25 gennaio 2008
Il massmediologo Casetti: «Il Papa ci invita a servire l’uomo favorendo la libertà di pensiero»
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AGLI OPERATORI DEI MEDIA
Comunicazione «Dal Papa un messaggio innovativo»
il massmediologo
Casetti: «Ci invita a servire l’uomo favorendo la libertà di pensiero»
DA MILANO PAOLO LAMBRUSCHI
Un messaggio innovativo e di straordinaria modernità.
«Benedetto vola alto perché coglie pienamente l’importanza che hanno assunto nella produzione culturale e allo stesso tempo ci mette in guardia dagli usi impropri fatti dal potere politico, economico e dal narcisismo individuale». La prima reazione di Francesco Casetti, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione dell’Università Cattolica, al messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali è di estremo interesse.
«Da studioso ho trovato in questo messaggio della festa di san Francesco di Sales ulteriore conferme alle tesi che da tempo sostengo, cioè che la Chiesa cattolica abbia saputo addirittura anticipare la scienza nel valutare l’importanza dei mezzi di comunicazione sia nel secolo scorso che in questo. Basta pensare ad esempio all’importanza attribuita agli albori alla radio e al cinema.
Benedetto XVI si è pienamente collocato nella linea dei documenti conciliari sulla comunicazione ».
Professor Casetti, quali sono a suo avviso i punti salienti?
Prima di tutto, nella parte che possiamo definire positiva, viene ribadita la percezione dell’importanza dei media nel mondo della globalizzazione. Essi non solo diffondono notizie e saperi, creano cultura. Insomma non sono semplici strumenti. Sono un luogo della socialità usati dalla gente per incontrarsi e comunicare. Non sono, per usare termini semplici, la panna montata della torta, oggi sono diventati uno degli ingredienti. Dall’altra il Papa mette in guardia dall’uso strumentale che viene fatto dei media.
Quali sono i pericoli da cui guardarsi?
Nella parte critica del discorso, il Papa sottolinea diversi rischi. Che i media siano usati come megafoni dal potere politico per ribadire ossessivamente le ideologie e manipolare quindi le coscienze. Ma anche sfruttati dal nostro narcisismo individuale, nel caso ad esempio dell’esaltazione del consumismo sfrenato, e dal potere economico che guarda solo al profitto ignorandone il ruolo culturale. Poi, e in questo vedo un grande salto in avanti, il Papa, inserisce la questione antropologica.
Con quali obiettivi a suo giudizio?
Analizzando il testo, individuerei questo schema utilizzato dal Pontefice. In positivo riafferma che i media nel mondo globale possono giocare un grande ruolo nel ribadire l’importanza della vita umana, nel valorizzare la famiglia e il matrimonio come luoghi dove si realizza la persona, nel promuovere la costruzione della pace, la salvaguardia del creato e la giustizia come valori etici.
Tuttavia possono diventare strumenti del relativismo etico...
Questa è la critica. Perché possono presentare i valori in maniera indistinta come fossero un supermarket. Cioè agendo al servizio del relativismo. Invece, se agiscono al servizio della dignità dell’uomo, della verità, della solidarietà e della giustizia sociale contribuiscono a diffondere la libertà di pensiero. Non è un discorso contro il pluralismo, bensì a favore della libertà di pensiero al servizio alla dignità umana che il Papa ritiene il vero compito dei mezzi di comunicazione. Anche creando nuovi linguaggi. E il Papa invita a usarne di belli, definendo il compito degli operatori dei media «esaltante».
Che ruolo hanno i media nell’evangelizzazione?
Anche in questo caso Benedetto XVI è pienamente consapevole della loro importanza. Abbiamo visto come nella nostra società siano elementi dell’inculturazione e della trasmissione della fede e loro grande diffusione degli strumenti di comunicazione è perciò solo positiva per ritrovare la dimensione religiosa e soddisfare la sete individuale di Dio.
Il Papa accenna all’occasione preziosa offerta dai nuovi media come Internet e i telefoni cellulari..
È in continuità con Giovanni Paolo II che aveva invitato a prendere il largo. Sottolineo anche l’appello perché non manchino comunicatori «coraggiosi e autentici» per vecchi e nuovi media.
Cosa ne pensa della richiesta esplicita di programmi di qualità?
Premesso che il testo papale non è rivolto solo agli italiani, dal mio osservatorio confermo che in tutte le ricerche sulla soddisfazione dei telespettatori della televisione generalista emerge un alto tasso di insoddisfazione verso i programmi di intrattenimento e le fiction. Direi che il Papa ha messo il dito nella piaga. Il telespettatore medio è molto meglio di come lo immaginano i signori dei palinsesti televisivi. Perciò la qualità viene sempre premiata dagli ascolti.
© Copyright Avvenire, 25 gennaio 2008
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