17 marzo 2008
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ESORTAZIONE DEL PAPA ALL’AVVIO DELLA SETTIMANA SANTA: «L’AVIDITA’ E’ IDOLATRIA»
Benedetto XVI: «Scacciamo i mercanti dal tempio, abbandoniamo ogni superbia»
Arcangelo Paglialunga
CITTÀ DEL VATICANO - «Non facciamo entrare gli idoli del mondo nella nostra fede... Lasciamoci purificare dal Signore permettendogli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che gli è contrario...». È il «mandato» del Papa ai fedeli, all’inizio della Settimana Santa di quest’anno. L’ha proposto ai fedeli convenuti ieri nell’emiciclo del Bernini.
Piazza San Pietro, nella mattinata della Domenica delle Palme, era come un’oasi di verde: cento ragazzi romani e altrettanti stranieri, oltre ai 2.300 cresimandi bresciani (ne riferiamo a pagina 8) levavano in alto i rami di palme e di olivo nella processione che precedeva il Papa. Uno spettacolo di pace preludio della «Giornata mondiale della Gioventù» che si terrà a Sydney in Australia dal 15 al 20 luglio con la presenza del Papa. Ecco i due aspetti della Domenica delle Palme: l’ora della solenne accoglienza di Cristo, e il ricordo del suo sacrificio. Il Papa, alla terza Pasqua del suo pontificato ha celebrato il rito sul sagrato ai cui lati erano due alberi di olivo.
Nella omelia Benedetto XVI ha svolto una vera e propria lezione di esegesi biblica invitando a meditare sul significato della purificazione del tempio fatta da Cristo quando cacciò i mercanti di animali, che erano fin sulla soglia. Ma l’ordinamento era corrotto perché - come afferma San Paolo - «l’avidità è idolatria». «La mia sarà casa di preghiera e voi ne fate la spelonca di ladri» dice Cristo richiamandosi ai profeti. E ancora: «La consapevolezza che l’avidità è idolatria raggiunge anche la nostra prassi di vita. Non facciamo entrare gli idoli del mondo nella nostra fede».
E rilevato che «con la distruzione del tempio di pietra e la superazione del sacrificio di animali, si forma il nuovo tempio», Gesù stesso ha affermato: «Egli viene non come distruttore, non viene con la spada del rivoluzionario; viene con il dono della guarigione».
E nella folla di ragazzi e ragazze che lo accolse e che ricevettero il suo abbraccio il Papa vede un abbraccio al mondo intero ed anche l’indicazione delle vie e per avviarci verso Dio. Ed ecco l’appello rivolto ad ogni persona: «Per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia che ci abbaglia, che vuole spingerci lontano da Dio come se Dio fosse nostro concorrente. Dobbiamo vederlo con cuore giovane, come i ragazzi di Gerusalemme. Il rito iniziato con la processione delle Palme è stato molto suggestivo. La prima invocazione nella preghiera dei fedeli è stata in lingua cinese ed era un’invocazione per il Papa e i Pastori della Chiesa perché proclamino con franchezza il Vangelo di Cristo, morto e risorto; poi si è parlato in varie lingue, per i giovani, i malati e i poveri e per i responsabili delle nazioni ed i popoli perché, «in un mondo ferito e fragile cerchino la pace e la giustizia e dicendo sì alla vita promuovano la dignità della persona umana e la tutela della creazione».
Al termine della celebrazione il Papa ha ricordato il compianto arcivescovo di Mossul dei Caldei, mons. Paulos Faraj Rahho, citandone la sua bella fedeltà in Cristo ed alla Chiesa.
© Copyright Il Giornale di Brescia, 17 marzo 2008
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