17 marzo 2008
Zavattaro: "Difficile pensare ad una svista sul Tibet, più facile riflettere sulla difficoltà di un dialogo già di per sé difficile con Pechino" (Sir)
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Per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia. Dobbiamo imparare a vedere con un cuore giovane, che non è ostacolato da pregiudizi e interessi (Omelia in occasione della Celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, 16 marzo 2008)
Il Papa all'Angelus: "Basta con le stragi, basta con le violenze, basta con l’odio in Iraq!" (Angelus, 16 marzo 2008)
Il motu proprio “Summorum Pontificum” esce dal bagnomaria. In bella copia (Magister)
BENEDETTO XVI - Basta con l’odio
Il grido e l’appello per l’Iraq
Fabio Zavattaro
Nel cuore ancora il dolore per l’uccisione del vescovo caldeo di Mosul, monsignor Faraj Rahho rapito il 29 febbraio e trovato morto il 13 marzo. Nella mente le immagini della folla che in una lenta processione ha accompagnato per le strade del villaggio di Kremlesh il corpo del presule, prima del funerale nella stessa chiesa dove la comunità cristiana ha dato l’estremo saluto ai tre giovani rimasti uccisi il giorno del rapimento.
Così Benedetto XVI, nel giorno in cui la Chiesa ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, la domenica delle palme, guarda al Medio Oriente, a quell’Iraq che “da cinque anni porta le conseguenze di una guerra che ha provocato lo scompaginamento della sua vita civile e sociale”. Guarda soprattutto al vescovo Rahho, alla sua “bella testimonianza”, dice il Papa, di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla sua gente, che “nonostante numerose minacce non aveva voluto abbandonare”. Una morte che lo spinge “ad alzare un forte e accorato grido: basta con le stragi, basta con le violenze, basta con l’odio in Iraq”.
Non bastano certo le parole accorate di un Papa a cambiare la situazione di un popolo e di una nazione. Come non ricordare che mancano solo quattro giorni – quando il Papa pronuncia queste parole – all’anniversario, il quinto, dell’intervento delle truppe anglo-americane in Iraq contro Saddam Hussein; e come non ricordare che Papa Wojtyla levò più volte la voce contro questo conflitto mandando anche due cardinali, Etchegaray e Laghi, rispettivamente da Saddam e da Bush, estremi tentativi di impedire un confronto armato e costruire un processo di dialogo e di pace.
Dal sagrato della basilica vaticana di San Pietro, Papa Benedetto lancia, dunque, “un forte e accorato grido” e un appello “all’amato popolo iracheno: solleva la tua testa e sii tu stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale! Siano la riconciliazione, il perdono, la giustizia e il rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi, la solidale via alla pace nel nome di Dio”.
C’è chi ha subito evidenziato che non si è parlato di Tibet, delle violenze che insanguinano quella terra. Difficile pensare ad una svista, molto più facile riflettere sulla difficoltà di un dialogo già di per sé difficile con Pechino; dialogo per rendere meno pesante la situazione della Chiesa nel grande Paese. Una comunità, lo ricordiamo, divisa tra una Chiesa riconosciuta dal regime, e per questo pubblica, ed una che vive in clandestinità, perché fedele a Roma. Ed, allora, ecco la preghiera in cinese alla messa della domenica delle Palme; la prima preghiera dei fedeli. Contano le parole certo, ma nella Chiesa contano molto anche i silenzi, le preghiere, la scelta di privilegiare una lingua piuttosto che un’altra.
Per di più in una celebrazione come la memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme acclamato dalla folla. È momento di festa ma anche preludio di quella missione cui è chiamato il figlio di Dio: non di combattere la morte ma di assumerla per una vittoria definitiva, il terzo giorno.
In questa domenica la Chiesa cattolica celebra anche la Giornata mondiale della gioventù: a luglio i giovani si ritroveranno a Sydney. Così 270 giovani, in rappresentanza dei loro coetanei di tutto il mondo, hanno animato la processione con le palme e gli ulivi chiusa dal Papa che indossava, per l’occasione, una fedele riproduzione dell’abito liturgico di Leone XIII Medici, diventato Papa nel 1513.
L’omelia del Papa è messaggio a tutta la Chiesa in vista della Pasqua.
Avidità e superbia, osserva il Papa, corrompono anche i credenti e la Chiesa, e dobbiamo chiederci se “la nostra fede è abbastanza pura ed aperta", così che a partire da essa “anche i pagani, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande possano scoprire Dio”. Ma è anche occasione per Benedetto XVI di spiegare quella frase “distruggerò il tempio di Dio e lo ricostruirò in tre giorni”.
Dice il Papa: “Non è Gesù che distrugge il tempio; esso viene abbandonato alla distruzione dall’atteggiamento di coloro che, da luogo d’incontro di tutti i popoli con Dio, l’hanno trasformato in una spelonca di ladri, in un luogo dei loro affari. Ma, come sempre a partire dalla caduta di Adamo, il fallimento degli uomini diventa l’occasione per un impegno ancora più grande dell’amore di Dio nei nostri confronti. L’ora del tempio di pietra, l’ora dei sacrifici di animali era superata: il fatto che ora il Signore scacci fuori i mercanti non solo impedisce un abuso, ma indica il nuovo agire di Dio. Si forma il nuovo Tempio: Gesù Cristo stesso, nel quale l’amore di Dio si china sugli uomini”.
© Copyright Sir
Credo che queste riflessioni di Zavattaro possano chiarire molte "cosucce" a chi stamattina si e' sentito in dovere di sparare a zero sul Papa. C'e' stato anche chi, in modo decisamente volgare, ha affermato che il Papa pensa solo ai "suoi" (che poi saremmo noi Cattolici).
Ebbene, cari signori, riflettete anche voi sul peso delle singole parole e su quello dei tanti silenzi dei media sulla situazione dei Cristiani in Cina, in Indonesia e in Medio Oriente.
R.
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6 commenti:
sì, anche stavolta non si è persa occasione per attacare la chiesa, ma - udite udite - no per criticare un suo intervento, ma per deplorare un "non intervento". Neanche a dirlo, nessuno ha minimamante pensato che la Chiesa, con un pizzico di realismo, ma giustamente, non è intervenuta pensando alla sicurezza dei cristiani in Cina, che nel caso di aperta e dura condanna della Chiesa ai fatti di questi giorni, sarebbero stati certamente esposti a rappresaglie.
Innanzi tutto, vorrei dire che solo chi non ragiona e parla come al suo solito solo per sparare cattiverie contro il Papa, poteva pensare ad una svista riguardo al Tibet. Vorrei ricordare a certi signori che nessuno in tutto questo tempo, si è mai posto il problema delle persecuzioni a cui sono sottoposti i cristiani in tante parti del mondo ma, mi pare anche che nessuno si è mai scomodato con fiaccolate, proteste contro le ambasciate e quanto di più teatrale e politicamente manovrabile, si sta vedendo in questi giorni. E' chiaro che questo non è un discorso su chi è perseguitato di più o di meno, ma cari signori che vi sentite tanto perfetti da fare la morale al Papa su quello dche dice perchè non riflettete sulla situazione già barcollante che c'è tra il Vaticano e Pechino? perchè non provate a pensare a quanti sacerdoti e vescovi sono stati vittima della repressione cinese senza che nessuno se ne sia mai fatto carico? O forse pensate che i cristiani sono carne da macello?
E' stata inqualificabile la sordità e l'indifferenza con la quale è stata trattata la vicenda tristissima ed orrenda del Vescovo di Mossul per lui tranne il Papa, nessuno si è permesso di fare una fiaccolata o di andare a dimostrare davanti alle ambasciate. Anzi sapete cosa penso? Che proprio perchè c'è sentore anche minimo di una piccolissima distensione con Pechino, non mi meraviglierei se tutto questo è successo proprio per creare un nuovo fronte di scontrocon la Cina e mi spiego meglio : indurre il Papa ad un passo falso per errestare qull'infinitesimale inizio di dialogo che si è aperto grazie alla Lettera di Sua Santità proprio ai cinesi. Tutta questa triste storia del Tibet è l'ennesimo disastro umano che viene purtroppo usato in maniera spregiudicata sia politicamente e sia per far passare ancora una volta, una persona come Papa Benedetto XVI come il freddo indifferente chiuso nel suo palazzo.
VERGOGNA !!!!!!!!!!!!!!
SEMPRE CON BENEDETTO XVI - Eugenia.
La fiaccolata la farebbero, ma per bruciare Benedetto XVI...le veterofemministe inferocite aggrediscono chi è contro l'aborto, le animaliste rosse insultano Maria Vittoria Brambilla che osa partecipare a una manifestazione contro le pellicce, insomma: la campagna elettorale risveglia le ideologie, in particolare quelle della morte.
Chissà mai perchè io faccio più fiducia al Santo Padre che a tutti questi predicatori cartacei che dal loro pulpito tuonano contro il Papa !
Se Benedetto XVI non ha parlato del Tibet c`era senza dubbio una buona ragione, anzi un`eccellente ragione.
Ma questi censori eccellono nella demagogia la più facile, in realtà della sorte di Tibetani se ne infischiano altrimenti è da un pezzo che avrebbero dovuto interessarsi a loro no, quello che a loro importa è dar contro a Benedetto XVI....parla?...ma non dovrebbe parlare!....non parla? ...ma avrebbe dovuto parlare !
Ma si rendono conto questi signori che parlano del Papa e non di un qualsiasi uomo politico da criticare e al quale dare lezioni sul contenuto del suo programma?
Ci sarà un giornale che riprenderà l`omelia di stamattina? Mais voyons...sûrement pas !
Decisamente la strategia dei media nei confronti di Papa Benedetto è perdente perchè così volgare, disonesta, riempita di menzogne e controverità.
È molto più facile criticare che interessarsi veramente ad una situazione come quella dei cristiani d`Oriente o In Cina.
Si direbbe che i media aspettano i discorsi del Papa, omelie ,Angelus, penna in mano o dita sulla tastiera e ne ricavano i passaggi utili per denigrarlo, il resto se ne infischiano, pietoso e ridicolo, veramente!
Se è questo che si impara nelle scuole di giornalismo...
cara Luisa condivido le tue opinioni; ed infatti, quando sento questi predicatori cartacei sperticarsi contro Benedetto XVI, mi viene il volta stomaco. Purtroppo, il rispetto per la figura del Papa, si è ancdato a far benedire da un bel pezzo; con la venuta di Benedetto XVI che bontà sua parla quando deve parlare e tace quando sa di dover tacere perchè evidentemente c'è un ottima ragione per farlo, tutto questo viene scambiato anche da chi è ammanicato con certi ambienti curiali( purtroppo ho avuto gente del genere a casa mia nel giorno di Natale), come chiusura della chiesa; ma chiusura di che? ma, di che cosa? Nessuno però, neanche i predicaori cartacei di cui sopra, ha parlato dell'omelia di ieri che ho trovato significativa e particolarmente calzante alla situazione che regna nella chiesa di oggi........ evidentemente, da lì non c'erano spunti sufficenti, per produrre bordate contro Benedetto.
Ribadisco :
RINGRAZIO DIO CHE CI SIA BENEDETTO A GUIDARE LA BARCA DI PIETRO sennò a quest'ora, come ho scritto in un altro post, saremmo tutti nelle catacombe.
Il colmo della falsità e dell'ipocrisia è, come al solito, dei radicali che, mentre promuovono manifestazioni per la libertà religiosa in Tibet, vorrebbero ammutolire il Papa e il clero in Italia. Curioso esempio di democrazia teletrasportata e virtuale
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