21 giugno 2008

Card. Ruini: "I vescovi non siano sudditi", "Non cedano all'opinione pubblica''


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ROMA (21 giugno) - Per Roma si è chiusa un'era: Camillo Ruini, il cardinale sottile come è chiamato in Curia per la sua intelligenza e il suo perfezionismo, si è accomiatato stasera in una solenne messa a San Giovanni in Laterano dalla diocesi che ha guidato come vicario del Papa dal 1991. Un ruolo che si è sovrapposto, fino allo scorso anno, alla presidenza della Conferenza episcopale italiana, e che ha dato al porporato una visibilità ed una autorevolezza senza rivali nella vita del cattolicesimo italiano e della Nazione.
Il personaggio. Ruini - uno dei più stretti collaboratori sia di Wojtyla che di Ratzinger - ha rilanciato negli anni '90 la Chiesa italiana, dopo il tracollo della Democrazia Cristiana, e ne ha fatto una protagonista assoluta della vita culturale, politica e sociale italiana.

Il commiato. Nell'addio alla diocesi di Roma, in occasione dei 25 anni dalla sua ordinazione episcopale, Camillo Ruini si è scusato con i fedeli se ha dato «poco amore» rispetto a quello ricevuto e , soprattutto, per la sua «debolezza» e «mediocrità» nella preghiera. «Il rammarico più grande riguarda - ha detto con accenti di grande umiltà e sincerità - la mia debolezza e mediocrità in quello che è il primo compito di ogni Vescovo: la preghiera. Quante volte ho ricevuto dalla gente richieste di preghiera, nella giusta convinzione e certezza che il Vescovo è anzitutto uomo di Dio e quindi uomo di preghiera. Specialmente di questa debolezza chiedo perdono e il mio primo proposito per il futuro è quello di porvi, con la grazia di Dio, in qualche modo rimedio. Ho fatto poco, certamente non abbastanza per meritare la solidarietà che ho ricevuto, e ne chiedo scusa. Il contributo che ho cercato di dare è consistito sopratutto nel senso del dovere e quindi nell'assiduità al lavoro e nell'assumermi le mie responsabilità, sforzandomi di essere sincero e leale».

Le sfide alla Fede. Ruini ha voluto lasciare un suo «piccolo testamento»: quello di combattere la grande sfida del «regno del peccato che minaccia la fede cristiana nel comportamento e nel pensiero. Il piccolo testamento che vorrei lasciare alla Diocesi di Roma - ha detto - è dunque questo: guardiamo alla grande sfida che oggi dobbiamo affrontare, rendiamocene conto, non nascondiamoci davanti a lei, cerchiamo di coglierla nella sua forza, spessore, pervasività, capacità di penetrazione, quella capacità e quell'attrattiva che essa esercita specialmente verso le nuove generazioni. Ma guardiamola con occhio disincantato e a sua volta penetrante, con l'occhio della fede, che è necessariamente diverso e anche più penetrante rispetto a uno sguardo soltanto umano».

Il richiamo ai vescovi: Ruini ha osservato che la Chiesa di oggi avrebbe meno problemi, se tutti i vescovi si fossero dimostrati più forti e più uniti nel sostenere il pontificato, e ciò deve valere come indicazione per il futuro.

«Essere a fianco del Papa nell'annuncio e testimonianza della fede, specialmente quando questi sono scomodi e richiedono coraggio, è in realtà il compito di ogni Vescovo, un aspetto essenziale della collegialità episcopale - ha spiegato - Mi permetto di dire che se tutto il Corpo episcopale fosse stato forte ed esplicito sotto questo profilo, varie difficoltà, nella Chiesa, sarebbero state meno gravi e che anche per il futuro questa può essere una via efficace per ridimensionarle e superarle».

Grazie Roma. Poi ha parlato del suo rapporto con la città: «In tutti questi anni un dono grande l'ho ricevuto da Roma stessa, Roma diocesi e Roma città: questo dono l'ho compreso un poco alla volta e sempre di più. Terminato il mio servizio di cardinale vicario confido di gustarlo e di assaporarlo ancora meglio, ritornandovi negli anni che mi rimangono con la memoria e con la preghiera».

Il messaggio del Papa. Ruini è stato ringraziato anche dal Benedetto XVI «per il suo impegno al servizio della Chiesa di Roma». «Nella Chiesa di Roma - scrive tra l'altro il Pontefice - tutti hanno potuto constatare la Sua grande capacità di lavoro, la sua fede semplice e schietta, la sua intelligente creatività pastorale, la sua fedeltà all'identità viva dell'Istituzione attraverso l'unione con il Papa anche in mezzo alle difficoltà, il suo fiducioso e sorridente ottimismo».

Vallini probabile successore. Le voci di Curia danno per certa la nomina del cardinale Agostino Vallini come successore di Ruini alla guida del vicariato di Roma. Vallini, presente anche lui in Laterano, attuale prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica (una sorta di Cassazione vaticana), è un canonista stimato a livello internazionale, ma è anche un uomo di esperienza pastorale, maturata prima a Napoli, come vice del card. Giordano, e poi come vescovo di Albano.

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Il cardinale vicario si congeda dopo 17 anni e mezzo dalla città di Roma
E ringrazia: "Un dono grandissimo, vi tornerò con la memoria e con la preghiera"


Ruini: "I vescovi non siano sudditi"
"Combattere le minacce alla fede"


ROMA - Il cardinale Camillo Ruini prende commiato stasera dalla città di Roma, della quale è stato cardinale vicario per 17 anni e mezzo. "E' terminato il mio servizio", ha detto stasera nella messa solenne celebrata nella Basilica di San Giovanni, in occasione dei 25 anni della sua nomina a vescovo. La nomina a vicario di Roma, il 17 gennaio 1991, è stato, ha detto Ruini, "un dono grandissimo" fattogli da Giovanni Paolo II e confermatogli poi da Benedetto XVI. Ruini ha voluto lasciare una sorta di "testamento spirituale", o meglio un impegno: quello di combattere la grande sfida del "regno del peccato" "che minaccia la fede cristiana nel comportamento e nel pensiero".
In prima fila, nella Basilica, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e poi tanti politici cattolici, tra cui Paola Binetti, Rocco Buttiglione, Pierferdinando Casini.
"In tutti questi anni - ha detto il cardinale - un dono in qualche modo altrettanto grande l'ho ricevuto da Roma stessa, Roma diocesi e Roma città: questo dono l'ho compreso un poco alla volta e sempre di più. Terminato il mio servizio di cardinale vicario confido di gustarlo e di assaporarlo ancora meglio, ritornandovi negli anni che mi rimangono con la memoria e con la preghiera", ha aggiunto.
"Nel mio piccolo, se il Signore lo permetterà, vorrei continuare a lavorare, in una forma diversa, perché i romani e gli italiani di oggi sappiano guardare al mondo e alla vita con l'occhio della fede, e così non si affliggano 'come gli altri che non hanno speranza' ", ha detto ancora il cardinale.

Ruini ha affidato a questa messa di commiato un messaggio di incoraggiamento per i vescovi che, ha detto, devono sottrarsi a qualsiasi tipo di sudditanza rispetto alle pressioni dell'opinione pubblica e dei mass media. "Le pallottole di carta non fanno molta paura", ha detto, citando una sua frase che era stata "rubata" durante una riunione chiusa alla stampa. "E' indispensabile, per un Vescovo, sottrarsi alla sudditanza nei confronti di questo genere di pressione e a tal fine è importante ricordare che la verità che ci è stata donata e affidata, quella verità che in ultima analisi è Cristo stesso, conta e 'pesa' molto di più di qualsiasi opinione", ha ammonito.

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Il ringraziamento di Ratzinger ''per il Suo sorridente ottimismo''

L'addio di Ruini: ''I vescovi non cedano all'opinione pubblica''

''Annuncino la verità e siano con il Papa anche quando dice parole scomode''. Nell'omelia alla basilica di San Giovanni in Laterano per i 25 anni del suo episcopato il monito del cardinale che si prepara a lasciare l'incarico di vicario del Pontefice

Roma, 21 giu. (Adnkronos/Ign)

Camillo Ruini (nella foto) si prepara a lasciare l'incarico di vicario del Papa per la diocesi di Roma e la messa che ha celebrato questo pomeriggio per i 25 anni del suo episcopato nella basilica di San Giovanni in Laterano aveva il sapore dell'addio. ''Terminato il mio servizio di cardinale Vicario - ha detto Ruini - confido di gustarlo e assaporarlo ancora meglio, ritornandovi negli anni che mi rimangono con la memoria e con la preghiera''.

Durante l'omelia il cardinale si è soffermato molto sul coraggio e sui compiti dei vescovi. La fortezza, ha rimarcato, è quella di sottrarsi alle pressioni dell'opinione pubblica e soprattutto quella di annunciare la verità di Cristo. A tale proposito il cardinale ha ricordato la sua celebre espressione sulle ''pallottole di carta che non fanno molta paura''.

Quando si parla della fortezza o del coraggio del vescovo, ha spiegato il cardinale facendo riferimento alla sua lunga esperienza nella diocesi di Roma, si pensa ''al coraggio rivolto per così dire verso l'esterno, soprattutto verso la pressione esercitata dalla opinione pubblica, così come questa è interpretata, e non di rado costruita, dai mezzi di comunicazione. E' indispensabile, per un vescovo, sottrarsi alla sudditanza nei confronti di questo genere di pressione e a tal fine è importante ricordare che la verità che ci è stata donata e affidata, quella verità che in ultima analisi è Cristo stesso, conta e pesa molto di più di qualsiasi opinione''.

''In realtà - ha aggiunto Ruini - per me questo è stato, tutto sommato, un problema abbastanza lieve: come ho detto scherzosamente parlando ad alcuni Confratelli Vescovi quando pensavo che non ci fossero altri ascoltatori, 'le pallottole di carta non fanno molta paura'. Difficile mi è stato, piuttosto, riuscire a congiungere, anche nel modo di esprimermi e di comunicare, la fermezza con l'amore''.

Quindi un riferimento ai compiti dei vescovi che suona come un monito. ''Essere a fianco del Papa nell'annuncio e testimonianza della fede - ha sottolineato - specialmente quando questi sono scomodi e richiedono coraggio, è in realtà il compito di ogni Vescovo, un aspetto essenziale della collegialità episcopale''.

''Mi permetto di dire - ha osservato - che se tutto il corpo episcopale fosse stato forte ed esplicito sotto questo profilo, varie difficoltà, nella Chiesa, sarebbero state meno gravi e che anche per il futuro questa può essere una via efficace per ridimensionarle e superarle''.

In un lungo messaggio rivolto al cardinale per i suoi 25 anni di episcopato, letto questo pomeriggio nella basilica di San Giovanni in Laterano, il Papa ha espresso la sua gratitudine al suo vicario per la ''sua grande capacità di lavoro, la Sua fede semplice e schietta, la sua intelligente creatività pastorale, la sua fedeltà all'identità viva dell'istituzione attraverso l'unione con il Papa anche in mezzo alle difficoltà, il Suo fiducioso e sorridente ottimismo''.
Ruini, 77 anni, ha ricoperto l'incarico di vicario per 17 anni e mezzo come egli stesso ha ricordato, sotto due pontefici: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il cardinale ha anche spiegato che continuerà a lavorare perché i romani e gli italiani ''sappiano guardare al mondo con gli occhi della fede''. Un riferimento all'incarico che Ruini conserva di capo del progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, progetto da lui stesso ideato negli anni scorsi.
Il cardinale, avviandosi a lasciare la guida della diocesi di Roma - si attende ormai solo la nomina ufficiale del nuovo vicario da parte del Pontefice e da più parti è indicato a succedergli il cardinale Agostino Vallini, prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica - esce dai ruoli chiave della Chiesa italiana dopo che Benedetto XVI ha chiamato a sostituirlo alla guida della Cei, il 7 marzo del 2007, l'arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco.

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Propongo di stampare nella nostra mente questo pensiero:

''Essere a fianco del Papa nell'annuncio e testimonianza della fede - ha sottolineato - specialmente quando questi sono scomodi e richiedono coraggio, è in realtà il compito di ogni Vescovo, un aspetto essenziale della collegialità episcopale''.

''Mi permetto di dire - ha osservato - che se tutto il corpo episcopale fosse stato forte ed esplicito sotto questo profilo, varie difficoltà, nella Chiesa, sarebbero state meno gravi e che anche per il futuro questa può essere una via efficace per ridimensionarle e superarle''.

Che dire? Niente, ha gia' detto tutto il cardinale.
Meno ammiccamenti alla stampa, piu' lavoro e meno politicamente corretti!
Meno rane dalla bocca larga e piu' lavoratori nella Vigna.
Si prenda esempio da Benedetto XVI e dai cardinali Ruini e Bagnasco che hanno pagato e pagano in prima persona il loro coraggio e l'annuncio, senza sconti, del Vangelo
.
Ah, che bello questo sfogo vespertino :-)
R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ahahhahahhahahahhaha
che sberlone a certi vescovi e cardinali.
grande don camillo!