10 gennaio 2008

Alle origini della storiografia cristiana: il pensiero e gli scritti di Eusebio di Cesarea (Osservatore Romano)


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Nuova luce sulla vita, il pensiero e gli scritti di Eusebio di Cesarea

Alle origini della storiografia cristiana

Lorenzo Perrone

L'opera di Eusebio, precipuamente come storico ed apologista, rappresenta da sempre un passaggio obbligato per lo studio del cristianesimo antico nei suoi primi tre secoli di vita, fino a quella "svolta costantiniana" di cui egli è stato per eccellenza il testimone e l'interprete. Nella più recente stagione di studi l'interesse per il vescovo di Cesarea si è rivolto in diverse direzioni contribuendo a porre in nuova luce molteplici aspetti della vita, del pensiero e degli scritti.
Con cadenza davvero impressionante gli ultimi dieci anni hanno visto la pubblicazione di numerose monografie, a cominciare da quelle dedicate al rapporto di Eusebio sia col giudaismo che col paganesimo, secondo i due versanti polemico-apologetici che caratterizzano il dittico monumentale della Preparazione e Dimostrazione evangelica.
Non minore impegno hanno attirato la ricostruzione del profilo dottrinale, oggetto di controversia fin dall'antichità in relazione al particolare legame con l'eredità di Origene e alla risposta data alla crisi ariana, come anche il lavoro dell'esegeta, che è rimasto generalmente in ombra rispetto allo storico e all'apologista, ma che è stato adesso approfondito sia nei grandi commenti a Salmi ed Isaia, sia nella significativa operetta di Questioni e soluzioni sui Vangeli.
Né poteva mancare lo sforzo per ricomporre insieme l'immagine rinnovata dell'esegeta con quella più tradizionale dell'apologista, com'è avvenuto ultimamente a proposito della Dimostrazione evangelica, rivisitando nel contempo in termini assai più problematici l'asserita dipendenza di Eusebio da Porfirio e ricollocandolo, a mio avviso più opportunamente, nel grande solco della lezione origeniana.
Se questo quadro ci fa già comprendere quanto la presente stagione sia ricca di fermenti e di apporti innovativi, possiamo facilmente aspettarci che qualcosa di analogo sia avvenuto anche per l'opera dello storico.
In effetti, nell'ultimo decennio non solo si debbono registrare due importanti monografie - di Doron Mendels e Erica Carotenuto - dedicate specificamente alla Storia Ecclesiastica, ma varie altre indagini ci permettono oggi di apprezzare meglio il retroterra come anche il profilo specifico dell'opera di Eusebio.
A questo proposito bisogna allargare il discorso all'insieme degli scritti definibili come "storici", andando così dalla Cronaca fino alla Vita di Costantino, e senza dimenticare un testo in qualche modo di natura complementare come l'Onomasticon. Di quest'ultimo sono addirittura apparse in contemporanea, nel 2005, due edizioni che offrono i testi disponibili in greco, latino e siriaco, con traduzioni e preziose note di commento.
Anche la Cronaca ha beneficiato di attenzioni particolari, grazie al riesame della sua datazione, condotto insieme a quella della Storia Ecclesiastica, e più in generale al vaglio del materiale cronografico trasmesso da Eusebio, mentre si è approfondita d'altra parte la sua traduzione e continuazione ad opera di Gerolamo. In maniera analoga si è rinnovata la prospettiva di valutazione degli scritti costantiniani, a partire dalla Vita di Costantino - oggetto di traduzioni e commenti in varie lingue - fino alle ultime indagini sulle Lodi di Costantino con la più chiara distinzione fra i due diversi discorsi di Eusebio ricompresi in esse.
La linea principale della ricerca recente sulla Storia ecclesiastica - già a partire dalle due monografie di Mendels e Carotenuto - sembra essere dettata dallo sforzo di ricostruire più da vicino le circostanze concrete e le modalità di lavoro di Eusebio come cronografo e storico ecclesiastico. Sotto tale profilo disponiamo ormai di uno studio approfondito della biblioteca di Cesarea, costituita dal maestro di Eusebio, Panfilo, sulla base del lascito librario di Origene e della sua scuola.
Data la sede che ospita la nostra giornata di studio, non posso fare a meno di osservare quanto dobbiamo ancora oggi a questa triade di maestri per la preservazione di un patrimonio librario di fondamentale importanza nella storia della cultura antica, se non tout court universale, comprendente il testo della Bibbia greca e gli scritti di autori di primo piano - "greci", ebrei e cristiani - come, ad esempio, un Filone di Alessandria.
Il carattere eccezionale della biblioteca di Cesarea, da Origene ad Eusebio, come momento fondamentale nella "trasformazione cristiana del libro", è stato ribadito da un contributo - di Anthony Grafton e Megan Williams - uscito da poco, che ha cercato in particolare di rintracciare la genealogia dell'innovativa impresa eusebiana dei Chronici Canones nella grandiosa messa a punto degli Hexapla della Bibbia ad opera di Origene. Quanto al modo di servirsi delle proprie fonti da parte del vescovo di Cesarea, benché sia sempre stato tema di studio, esso non aveva ancora dato luogo ad indagini monografiche, come è avvenuto con quella recentissima che verte sul modo di citare gli autori ebrei.
È in questo clima fervido di studi che è nato il progetto internazionale di un commento alla Storia ecclesiasticadi Eusebio, di cui anche l'odierna giornata vuole essere un'espressione, sia pure indiretta e collaterale. Nell'ultimo anno e mezzo tre seminari specializzati hanno cercato di mettere a fuoco le molteplici problematiche che suscita una fonte di primaria grandezza come è appunto l'opera del vescovo di Cesarea, per lo più attraverso saggi d'interpretazione su singole pericopi e seguendo la divisione dei libri. Parte di tali contributi è in corso di stampa o sarà raccolta in un'apposita sezione della rivista "Adamantius".
È ancora presto per dire quali caratteristiche assumerà il commento nell'attuale stagione della ricerca, segnata ormai da un deciso ripensamento della cronologia dell'opera di Eusebio sull'onda della ricostruzione avanzata da Burgess. Essa tende, com'è noto, a riportare in primo piano l'urgenza apologetica sia per la Cronaca che per la Storia ecclesiastica, ridimensionando perciò la figura del "dotto" mosso in primis da preoccupazioni di carattere erudito o da interessi più genericamente culturali. Peraltro la datazione bassa di Cronaca e Storia solleva a sua volta interrogativi cruciali sullo sviluppo dell'attività letteraria di Eusebio, essendo questa per buona parte compressa in ipotesi dentro l'arco temporale della grande persecuzione. Quali che siano le risposte a tali interrogativi, è certo che l'esperienza di lavoro comune in vista del commentario ci ha reso ancor più consapevoli della delicatezza del compito che ci attende, alle prese con scenari quanto mai articolati e complessi, e della necessità di investigare aspetti dell'opera che non sono stati finora approfonditi a sufficienza.

(©L'Osservatore Romano - 10 gennaio 2008)

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