22 giugno 2008

Card. Ruini: "Unità con il Papa, i vescovi non siano sudditi dell'opinione pubblica" (Galeazzi)


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Ruini, un addio da combattente

L’ex presidente Cei lascia anche la diocesi di Roma dopo 17 anni da vicario del Pontefice

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’DEL VATICANO

«I vescovi annuncino la verità, non siano sudditi dell’opinione pubblica e restino accanto al Papa anche quando dice parole scomode». Dopo diciassette anni da vicario papale, il «testamento» di Camillo Ruini, sostituito da Agostino Vallini, è un vibrante monito a «combattere le sfide della fede». L’addio del «cardinal sottile» alla diocesi di Roma si scioglie nell’interminabile applauso di commiato in una cattedrale di San Giovanni gremita di semplici fedeli, politici (Gianni Letta, Casini, Buttiglione, Cesa, Binetti, Alemanno, Giovanardi) e personalità cattoliche (Riccardi, Boffo, Ornaghi, Pezzotta, Mario Agnes e una ventina di cardinali). Ruini si accomiata dalla capitale, scusandosi se talvolta, sopraffatto dagli impegni, ha mostrato poco amore ed è stato «mediocre» nella preghiera.
Lascia in consegna la missione di «testimoniare forza, coraggio, unità con il Papa» nel difendere la fede cristiana dalle minacce della società contemporanea.

Rimprovera i vescovi che hanno provocato danni alla Chiesa con le loro divisioni, la loro debolezza, la loro «sudditanza» ai mass media. A lui, ricorda, «le pallottole di carta» non hanno mai fatto paura ed anzi, spesso anche «fisicamente», ha percepito quanto «era ingiusto lasciare da solo» il Pontefice.

Un discorso da combattente della fede, cosciente di aver seguito a volte il «dovere» di vescovo a scapito dell’aspetto umano e pastorale. Se ne rammarica e recupera nell’omelia ringraziando tutti per l’amore ricevuto, per la solidarietà, e salutando con un gesto a sorpresa, persino la sua «tata», Pierina (con veletta nera) che lo seguirà nell’imminente trasloco dal Vicariato al Seminario Maggiore. L’occasione del rito solenne è stata la celebrazione dei 25 anni di episcopato. Ruini stesso però aveva preannunciato che sarebbe stata anche l’occasione giusta per l’uscita di scena. Dopo la lettura del messaggio in cui il Papa che lo ringrazia per «aver reso Roma ancora più grande», Ruini ha stigmatizzato il «regno del peccato» che oggi pone sfide radicali alla Chiesa. Lui continuerà nel suo «piccolo» e se «il Signore lo permetterà» a «lavorare, in una forma diversa, perché i romani e gli italiani di oggi sappiano guardare al mondo e alla vita con l’occhio della fede, e così non si affliggano come gli altri che non hanno speranza». L’ex leader dell’episcopato, infatti, si occuperà a tempo pieno del Progetto culturale della Cei, ma promette di dedicarsi anche alla spiritualità. «Il rammarico maggiore - ammette con tono appassionato - riguarda la mia debolezza e mediocrità in quello che è il primo compito di ogni vescovo: la preghiera». Secondo il socialista Franco Grillini, presidente di Gaynet con il pensionamento di Ruini si chiude l’era dell’intromissione vaticana nella politica: «E’ fallito il piano ruiniano culminato nel “Family day”, cioè la costruzione del partito di Dio, di una nuova Dc alle dirette dipendenze della Cei». Ma il sottosegretario Letta ribatte: «Non si chiude un’epoca. Ruini ha terminato il suo servizio nella diocesi di Roma, ma continuerà a lavorare per il bene di tutti nel campo che gli è più proprio, ossia il settore culturale». Ieri sera quando ha raggiunto l’altare della basilica, pastorale alla mano, voltandosi verso le prime file della navata, il cardinal vicario ha mostrato un sorriso disteso e generoso come pochi se ne sono visti sul suo volto in 17 anni e mezzo alla guida della diocesi del Papa. Intorno non c’era un’atmosfera tristezza. Al massimo «un po’ di dispiacere», concordano i più di cento concelebranti.

© Copyright La Stampa, 22 giugno 2008

Mah, che c'entra Grillini? Per fortuna che a commettere ingerenza e' la Chiesa...
R.

2 commenti:

euge ha detto...

A parte il fatto che grillini non c'entra in ytutto questo quindi l'ingerenza stavolta è la sua! Possibile che si debba buttare sempre tutto in politica? Il family day è stata la risposta evidente di tutti coloro che riconoscono nella famiglia quella vera, il contesto fondamentale, per la crescita spirituale e non dell'essere umano. L'esortazione di Ruini io la trovo sacrosanta visto che di questi tempi i vescovi uniti al Papa credo siano pochini e quelli assoggettati all'opinione pubblica siano molti di più! Mi auguro che il successore di Ruini sappia come affrontare il suo incarico che non è un incarico da nulla! Roma ha bisogno di qualcuno che la unisca ancora di più al Successore di Pietro e che non abbia paura di testimoniare questa sua vicinanza e la propria fede senza paura.

mariateresa ha detto...

Queste "rughe " nella Chiesa (pensate che il termine è di Melloni, spero non mi sgonfierete le ruote della bicicletta per reazione) fanno parte della sua storia. Vescovi che preferiscono essere accettati benevolmente dalla stampa piuttosto che a pesci marci in faccia per essersi dichiarati fedeli al Magistero. E' umano. Poi ci sono le legittime diverse sensibilità nella Chiesa, sempre ci sono state, sempre ci saranno. Io provo, non dico di riuscirci, a discernere tra questi diversi atteggiamenti. Ma a volte è difficile perchè i media livellano tutto, non parlo solo dei media politicizzati, ma i media in generale che hanno leggi interne che ancora riescono a scandalizzarmi. Pensate solo al loro comportamento nei confronti dei fatti di cronaca nera, la mancanza di delicatezza, i titoli urlati, l'innocente che spesso ci va di mezzzo e finisce nel tritacarne.
Insomma essere cristiani non è semplice in questo mondo.
Persone forti e coerenti come il cardinale Ruini non si trovano dietro l'angolo. Attaccate anche sul piano umano. E anche all'interno della Chiesa.
Non è stato facile.