelle parole affidate a Bernadette, Maria ci ha lasciato un messaggio che ci parla della vicinanza, della confidenza con Dio, dell’amore per tutto il mondo. Ed è questo messaggio che Benedetto XVI ha voluto oggi riproporre a tutti noi credenti.

© Copyright Avvenire, 16 settembre 2008

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