21 marzo 2008

La Cina replica al Papa: "No al dialogo coi criminali". Non si spezza comunque la linea del dialogo Vaticano-Pechino (Tosatti)


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“No al dialogo coi criminali”

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO

Una risposta molto secca di Pechino all’appello lanciato da Benedetto XVI per la tolleranza e il dialogo. Il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, ha detto che «la cosiddetta tolleranza non può esistere per i criminali, che devono essere puniti secondo la legge». Da Dharamsala invece il primo ministro del governo tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, ha espresso apprezzamento e «vera gratitudine» per le parole del Pontefice: «ha rilanciato nel mondo il nostro dolore - ha dichiarato ad Asia News -e gliene siamo grati».
Ma per quanto secca, la risposta di Pechino viene valutata senza eccessiva preoccupazione dagli esperti vaticani di cose cinesi; in altri momenti, si fa notare, ci sarebbe stata non solo una risposta in merito, ma anche un’accusa di interferenza negli affari interni della Repubblica Popolare. È un altro dei segnali che fanno pensare che in questo momento Pechino non voglia spezzare il filo sottile di un processo di riavvicinamento, un gioco diplomatico che ha avuto inizio circa un anno fa. Nel novembre del 2007 il Numero 2 del ministero degli Esteri vaticano, monsignor Pietro Parolin, ha guidato a Pechino una delegazione vaticana per stabilire un contatto diretto con il regime. Un evento senza precedenti, da quando nel 1951 si interruppero le relazioni diplomatiche con la Santa Sede.

L’appello di Benedetto XVI, ripreso ieri con grande evidenza dall’Osservatore Romano, che accompagna il pezzo di apertura con una foto delle due bandiere, cinese e tibetana, che sventolano incrociate, non dovrebbe incrinare questa sottile linea di dialogo.

Una linea che sembra coincidere curiosamente con quella degli Stati Uniti. Ieri Bush ha fatto trapelare che parteciperà ai Giochi olimpici del prossimo agosto: «Sono un evento sportivo, non politico».
La cartina di tornasole dello stato dei rapporti tra Cina e Santa Sede si avrà però il 24 maggio, quando avrà luogo il pellegrinaggio al santuario mariano di Shengshan, vicino a Shanghai, indetto da Benedetto XVI nella Lettera inviata l’anno scorso alla Chiesa della Cina Popolare, che scrisse che «in futuro potrebbe divenire occasione per i cattolici di tutto il mondo di unirsi in preghiera con la Chiesa che è in Cina». L’iniziativa allarma il governo; bisognerà vedere se il pellegrinaggio sarà permesso e quali ne saranno gli sviluppi.

© Copyright La Stampa, 21 marzo 2008

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