24 maggio 2008
Il Papa: l’informazione sia servizio alla verità (Mazza)
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CHIESA E NOTIZIE
Sull’impegno etico di chi opera nei mass media ieri il discorso del Pontefice ai partecipanti al Congresso, che si conclude oggi, promosso dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali
Il Papa: l’informazione sia servizio alla verità
Nel discorso alle Facoltà di comunicazione degli Atenei cattolici l’invito «al rispetto della dignità della persona» La «passione per il bene» contro i rischi del relativismo
DA ROMA
SALVATORE MAZZA
Bisogna «promuovere la verità nell’informazione», sempre «rispettando la dignità della persona». Informare infatti non è «un semplice esercizio tecnico» e non risponde solo al «desiderio di dare informazioni», in quanto serve «a far riflettere i contemporanei sugli avvenimenti, con l’obiettivo di essere educatori degli uomini di oggi e di edificare un mondo migliore».
È quanto ha detto ieri mattina in Vaticano Benedetto XVI, nel discorso rivolto ai partecipanti al Congresso delle Facoltà di comunicazione delle Università cattoliche, promosso dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali.
«È evidente – ha detto Papa Ratzinger ai suoi ospiti, un centinaio tra decani, docenti e studiosi provenienti da una cinquantina di Paesi diversi – che al cuore di ogni seria riflessione sulla natura e gli scopi dell’umana comunicazione deve esserci un impegno sulla questione della verità...in quanto il valore finale di ogni comunicazione si trova nella sua veridicità». Per questo ha esortato a «nutrire la passione per la verità e il bene, che è sempre forte nei giovani», in quanto ogni forma di comunicazione, «dialogo, preghiera, insegnamento, testimonianza, proclamazione, e i loro diversi strumenti – stampa, elettronica, arti visive, musica, voce, gestualità e contatto – sono tutte manifestazioni della fondamentale natura della persona umana. È la comunicazione che rivela la persona, che crea rapporti autentici e comunità, e che permette agli esseri umani di maturare in conoscenza, saggezza e amore». Per questo la formazione specifica non dovrebbe mai «essere affrontata come un semplice esercizio tecnico o come il solo desiderio di fornire informazioni», ma al contrario dovrebbe essere volta a «promuovere la giustizia e la solidarietà, rispettando in ogni circostanza il valore e la dignità di ogni persona, che ha diritto a non essere ferita in ciò che concerne la sua vita privata».
Riflettendo quindi sull’odierna situazione sociale, Benedetto XVI ha poi osservato che «sarebbe una tragedia per il futuro dell’umanità se i nuovi strumenti della comunicazione, che consentono di diffondere la conoscenza e le informazioni in maniera molto rapida ed efficace, non fossero accessibili a quanti vivono in condizioni di marginalità economica e sociale ». In effetti, ha sottolineato Benedetto XVI, le odierne tendenze della comunicazione «globalizzata» rischiano «di eliminare i costumi tradizionali e le culture locali, specialmente per quanto riguarda i valori familiari e sociali, l’amore, la solidarietà e il rispetto della vita». Riferendosi poi al tema del Congresso, – L’identità e la missione di una Facoltà di comunicazione nell’Università cattolica. Uno sguardo al futuro delle comunicazioni insieme a tutta la Chiesa – il Pontefice ha affermato che «tale identità non è semplicemente una questione di numero di studenti cattolici; è soprattutto una questione di convinzione». In altre parole «si tratta di credere veramente che solo nel mistero del Verbo fatto carne diventa chiaro il mistero dell’uomo»; e dunque «la conseguenza – ha sottolineato – è che l’identità cattolica sta in primo luogo nella decisione di affidare se stessi – intelletto e volontà, mente e cuore – a Dio». Così allora la comunicazione «rivela la persona e permette agli esseri umani di maturare in conoscenza, saggezza e amore. Non è il prodotto del caso o delle nostre umane capacità ma è un dono di Dio che vuole che noi otteniamo l’unione con lui non da soli, ma attraverso la nostra conoscenza, il nostro amore ed il nostro servizio a lui e ai nostri fratelli e sorelle in un rapporto comunicativo e amorevole». Da qui l’esortazione rivolta ai suoi ospiti, mettendo il evidenza il loro «ruolo privilegiato non solo nella vita dei vostri studenti, ma anche nella missione delle vostre Chiese locali per far conoscere la buona novella dell’amore di Dio a tutte le genti».
© Copyright Avvenire, 24 maggio 2008
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