16 marzo 2008

Il Papa: per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia. Appello per l'Iraq: basta con le violenze e l'odio! Ai giovani: "Arrivederci a Sydney"


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Per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia. Dobbiamo imparare a vedere con un cuore giovane, che non è ostacolato da pregiudizi e interessi (Omelia in occasione della Celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, 16 marzo 2008)

Il Papa all'Angelus: "Basta con le stragi, basta con le violenze, basta con l’odio in Iraq!" (Angelus, 16 marzo 2008)

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Domenica delle Palme. Il Papa: per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia. Appello per l'Iraq: basta con le violenze e l'odio! Ai giovani: "Arrivederci a Sydney"

Con la processione e la benedizione delle palme e degli ulivi il Papa ha dato il via questa mattina in Piazza San Pietro ai riti di apertura della Settimana Santa, culmine di tutto l’anno liturgico. L’evento coincide con la Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a livello diocesano sul tema “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” con lo sguardo rivolto alla GMG di Sydney il prossimo luglio.

Nell’omelia della Messa per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore Benedetto XVI ha rievocato il cammino di Gesù verso la Croce dal suo ingresso in Gerusalemme in mezzo alla folla osannante. Ha esortato ad abbandonare la superbia per riconoscere Dio. Gesù - ha detto - non viene con la spada del rivoluzionario ma come colui che ama fino a dare la sua vita.

Infine, prima dell'Angelus, il Papa, ricordando la tragica scomparsa dell'arcivescovo caldeo di Mossul, mons. Rahho, ha lanciato un forte appello per l'Iraq: basta con le violenze e l'odio! Il servizio di Sergio Centofanti:

Il Papa commenta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme tra la folla che lo acclama come figlio di Davide. Il Signore arriva al Tempio: “ma là dove doveva esservi lo spazio dell’incontro tra Dio e l’uomo, Egli trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera”. E’ l’atrio destinato ai pagani. “Il Dio d’Israele, il Dio di tutti gli uomini – afferma il Papa - era in attesa sempre anche della loro preghiera, della loro ricerca, della loro invocazione. Ora, invece, vi dominavano gli affari – affari legalizzati dall’autorità competente che, a sua volta, era partecipe del guadagno dei mercanti. I mercanti agivano in modo corretto secondo l’ordinamento vigente, ma l’ordinamento stesso era corrotto”. Qui il Papa pone alcune domande:

“Tutto ciò deve oggi far pensare anche noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura ed aperta, così che a partire da essa anche i ‘pagani’, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede? Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario?”

Nella purificazione del tempio, Gesù annuncia che è giunto il momento “in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. “È finito il tempo in cui venivano immolati a Dio degli animali”:

“Al posto dei sacrifici cruenti e delle offerte di vivande subentra il corpo di Cristo, subentra Lui stesso. Solo ‘l’amore sino alla fine’, solo l’amore che per gli uomini si dona totalmente a Dio, è il vero culto, il vero sacrificio. Adorare in spirito e verità significa adorare in comunione con Colui che è la verità; adorare nella comunione col suo Corpo, nel quale lo Spirito Santo ci riunisce”.

Gli uomini hanno trasformato il Tempio in una spelonca di ladri. “Ma, come sempre a partire dalla caduta di Adamo – sottolinea il Papa - il fallimento degli uomini diventa l’occasione per un impegno ancora più grande dell’amore di Dio nei nostri confronti”. Così Gesù, accusato di voler distruggere il Tempio, in quello stesso luogo guarisce ciechi e storpi:

“Egli non viene come distruttore; non viene con la spada del rivoluzionario. Viene col dono della guarigione. Si dedica a coloro che a causa della loro infermità vengono spinti agli estremi della loro vita e al margine della società. Gesù mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come il potere dell’amore. E così dice a noi che cosa per sempre farà parte del giusto culto di Dio: il guarire, il servire, la bontà che risana”.

Tra quanti acclamano Gesù come figlio di Davide ci sono anche dei fanciulli. E Gesù aveva detto ai suoi discepoli che, per entrare nel Regno di Dio, avrebbero dovuto ridiventare come i bambini. “Egli stesso, che abbraccia il mondo intero, si è fatto piccolo per venirci incontro, per avviarci verso Dio”:

“Per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia che ci abbaglia, che vuole spingerci lontani da Dio, come se Dio fosse nostro concorrente. Per incontrare Dio bisogna divenire capaci di vedere col cuore. Dobbiamo imparare a vedere con un cuore giovane, che non è ostacolato da pregiudizi e non è abbagliato da interessi. Così, nei piccoli che con un simile cuore libero ed aperto riconoscono Lui, la Chiesa ha visto l’immagine dei credenti di tutti i tempi, la propria immagine”.

Il Papa eleva quindi la sua preghiera a Dio:

“Insieme ai giovani di tutto il mondo andiamo incontro a Gesù. Da Lui lasciamoci guidare verso Dio, per imparare da Dio stesso il retto modo di essere uomini. Con Lui ringraziamo Dio, perché con Gesù, il Figlio di Davide, ci ha donato uno spazio di pace e di riconciliazione che abbraccia il mondo. PreghiamoLo, affinché diventiamo anche noi con Lui e a partire da Lui messaggeri della sua pace, affinché in noi ed intorno a noi cresca il suo Regno”.

Al termine della Celebrazione, prima della preghiera dell’Angelus, il Papa ha voluto ricordare l’arcivescovo di Mossul dei Caldei, Paulos Faraj Rahho, “tragicamente scomparso” alcuni giorni fa, dopo il suo rapimento il 29 febbraio scorso:

“La sua bella testimonianza di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla sua gente, che nonostante numerose minacce non aveva voluto abbandonare, mi spinge ad alzare un forte e accorato grido: basta con le stragi, basta con le violenze, basta con l’odio in Iraq! (Applausi) Ed elevo in pari tempo un appello al Popolo iracheno, che da cinque anni porta le conseguenze di una guerra che ha provocato lo scompaginamento della sua vita civile e sociale: amato Popolo iracheno, solleva la tua testa e sii tu stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale! Siano la riconciliazione, il perdono, la giustizia e il rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi, la solidale via alla pace nel nome di Dio!”

Infine il Papa ha salutato i tanti giovani venuti da molti Paesi in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, ed esortandoli ad essere “testimoni di Cristo” in tutto il mondo ha dato loro appuntamento a Sydney per la GMG del prossimo luglio:

"Arrivederci a Sydney!"

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