10 marzo 2008

"Il Papa: l'uomo resta uomo anche se è embrione o in coma" (Pinna e Lorenzoni)


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Il Papa: l'uomo resta uomo anche se è embrione o in coma

Appello del cardinal Bertone ai politici per il rispetto dei valori cristiani

Elisa Pinna

CITTÀ DEL VATICANO

«L'uomo rimane uomo con tutta la sua dignità, anche quando è un embrione o in stato di coma»: le parole di Benedetto XVI risuonano nella navata di San Lorenzo in Piscibus, una piccola chiesa nascosta tra i palazzi che circondano San Pietro, dove il Papa sta celebrando messa per i 25 anni del «Centro Giovanile Internazionale». Ad ascoltarlo, data la ristrettezza degli spazi, solo un centinaio di fedeli tra ragazzi volontari, che accolgono i loro coetanei pellegrini a Roma, e cardinali di Curia, presenti in nutrita delegazione.
Il nuovo monito del pontefice, in un'omelia a braccio tutta incentrata sul significato della vita e della morte, irrompe però immediatamente sui siti dei media italiani e nel dibattito pre-elettorale, dove continuano ad affacciarsi, con i loro strascichi di polemiche, i temi etici dell'eutanasia, dell'aborto e della legge 194.
Quasi contemporaneamente da Baku, capitale dell'Azeirbagian dove si trova in visita pastorale, il segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, auspica che i leader dei vari schieramenti politici italiani mettano in atto «il rispetto promesso ai valori cristiani». Diventa inevitabile il collegamento tra l'intervento del Papa e quello del suo numero due: la Chiesa Cattolica, con la sua massima autorevolezza, ripropone così le sue preoccupazioni alla classe politica italiana.
Benedetto XVI, arrivato tra i giovani di San Lorenzo in Piscibus, alle 10 del mattino, lascia ben presto il discorso scritto (e probabilmente preparato da qualche suo collaboratore) per rivolgersi a braccio all'assemblea dei fedeli soffermandosi con calore sui grandi interrogativi della vita umana.
L'uomo, spiega, appartiene, come tutto il resto del creato, alla «biosfera». Ma «pur facendo parte del biocosmo – osserva – l'uomo lo trascende; l'uomo rimane uomo e mantiene tutta la sua dignità, anche se è un embrione, o in stato di coma».
«L'uomo ha sete di conoscenza dell'infinito, vuole arrivare – prosegue Ratzinger – alla fonte della vita, vuole trovare la vita stessa». «Potremmo dire – aggiunge – che tutta la scienza è una grande lotta per la vita, tutta la medicina è una lotta della vita contro la morte, per trovare la medicina dell'immortalità».
Ma anche se la medicina, ipotizza il Papa, trovasse «una pillola della immortalità» essa rimarrebbe una «pillola della biosfera»: il mondo – prosegue Benedetto XVI – si «riempirebbe di vecchi, non ci sarebbe più spazio per i giovani». Uno scenario spaventoso: «non possiamo dunque sperare nel prolungamento infinito della vita biologica e nello stesso tempo però aspiriamo all'eternità», osserva.
«Ecco dunque – continua – che arriva la Parola di Gesù: "Io sono la Resurrezione". «Attraverso Gesù abbiamo già attraversato la soglia della morte. L'eucarestia è il farmaco dell'eternità», conclude.
Nel silenzio di riflessione che segue l'omelia, in prima fila annuiscono, tra le tante porpore, il cardinale vicario Camillo Ruini, il cardinale Savaira Martins delle Cause dei Santi, il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio Per i laici, che aveva accolto il Papa ricordando la storia del centro giovanile, fondato nel 1983 da Giovanni Paolo II.
Più tardi, a mezzogiorno in piazza San Pietro, Benedetto XVI torna a parlare dopo la preghiera dell'Angelus, stavolta di temi internazionali. Esprime «orrore «per l'escalation di sangue in Terra Santa e in Irak e rinnova un appello a israeliani e palestinesi: «A tutti chiedo, in nome di Dio, di lasciare le vie tortuose dell'odio e della vendetta e di percorrere responsabilmente cammini di dialogo e di fiducia».
Negli stessi momenti, da Baku in Azerbaigian, il cardinal Bertone sottolinea che la Chiesa cattolica chiede «reciprocità» agli ebrei sulle questioni che possono creare attrito tra le due confessioni, in particolare sulla controversa preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo contenuta nella nuova messa in latino, perché «preghiere che potrebbero o dovrebbero essere modificate» esistono «da ambo le parti».

© Copyright Gazzetta del sud, 10 marzo 2008


«L'uomo rimane uomo con tutta la sua dignità: anche quando è un embrione o è in stato di coma»

Rodolfo Lorenzoni

«L'uomo rimane uomo con tutta la sua dignità: anche quando è un embrione o è in stato di coma».

Parla a braccio, Benedetto XVI; pronuncia un'omelia non scritta.

Ma la chiarezza delle sue parole, con l'invito al rispetto della vita sempre e comunque, dal concepimento alla fine naturale, risuona con forza nella chiesa di San Lorenzo in Piscibus
, dove il Pontefice ha celebrato ieri una messa per il venticinquesimo anniversario del Centro internazionale giovanile San Lorenzo, voluto da Giovanni Paolo II.

Parla di scienza e dei suoi rapporti con l'esistenza umana, Benedetto. E ammonisce: «L'uomo, pur essendo parte del biocosmo, lo trascende: se egli vive solo biologicamente non sviluppa e realizza tutte le potenzialità del suo essere».

L'uomo, insomma, è un'entità che conosce, e non può quindi essere paragonato agli animali, che mirano solo a ciò che concerne la loro vita biologica. Da qui, ha affermato il Papa, il desiderio tutto umano «di conoscenza, di infinito, di voler arrivare alla fonte della vita, trovare la vita stessa che è Dio».

Ma attenzione: la ricerca umana non deve condurre ad obiettivi errati, perché «la vita in abbondanza offerta dal Vangelo non va scambiata con una vita in cui sia possibile fare tutto e avere tutto, altrimenti vivremmo per le cose morte». E se è vero che «tutta la scienza è una grande lotta per la vita, tutta la medicina è una lotta della vita contro la morte, per trovare la medicina dell'immortalità», è altrettanto vero che questa «lotta» non può costituire il fine ultimo di una vita cristianamente vissuta. .

Ancora un discorso a tutto campo, quello di Benedetto XVI: scienza, vita, Dio. Un'omelia che, partendo dal brano evangelico della resurrezione di Lazzaro, ha finito per toccare i temi più alti, ma anche il nostro mondo quotidiano.

«La Terra si riempirebbe di vecchi e non ci sarebbe più spazio per i giovani - ha infatti ipotizzato il Papa - se la medicina arrivasse a trovare una pillola della immortalità». Uno scenario terrificante, per evitare il quale bisogna nuovamente rivolgersi a Gesù, perché ìè attraverso Gesù che abbiamo attraversato la soglia della morte: egli ha detto «io sono la Resurrezione» e quindi il farmaco dell'eternità è «l'eucarestia».

Nell'Angelus il Papa si è invece concentrato sulla situazione internazionale, lanciando un appello per la pace in Medio Oriente e per la liberazione del presule Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei, rapito in Iraq. «In nome di Dio proseguite il dialogo», ha affermato il Papa rivolgendosi a israeliani e palestinesi, e li ha esortati ìa lasciare le vie tortuose dell'odio e della vendetta e a percorrere responsabilmente cammini di fiducia e di pace. «Incoraggio le autorità al dialogo - ha aggiunto il Santo Padre - perché attraverso il negoziato possano costruire un futuro pacifico e giusto per i loro popoli».

© Copyright Il Tempo, 10 marzo 2008

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