23 maggio 2008

Il Papa: chi si inchina a Gesù non si piega ai poteri terreni (Muolo)


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LE PAROLE DI PIETRO

Il Papa: chi si inchina a Gesù non si piega ai poteri terreni

DA ROMA MIMMO MUOLO

L’ Eucaristia è «radunarsi alla presenza del Si­gnore », senza distinzioni di nazionalità, ap­partenenza, idee politiche. È «camminare» insieme con Lui evitando il pericolo di «finire fuori strada». È, infine, «adorarlo» in ginocchio per non «prostrarsi davanti a nessun potere terreno» o alle i­dolatrie. Tre atteggiamenti che, come altrettante fo­tografie in rapida successione, il Papa ha proposto ieri nell’omelia della Messa presieduta sul sagrato della Cattedrale di Roma, in occasione della solen­nità del Corpus Domini. L’antica e tradizionale festa, del resto, ha riproposto dal vivo – e con la consueta nutrita partecipazione dei fedeli – i tre momenti, da­to che alla celebrazione eucaristica è seguita la pro­cessione da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore lungo via Merulana. E al termine l’adora­zione, resa ancora più suggestiva da decine di mi­gliaia di fiaccole, rette dai pellegrini presenti, che co­me un grande tappeto si stendevano per l’intera lun­ghezza del rettifilo che collega le due Basiliche.
Benedetto XVI, nell’omelia che Avvenire pubblica integralmente in questa stessa pagina, si è soffer­mato sul significato di ognuno dei tre momenti. «Qui si radunano alla presenza del Signore persone di­verse per età, sesso, condizione sociale, idee politi­che – ha sottolineato in riferimento al primo –. L’Eu­caristia è un culto pubblico, che non ha nulla di e­soterico, di esclusivo». E dunque i fedeli che si ritro­vano per celebrarla, sono «uniti al di là delle diffe­renze di nazionalità, di professione, di ceto sociale, di idee politiche».
Quello del Corpo e del Sangue di Gesù, tuttavia, è an­che il sacramento del cammino. Cristo stesso si fa via «ed è venuto a camminare insieme con noi, perché la nostra libertà abbia anche il criterio per discerne­re la strada giusta e percorrerla», ha detto il Papa. E infatti, ha aggiunto, «non basta il progresso, se non ci sono dei criteri di riferimento. Anzi, se si corre fuo­ri strada, si rischia di finire in un precipizio, o co­munque di allontanarsi più rapidamente dalla me­ta ». Ecco, dunque, spiegato anche il senso del terzo momento. Inginocchiarsi in adorazione di fronte al Signore, ha fatto notare Benedetto XVI, «è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di og­gi ».

È «professione di libertà – ha proseguito il Pon­tefice –. Chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quan­to forte».

Alla Messa, iniziata alle 19, erano presenti il cardi­nale vicario, Camillo Ruini, numerosi porporati e vescovi, tra i quali gli ausiliari di Roma, e un centi­naio di sacerdoti. In prima fila anche molti bambi­ni che in questo periodo hanno ricevuto la prima co­munione, rivestiti dai tipici abiti bianchi e accom­pagnati dai loro genitori. Al termine ha preso il via la processione, che il Papa ha seguito, inginocchia­to in adorazione davanti al Santissimo esposto nel­l’ostensorio, su un veicolo appositamente attrezza­to. Infine, giunto a Piazza di Santa Maria Maggiore, il Pontefice ha impartito ai fedeli la benedizione eu­caristica.

La Festa del Corpus Domini fu istituita da Papa Ur­bano IV nel 1264, in seguito al miracolo di Bolsena: era il 1263 quando un prete boemo, in pellegrinag­gio verso Roma, si fermò a celebrare la Messa nella cittadina laziale. Turbato dai dubbi sulla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia chiese un segno: im­provvisamente alcune gocce di sangue sgorgarono dall’Ostia consacrata bagnando il corporale, che an­cora oggi è conservato nel Duomo di Orvieto. La pro­cessione lungo via Merulana risale, invece al 1575 e si è mantenuta fino al 1870, l’anno di Porta Pia. A ri­prenderla fu Giovanni Paolo II nel 1979.

© Copyright Avvenire, 23 maggio 2008

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