23 agosto 2007
Il prof Weiler (Ebreo): il carisma del Papa? La sua passione per la ragione! Formidabile nel non nascondere le differenze fra fedi
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Il discorso su ragione e fede pronunciato un anno fa dal Papa a Ratisbona al centro del Meeting di Rimini. Intervista con il docente universitario ebreo Joseph Weiler: "La moneta del Papa è la verità"
L’appello del Papa lanciato un anno fa a Ratisbona ad “aprirsi all’ampiezza della ragione” è stato al centro ieri di un dibattito al Meeting di Rimini, evento che quest’anno Comunione e Liberazione ha voluto organizzare sul tema cruciale della “verità”. Al confronto hanno partecipato studiosi cristiani, musulmani ed ebrei: tra questi il prof. Joseph Weiler, docente alla New York University, esperto di Diritto internazionale ed europeo, ebreo, nato in Sudafrica. Il prof. Weiler non si è soffermato tanto sul noto discorso di Benedetto XVI all'Università di Ratisbona, il 12 settembre scorso, ma sulle omelie pronunciate dal Papa durante il suo viaggio in Baviera, e che sottolineavano con forza la ragionevolezza e la libertà della fede. Ascoltiamo il prof. Weiler al microfono di Luca Collodi:
R. – La prima cosa che ho trovato, di nuovo, è stato il pensiero del Papa sulla libertà. Di solito, la Santa Sede, e anche il Papa, affermano che la libertà religiosa è la libertà fondamentale. Nella nostra cultura largamente secolarizzata, questo si accetta con un sorriso di compiacenza: “Quale libertà possiamo aspettarci che sia privilegiata dal Vaticano?”. Ma a Ratisbona, c’è una frase nell’omelia che mi ha colpito. Dice il Papa: “La nostra fede non la imponiamo a nessuno”, e questo riflette anche la famosa espressione di Giovanni Paolo II nella “Redemptoris missio”: “The Church proposes, it never imposes”: “La Chiesa propone, non impone mai”. Per me, la libertà religiosa vera non è soltanto la libertà dei fedeli di praticare la loro religione. Nella nostra tradizione ebrea si dice: “Tutto nelle mani di Dio, tranne l’amore di Dio”. La libertà religiosa è la libertà di dire “no” a Dio. Soltanto chi ha la capacità interiore ed esteriore di dire “no” a Dio, quando gli dice di “sì”, questo “sì”, questa affermazione viene dalla volontà sovrana dell’essere umano. Allora, quando il Papa difende la libertà religiosa – e qui c’entra anche il discorso tra le varie religioni, la coercizione eccetera – non è soltanto perché sia consentito al cristiano di praticare la propria religione in questo o quel Paese; c’è un senso molto più profondo della libertà. La libertà religiosa vera è anche dire di “no” a Dio. E soltanto da questo punto di vista il “sì” a Dio diventa significativo, perché mostra l’essere umano nella sua sovranità che esercita nell’accettare la Parola di Dio. “La fede può svilupparsi soltanto nella libertà”, dice il Papa. Cosa vuol dire? Soltanto da una scelta libera di un Uomo libero, che è anche libero di rifiutare la salvezza, che è libero anche di rifiutare Dio. La libertà è fondamentale. La fede si può sviluppare soltanto nella libertà: “quella” libertà. Ecco perché la coercizione religiosa non è una vera scelta religiosa. E la salvezza è sempre lì ad aspettarci, ma dipende dalle nostre decisioni. Alla fine, Dio ci ha creati proprio in questo senso: con la possibilità di scegliere o rifiutare.
D. – Prof. Weiler, l’uso della ragione può rafforzare l’identità cristiana e la dimensione pubblica della fede?
R. – Io penso di sì. Questo è uno degli aspetti più importanti dei discorsi di Ratisbona. Tra i cristiani – secondo me, purtroppo! – c’è stata una interiorizzazione della posizione laica, secondo la quale la ragione sarebbe contro la fede. Il cristiano stesso comincia a credere: “La mia fede è una cosa misteriosa, una cosa che non posso spiegare, che non è collegata alla ragione”, eccetera. Quasi quasi, il cristiano moderno, nei Paesi occidentali, è imbarazzato nell'ammettere che è una persona di fede. Perché? Perché la fede non è una cosa razionale – secondo questo pensiero. Allora, il Papa – che insiste sul fatto che la fede stessa è radicata nella ragione, e che infatti la ragione scientifica è molto limitata, anche se vera: ci sono problemi che non vengono affrontati dalla ragione scientifica – incoraggia il cristiano ad essere fiducioso non soltanto nella sua fede, ma anche ad avere il coraggio di integrare la sua fede nella totalità della sua vita, sia privata, sia pubblica. In questo senso è fondamentale che il cristiano esca dal ghetto che egli stesso si è imposto e si manifesti con fiducia come una persona di fede, radicata nella ragione. Questo è molto importante per l’identità comune, collettiva del cristiano nella società laica europea.
D. – E sul rapporto tra le religioni, la ragione che cosa ci dice?
R. – Lì il Papa è formidabile. Perché è formidabile? Perché non cerca di nascondere le differenze. Quando ha tenuto la sua omelia, nella Messa di domenica 10 settembre, ha raccolto una sfida, per un uomo di pace come egli è, perché la Lettura biblica scelta dalla liturgia della Chiesa era tratta da Isaia, “Ecco il vostro Dio: giunge la vendetta”, proclama il Profeta Isaia. Il Papa, giustamente, si chiede in che modo il popolo che ascolta questa Parola – e anche chi lo legge oggi – può immaginare quella “vendetta”. La nostra risposta spontanea sarebbe che il Profeta Isaia qui è tutt’altro che pacifico: “La vendetta”! Invece, il Papa lo interpreta alla luce della tradizione cristiana come non-violenza: amore fino alla fine. La spiegazione definitiva della Parola del Profeta la troviamo in Colui che è morto per noi sulla Croce, in Gesù, Figlio di Dio incarnato, che qui ci guarda così insistentemente. La sua “vendetta” è la Croce: così dice il Papa. Come ebreo, io mi ribello a interpretare la Parola di Isaia in questo modo: non potrò mai accettare che queste semplici parole del Profeta siano riferite alla Trinità. Ma Benedetto continua ancora: “Non veniamo meno al rispetto di altre religioni e culture; non veniamo meno al profondo rispetto per la loro fede se confessiamo ad alta voce e senza mezzi termini quel Dio che alla violenza ha opposto la sua sofferenza”. A me piace! Perché quando parla ai suoi fedeli, dice quello che dice quando parla ai fedeli di altre religioni. La sua moneta è la Verità. E per lui, la Verità è quella Verità alla luce della quale ha interpretato Isaia, e anche se io non potrò mai accettare questa interpretazione, sono d’accordissimo con il Papa quando dice che “non veniamo meno al rispetto di altre culture, di altre religioni”: non mi sento offeso! Perché, secondo me la disonestà non potrà mai e poi mai essere alla base di un vero dialogo. Il suo affermare la verità cristiana è il solo modo di esprimere un rispetto profondo per la mia fede. Se avesse cercato di smussare la cosa, non sarebbe stato un atto di rispetto verso di me. Per me, questo è il carisma tutto particolare di questo Papa: la serenità che nasce dalla ragione. Un altro tipo di passione: la passione per la ragione sembra una contraddizione: passione e ragione non vanno insieme. Invece, il suo carisma è proprio la passione per la ragione. Mi piace molto!
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Che bella questa intervista!!!!
Ringrazio davvero il professor Weiler per la bella definizione del carisma di Papa Benedetto: ha assolutamente ragione!
Raffaella
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1 commento:
L'ennesima riprova che la forza di Benedetto XVI è nel voler instaurare un dialogo basato sul rispetto reciproco e sottolineando le differenze................ Un bellissimo articolo
Grazie Raffaella
Eugenia
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