17 marzo 2008
"Ratzinger-Galileo": fare chiarezza tramite le fonti (RomaSette)
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"Ratzinger-Galileo": fare chiarezza tramite le fonti
Un saggio dei gesuiti padre D'Adamo e padre Pani sulla visita, poi annullata per via di contestazioni, del Papa alla Sapienza
di Claudio Tanturri
«Auspichiamo che l’incongruo evento possa essere ancora annullato». Così, «in nome della laicità della scienza, della cultura e nel rispetto del nostro ateneo», scrivevano 67 docenti della facoltà di Fisica al rettore Renato Guarini in merito alla visita di Benedetto XVI alla Sapienza, programmata per il 17 gennaio 2008, Dies accademicus dell’ateneo. Visita peraltro motivata da un «cortese invito», «accolto molto volentieri» dal Papa, come lui stesso affermò nell’Angelus della domenica seguente. Quella in cui 200mila persone gli avrebbero manifestato la loro solidarietà riversandosi a piazza San Pietro.
In questi giorni, per fare luce su quella contestazione e sulle sue possibili cause, esce un saggio, “Ratzinger-Galileo alla Sapienza” (Sigma Edizioni), curato dai gesuiti padre Vincenzo D’Adamo, cappellano della Sapienza, e padre Giancarlo Pani, docente di Storia del Cristianesimo nella medesima università. Di quest’ultimo, nel libretto, viene pubblicato lo studio su “Il caso Galileo: il metodo scientifico e la Bibbia”, insieme a un articolo di Giorgio Israel, “Quando Ratzinger difese Galileo alla Sapienza”, apparso su L’Osservatore Romano del 16 gennaio 2008, e alla trascrizione della conferenza, “La crisi della fiducia nella scienza”, tenuta il 15 febbraio 1990 dall’allora cardinale Ratzinger nella cappella della Sapienza.
Un’occasione in cui il porporato citò autori quali Bloch, von Weizsacker e Feyerabend. Di quest’ultimo, che il cardinale Ratzinger presentò quale «filosofo agnostico-scettico», fu riportata la frase, «ormai nota e - sottolinea padre D’Adamo - del tutto fraintesa», che definiva «razionale e giusto il processo della Chiesa a Galilei». «Un riassunto molto aggressivo - disse il Papa -, menzionato solo come un caso sintomatico che evidenzia quanto profonda sia oggi la messa in questione che la modernità, la scienza e la tecnica fanno di se stesse».
Chiara presa di distanza del relatore dalla citazione, nonostante la quale però, a 18 anni di distanza, è stato innescato un nuovo «caso Galilei».
«Che si tratti di un malinteso o di una perversa intenzione?».
Secondo il gesuita l’importante «è fare chiarezza attraverso le fonti, per rimettere questo caso nella giusta prospettiva formativa, e non di scontro ideologico, analizzando il rapporto tra verità rivelata e scientifica». Ecco perché, conclude, «ci auguriamo che queste pagine contribuiscano ad alleggerire il pulviscolo dell’insipienza per il bene di tutti, a partire dall’Università».
© Copyright RomaSette, 17 marzo 2008
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