29 agosto 2007
"Quanto e' bello fare i conti in tasca alla Chiesa"...ma le perdenti sono Italia ed Europa!
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Cari amici, ci siamo: non occorreva Maga Maghella per intuire che oggi i titoloni dei giornaloni si sarebbero concentrati sulla solita, sterile, sciocca, polemica contro la Chiesa Cattolica.
L'aborto selettivo di Milano? Praticamente scomparso dalla grande stampa...ma tu guarda che combinazione!
I laicisti sono molto soddisfatti per essere riusciti a fare aprire il "caso" ma chi ci perde non e' certo la Chiesa, ma l'Europa senza radici, sempre piu' a rischio apostasia, e l'Italietta che non ha ancora capito che, senza la Chiesa, non solo rinunciamo alla nostra tradizione, ma diamo un calcio all'unico "ente" seriamente impegnato in campo sociale.
Per qualche spicciolo in piu' si vuole rischiare la chiusura di mense, caritas, enti preposti all'assistenza ai piu' bisognosi? Beh, non e' un male: lo Stato sarebbe obbligato, FINALMENTE, a rimboccarsi le maniche.
Una domanda: se l'esenzione e/o lo sconto sull'ICI riguarda TUTTE LE CONFESSIONI RELIGIOSE e TUTTI GLI ENTI NO PROFIT, perche' l'Europa, i giornaloni ed i Tg si concentrano solo sulla Chiesa Cattolica?.
Raffaella
La Ue: sgravi alla Chiesa, l'Italia spieghi
Ma non c'è ancora un'indagine. Bagnasco (Cei): attacchi pretestuosi
Alessandra Coppola
ROMA — «Vantaggi fiscali delle chiese italiane»: la Commissione europea si prepara a chiedere al governo Prodi «informazioni supplementari». E a valutare l'ipotesi di aprire un'inchiesta per aiuti di Stato illegali. Lo annuncia ieri mattina a Bruxelles il portavoce della Commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes. E a Roma si aggiunge un nuovo atto a una polemica che era già in scena.
Nel mirino dell'antitrust c'è l'esenzione dall'Ici (e forse anche le riduzioni di imposta del 50%) per le attività commerciali svolte da confessioni religiose e onlus. La prima richiesta di informazioni risale a giugno 2006 su segnalazione di alcuni «soggetti italiani» che Bruxelles protegge con l'anonimato. Benché la domanda arrivi al neoeletto governo Prodi, il riferimento è alla Finanziaria chiusa dall'esecutivo Berlusconi il 2 dicembre 2005, con la quale — contraddicendo una precedente sentenza della Cassazione che dava torto alla Chiesa sull'interpretazione della legge istitutiva dell'Ici del '92 — sono esentati dall'imposta comunale tutti gli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici «anche se destinati ad attività commerciali». Pensionati, ristoranti, cliniche, università e così via, per un buco complessivo nelle casse comunali che l'Anci calcola in 700 milioni di euro.
Il governo Prodi promette di intervenire. Il primo decreto Bersani ripristina il pagamento dell'imposta, ma lo limita agli immobili della Chiesa «in cui vengano svolte attività esclusivamente commerciali». La chiave è nell'avverbio: basta la presenza di una struttura minima destinata ad attività religiose e scatta l'esenzione. Di qui la nuova richiesta di Bruxelles. Dal ministero delle Politiche europee a Roma replicano che il governo la «esaminerà». Già una prima risposta era partita in primavera. Probabilmente ritenuta «insufficiente », spiega il portavoce del ministro Emma Bonino: l'Italia ora rischia una procedura di infrazione «proprio quando si è finalmente riusciti a ridurne il numero».
«Attacchi insistenti e pretestuosi — reagisce il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco —: le azioni della Chiesa sono a beneficio della società». Trasversali gli interventi in difesa. A partire dal Guardasigilli Clemente Mastella, che teme il «polverone anticlericale»: l'esenzione si applica a «tutti gli enti no profit — spiega —, mentre pagano l'Ici strutture alberghiere, ristoranti e negozi di proprietà di enti ecclesiastici ». «Piuttosto che prendersela con la Chiesa — aggiunge il ministro Antonio Di Pietro — l'Ue farebbe bene a dare disposizioni in merito ai paradisi fiscali come il Benelux». Maurizio Gasparri (An) parla di «incredibile offensiva». Maurizio Lupi (Fi) chiede a Prodi di prendere le distanze «dagli anticlericali nella sua coalizione». «Anatema — lancia Roberto Calderoli (Lega) —. Io scomunicherei l'Unione Europea e chi la sostiene ». Con i Radicali sono invece soddisfatti i Verdi: «Si conferma la necessità di un tavolo bilaterale Stato-Vaticano», ribadisce il sottosegretario all'Economia Paolo Cento.
© Copyright Corriere della sera, 29 agosto 2007
LA POLEMICA
Il dossier aperto dal radicale Turco E Volontè accusa: colpa della Bonino
Alessandra Arachi
ROMA — Luca Volontè, presidente dei deputati dell'Udc, va giù duro e senza sconti: «Il dossier dell'Ue su falsi benefici fiscali dell'Italia alla Chiesa cattolica è frutto del lavoro fatto dai radicali italiani e coadiuvato dal ministro radicale delle Politiche europee, Emma Bonino.
È lei che da mesi lavora per colpire dall'Europa la Chiesa italiana: un vergognoso conflitto di interessi tra ruolo di partito e mandato istituzionale ». Ma dai radicali smentiscono che il ministro Bonino abbia a che fare con questa storia.
In prima battuta è infatti Maurizio Turco il primo ad accollarsi ogni responsabilità del dossier dentro il partito radicale: «Tutto nasce da una denuncia che ho fatto io all'Ue a fine marzo del 2006», dice Turco, deputato della Rosa nel Pugno. E spiega: «Ho preso questa iniziativa e non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a Pannella o a Bonino. Del resto questa stessa battaglia l'ho fatta da deputato europeo contro l'esenzione dell'Iva per la Chiesa in Spagna. Ci ho messo 4 anni, ma alla fine l'ho vinta». In seconda battuta ci pensa un avvocato a prendere su di sé tutta la responsabilità di questa denuncia. È Alessandro Nucara, figlio del repubblicano Francesco. Non esita: «Io e un mio amico fiscalista, Carlo Pontesilli, abbiamo studiato le carte e trovato l'incongruenza nel decreto Berlusconi che sgravava la Chiesa dall'Ici. Abbiamo deciso di intervenire e abbiamo chiesto a Maurizio Turco di aiutarci, ci serviva un politico e tutti e due abbiamo simpatie repubblicane».
Partita la prima denuncia, Turco, Nucara e Pontesilli non si sono più fermati. E hanno vigilato sulle risposte dell'Ue al governo, oltre che controbattere alle osservazioni che arrivavano direttamente a loro. L'ultima lettera alla Ue, Turco l'ha mandata nel novembre dello scorso anno. «Ovvero: se il governo dice che va tutto bene in Italia, perché il ministro dell'Economia ha messo su una comissione per verificare la compatibilità del decreto Bersani con le leggi dell'Unione Europea? ». L'Unione Europea a Turco non ha ancora risposto, mentre ha continuato a dialogare con il governo.
Ma l'atteggiamento dell'Ue infastidisce un altro cattolico doc, Maurizio Ronconi, vicepresidente dei deputati dell'Udc. Che sostiene: «Nell'Unione Europea prevalgono i circoli radical-massonici, gli stessi che impedirono il riferimento alle radici cristiane nella Convenzione e attuarono la bocciatura di Rocco Buttiglione».
© Copyright Corriere della sera, 29 agosto 2007
Assordante il silenzio di certi politici sedicenti cattolici...fatemi estrarre il taccuino elettorale :-)
R.
Fisco e Chiesa, l’Ue chiede spiegazioni
MARCO ZATTERIN
Un articolo malizioso sul britannico Guardian, una domanda al portavoce della Signora Kroes, ovvero allo sceriffo europeo della concorrenza, e via col più classico degli «apriti cielo». La Commissione Ue conferma di aver chiesto ulteriori informazioni al governo italiano sulle agevolazioni fiscali di cui gode la Chiesa, segnale evidente dei dubbi sulla legittimità delle numerose esenzioni sinora. Precisa di non avere ancora deciso se aprire un'inchiesta e che, prima di farlo, dovrà valutare se ci sono state «distorsioni di mercato». Il solo sospetto, però, basta. Esplodono le reazioni dal fronte cattolico, col presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, che definisce «pretestuose» le mosse di Bruxelles. Il governo si divide e i democristiani doc lanciano gli anatemi più variegati, chiedono scomuniche (la Lega) e stigmatizzano (l'Udc) «il prevalere in Europa dei circoli radical-massonici».
La questione è lineare. Qualcuno, pare «un gruppo di imprese con interessi nel settore turistico», ha presentato un reclamo nel 2006 alla Commissione contro il variegato insieme di benefici di cui gode la Chiesa. I servizi della signora Kroes si sono mossi come da copione chiedendo lumi sull'oggetto del contendere. Tre i fronti aperti: l'esenzione dell'Ici stabilita dal governo Berlusconi con la finanziaria 2006; quella sulla tassa societaria nelle proprietà immobiliari, il 50% di deducibilità dell'imposta societaria sulle entità senza fine di lucro. A primi di luglio è arrivata la replica del governo italiano che a Bruxelles una fonte definisce «così, così». Di qui la richiesta di notizie supplementari.
L'inchiesta preliminare intende valutare se il conferimento di sgravi e simili abbia favorito le attività commerciali della Chiesa ai danni dei concorrenti. Se, ad esempio, una «casa di ferie» come le tante che si trovano a Roma non abbia profittato di «aiuti illegali» penalizzanti per gli altri alberghi e pensioni della capitale. Nel complesso l'Ares stima che lo sconto per i immobili della curia ad uso «non esclusivamente commerciale» causa ai comuni italiani una perdita finanziaria che ammonta a oltre 2 miliardi, l'8% della finanziaria 2006.
Il Tesoro deve rispondere «in forma scritta o verbale» ad un Commissione che ieri è sembrata sorpresa dalla veemenza del dibattito scoppiato in Italia, soprattutto dai banchi della politica. «C'è molta insistenza a presentare questi aiuti come privilegio - ha dichiarato monsignor Bagnasco -, ma non è vero, perché la Chiesa, con le sue opere di beneficenza ed i suoi interventi, cerca di mettere a frutto tutto quello che è utile per la società». Il segretario della Cei, arcivescovo Giuseppe Betori, difende la prerogativa delle imprese no profit di avere agevolazioni.
La questione «non riguarda la Santa Sede in quanto è materia esterna al Concordato» è il lapidario commento della sala stampa vaticana. E in ultimo, «Famiglia Cristiana», che parla di «confusione» che viene fatta immaginando che «le mense della Caritas facciano concorrenza ai ristoranti».
L'attacco del cattolici è contro Bruxelles ma un fitto fuoco di marca Cdl si concentra su Emma Bonino, ministro degli affari europei, imputata di essere il diabolico architetto dell'operazione. L'interessata si dichiara estranea alla vicenda pur confermando la sua contrarietà ai privilegi alla Chiesa. Il ministro Guardasigilli Mastella denuncia «l'evidente carattere pretestuoso della presunta violazione della concorrenza», mentre per il sottosegretario all'Economia Paolo Cento la Ue «conferma la necessità di sedersi in un tavolo Stato-Vaticano per trovare una soluzione condivisa». Maurizio Gasparri (An) condanna «l'incredibile l'offensiva che il Governo muove contro la Chiesa». La quale, in caso di sconfitta europea, dovrà rimborsare all'Erario le imposte non pagate.
© Copyright La Stampa, 29 agosto 2007
Bah, forse per la Chiesa italiana (il Vaticano non c'entra affatto!) non ci sara' problema in caso di "sconfitta". Dubito che lo Stato italiano potra' dire lo stesso...
R.
Le regole in Europa
Sono tedesche le parrocchie con più aiuti
MARCO TOSATTI
CITTÀ DEL VATICANO
La più ricca d’Europa - anche se sta passando non pochi guai - è certamente la chiesa tedesca. Una legge dello stato infatti vuole che i cittadini che dichiarano di appartenere a una confessione religiosa come quella cattolica, o quella luterana, devolvano ogni anno l’8% di quanto pagano di Irpef alla propria chiesa. E’ certamente un modo oneroso di sostenere la propria fede, che fa sì che alcune diocesi, come Colonia, abbiano un bilancio più grande di quello della Santa Sede. Ma dall’unificazione si è aggiunta - e questa è obbligatoria - una tassa di solidarietà del 7,5% per l’ex DDR. Come conseguenza, è aumentato il numero di quanti dichiarano di non appartenere a nessuna confessione. Un esodo che ha procurato problemi e difficoltà, quasi il rischio di bancarotta, ad alcune diocesi, fra cui quella di Berlino. Le tasse sugli immobili sono appannaggio dei comuni, che godono di larga autonomia in questo campo; e vengono imposte a seconda dell’uso che viene fatto dell’immobile. I luoghi di culto ne sono esenti.
La Chiesa se non più povera, ma fra le più povere, è quella francese. Spogliata dalla Rivoluzione del 1789, vede la propria situazione regolata dall’accordo del 1905, che prevede una totale separazione fra la Chiesa e lo Stato. Così le diocesi transalpine sono registrate presso il tribunale come delle associazioni civili, non a scopo di lucro. Possono fare profitti, ma ovviamente in maniera molto moderata, come si addice a questo genere si organizzazioni. L’accordo del 1905 però prevedeva anche che tutte le chiese costruite prima di quella data siano di proprietà dello Stato; e visti i costi di manutenzione - pensate a Notre Dame, ma anche a molte piccole chiese di campagna che certamente non godono dello stesso flusso turistico - c’è stato qualche vescovo che ha parlato di una «benedizione» riferendosi alla legge del 1905. Gli edifici di proprietà delle diocesi in Francia godono delle stesse regole, ed eventuali facilitazioni fiscali, delle società senza scopo di lucro.
La situazione più simile a quella italiana la troviamo in Spagna. La conferenza episcopale e il governo di Madrid hanno stabilito che la Chiesa potrà ricevere il 7 per mille (analogo all’8 per mille italiano) da parte dei cittadini che barreranno la casella apposita sulla dichiarazione annuale dei redditi. Fino all’anno scorso la percentuale era del 5,2 per mille e il nuovo accordo entrerà in vigore con la prossima dichiarazione fiscale. Ma rispetto all’Italia, sono molti di meno gli spagnoli che scelgono l’opzione «chiesa»: il 33,4%. La Chiesa è esentata dal pagamento della tassa sugli immobili (un’inchiesta Ue aperta nel 2006 non ha ancora dato una risposta), mentre è stata cancellata dagli accordi del gennaio scorso fra Stato e Conferenza episcopale l’esenzione dall’Iva.
Infine, la Gran Bretagna; dove ovviamente la chiesa cattolica - vista la discriminazione sociale e politica di cui è stata vittima fino a non molto tempo fa - non può sperare in aiuti da parte dello Stato, e dove agisce come una «registered charity», come un’organizzazione caritativa, che può ricevere donazioni e gode delle esenzioni valide per tutte le altre attività benefiche, laiche o religiose che siano. La Chiesa cattolica viene di conseguenza sostenuta economicamente dai suoi fedeli, e dagli investimenti del «Catholic Trust for England and Wales».
© Copyright La Stampa, 29 agosto 2007
Bruxelles indaga Roma sugli sconti fiscali garantiti alla Chiesa
di Alessandro M. Caprettini
Gli sconti fiscali garantiti dal governo italiano alla Chiesa cattolica non piacciono a Bruxelles. Dove ieri è stato confermato che è in partenza una richiesta di «ulteriori chiarimenti» sulle concessioni che permettono non solo l’esenzione dall’Ici per le proprietà immobiliari ecclesiastiche, ma anche robusti tagli ad altre imposte - per gli esercizi commerciali legati alla Chiesa - con un mancato introito annuale, per il fisco, di quasi 400 milioni di euro.
La notizia, fatta trapelare dal quotidiano britannico Guardian, ha trovato ammissione ufficiale nelle parole del portavoce della commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes, Jonathan Todd. Che ha rivelato ieri come una lettera formale era stata inviata a Roma nel mese di giugno; una risposta del governo Prodi è arrivata, ma la si ritiene «insufficiente nei chiarimenti» precedentemente reclamati. Così da spingere la Commissione a reclamare «un surplus di informazioni». Sempre che poi non debba partire una vera e propria inchiesta «per aiuti illegali di Stato».
Su quest’ultimo punto c’è ancora nebbia fitta: «Non abbiamo ancora preso la decisione se aprire o no una inchiesta» ha fatto sapere Todd. Per il quale, comunque, è più che naturale il passo compiuto in direzione dell’Italia «dato che in ogni settore dove ci sono attività economiche esiste il rischio di distorsioni del mercato». Il portavoce della Kroes ha poi ammesso che la richiesta di chiarimenti spedita a Roma ha preso il via a causa di segnalazioni giunte proprio dall’Italia sui tavoli della commissaria alla Concorrenza. Nomi? Non ne ha fatti: «È la regola per proteggere chi presenta denunce, per evitare eventuali rappresaglie da parte di competitori, anche se dubito che la Chiesa cattolica faccia rappresaglie», s’è limitato a osservare Todd. Ma nei palazzi di Bruxelles si parla di almeno una decina di segnalazioni in partenza dall’Italia, tra le quali si dà per certa quella di Maurizio Turco, già eurodeputato della lista Bonino e attualmente vicepresidente vicario a palazzo Madama, eletto nella Rosa nel pugno.
Il caso sollevato dal parlamentare radicale riguarda il decreto legislativo 504 del 1992: il governo Amato introduceva l’Ici, ma ne esentava dal pagamento gli immobili della Chiesa. Una successiva sentenza della Consulta bocciò quel paragafo della legge, ma nel 2004 la Finanziaria del governo Berlusconi decise di reintrodurre lo sgravio (valido per tutte le religioni che hanno un accordo con lo Stato italiano e per attività non profit), che i decreti Bersani avrebbero dovuto abolire, salvo poi risultare inefficaci davanti ad alcuni cavilli legali in cui si precisa che le esenzioni si applicano a tutte le attività «non esclusivamente commerciali».
Di qui i ricorsi a Bruxelles e la decisione degli uffici della commissaria alla Concorrenza di vederci chiaro. Non è la prima volta che la Ue si occupa dei rapporti Stati-chiese. Proprio in Belgio c’è stato un lungo contenzioso per una questione riguardante l’Iva e in Spagna è in corso un’analoga diatriba su facilitazioni fiscali concesse alla Chiesa. Ma sarebbe invece la prima volta - se le risposte richieste al governo di Roma risultassero nuovamente insufficienti - che l’antitrust della Ue potrebbe aprire formalmente un’inchiesta mettendo nel suo mirino la Chiesa cattolica. «Non abbiamo ancora preso una decisione» è tornato a ripetere Todd. Ma non sono pochi a ritenere che l’apertura di un’inchiesta sia inevitabile. Anche perché ancora il Guardian riferiva ieri nella sua corrispondenza dalla capitale comunitaria come monsignor Karel Kasteel, segretario del pontificio collegio “Cor Unum” (in pratica il ministro della Solidarietà di Benedetto XVI), in una intervista alla Stampa di pochi giorni or sono facesse sapere come la Santa Sede pensi a «possibili ritocchi» al testo del concordato dell’84, soprattutto «sulle questioni del fisco, dell’educazione cattolica e dello status giuridico delle istituzioni ecclesiali».
Ipotesi queste che comunque, dopo l’esplodere del caso, dietro i portali di bronzo hanno smentito abbastanza seccamente. «Posizioni personali» ha tenuto a precisare ieri padre Ciro Benedettini, vicedirettore della sala stampa vaticana. «Mai affrontata la questione fiscale nell’intervista» ha poi voluto far sapere lo stesso monsignor Kasteel.
© Copyright Il Giornale, 29 agosto 2007
Il Polo denuncia i mandanti: «C’è la mano della sinistra»
di Stefano Casamassima
Una trama dell’ultrasinistra. Un complotto ordito dal governo. Un disegno a opera dei radicali con la regia di Emma Bonino. E un’Unione europea incompetente, paradossale, preda della massoneria e da scomunicare. Il centrodestra in simultanea apre il fuoco con le batterie pesanti contro l’annuncio da parte dell’Ue di un’imminente richiesta di «informazioni supplementari» all’Italia sulle esenzioni concesse alla Chiesa e alle organizzazioni religiose non profit. Il tutto nel sospetto di una presunta violazione delle regole della concorrenza.
Un coro praticamente unanime con la virtù di unire la Cdl più di un grande centro e di un partito unico, e di sopire in una condanna a tutto tondo i malumori, le diffidenze e le rivalità che hanno agitato gli ultimi mesi dell’opposizione. Nel nome di Santa Romana Chiesa e di un arbitrio che non trova una giusta causa. Anche perché, ricorda il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, «la questione è delicata e dubito che la competenza sia dell’Ue visto che la fonte giuridica di questi rapporti è nel Concordato, un trattato internazionale tra due Stati». Un invito alla prudenza che coinvolge anche le possibili conseguenze di un atteggiamento «anticristiano», il cui sospetto, ricorda Buttiglione, ha portato «alla sconfitta nei referendum sul trattato in Francia e Olanda». Un’Europa, quindi, che rischia di allontanarsi rapidamente da una società come quella italiana, come ricorda l’ex ministro Carlo Giovanardi, «dove volontariato e opere della Chiesa hanno fornito un formidabile contributo alla crescita civile», supplendo spesso a carenze pubbliche. E se a sorpresa è più moderata la posizione del segretario centrista, Lorenzo Cesa, che chiama a un confronto sereno le forze politiche e a «ragionare con la dovuta maniera tra di noi con tutti i partiti», il capogruppo alla Camera, Luca Volontè, va giù duro e dietro il «dossier» Ue vede la mano dei radicali e del ministro Emma Bonino, che «da mesi lavora a fianco a fianco dei deputati italiani ed europei per colpire dall’Europa la Chiesa italiana». Un atto d’accusa a cui fa spalla Maurizio Ronconi, per cui a Bruxelles «prevalgono nuovamente i circoli radical-massonici», con la complicità delle corrispondenti organizzazioni italiane e «di un governo diviso e imbelle». Un vento anticristiano che non è una novità per il segretario della Dca, Gianfranco Rotondi, ma che invece crea stupore all’interno di Forza Italia che, per bocca di Francesco Giro, responsabile dei rapporti col mondo cattolico, «esprime la sorpresa per le richieste di chiarimento della Commissione europea». Dello stesso tono le parole del vicepresidente dei senatori azzurri, Giuseppe Vegas, incredulo per l’offensiva degli «ambienti anticlericali» che stanno al governo con Prodi. E al capo del governo è rivolto l’appello di Maurizio Lupi che gli chiede di «prendere le distanze» dagli oppositori della Chiesa che «si agitano nel suo schieramento». Il pensiero di Giorgio Jannone, del direttivo di Forza Italia, va invece all’area cattolica dell’Unione che esce come al solito «sconfitta» mentre è sconfortato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che si abbandona a un «povera Italia, povera Europa». Invece ad aggredire ci pensa il leader de La Destra, Francesco Storace, che vedendo «lo zampino del Governo» dietro la minaccia dell’Ue alla Chiesa, chiede di rispondere «a muso duro» a una irricevibile ingerenza comunitaria». E alla Cdl propone «qualcosa di più eclatante dello sciopero del Lotto» appoggiando la richiesta a tutti gli elettori di versare l’8 per mille alla Chiesa. D’accordo con lui da Alleanza nazionale, Maurizio Gasparri, secondo cui «vanno respinti gli attacchi morali e materiali che offendono tradizioni e valori profondamente radicati nella realtà italiana». Gli fa eco Gianni Alemanno per cui «l’eventualità che la Commissione europea apra una procedura di infrazione contro lo Stato italiano è una grave dimostrazione di insensibilità rispetto alla cultura religiosa del nostro popolo». A chiosare ci pensa Roberto Calderoli (Lega): «Anatema. Se io fossi la Chiesa scomunicherei l’Unione europea».
© Copyright Il Giornale, 29 agosto 2007
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4 commenti:
E come al solito niente di nuovo sotto al sole, tanto ben conosciamo ciò che la Madonna ci indica e quale battaglia stia combattendo contro il 'dragone'.
Sono tempi i nostri che già da tempo avevano reso questa strada per mano degli eretici-acattolici.
LIBERTAS
LETTERA ENCICLICA
DI SUA SANTITÀ
LEONE PP. XIII
Dato a Roma, presso San Pietro, il 20 giugno 1888, nell’anno undecimo del Nostro Pontificato
"Al contrario i seguaci del Liberalismo che considerano lo Stato padrone assoluto e onnipotente, e affermano che la vita deve essere vissuta senza rispetto alcuno verso Dio, non riconoscono affatto la libertà di cui parliamo, congiunta a onestà e religione; se si fa qualcosa per conservarla, accusano di aver agito a danno dello Stato. Se dicessero il vero, esisterebbe una tirannide così crudele, alla quale non si dovrebbe né sottostare né ubbidire. ... Molte persone infatti vogliono lo Stato totalmente separato dalla Chiesa, in modo che in ogni norma che regola la convivenza umana, nelle istituzioni, nei costumi, nelle leggi, negli impieghi statali, nella educazione della gioventù, si debba considerare la Chiesa come se non esistesse, pur concedendo infine ai singoli cittadini la facoltà di dedicarsi alla religione in forma privata, se così piace. Contro costoro vale la forza di tutti gli argomenti coi quali confutammo l’opinione relativa alla separazione della Chiesa e della società civile, ma con questa postilla: è assurdo che il cittadino onori la Chiesa e che la società la disprezzi..."
Documento da leggere interamente e che ancora una volta, mostra il profetismo dei nostri Santi Papi.
I soliti radicali, i soliti di rifondazione comunista i soliti verdi insomma i soliti .........la solita cricca repellente del governo!!!!!!!!!!!!!!!!! Che si ritrovano a fare tra di loro un ancor più repellente gioco di scarico delle responsabilità su chi ha dato inizio a l'ennesimo carosello anticlericale; tanto sappiamo tutti benissimo chi sono gli autori; già caro Umberto niente di nuovo sotto il sole ma, forse è il caso che questa gentaglia compresi i sedicenti politici cattolici che si guardano bene da prendere posizione, si preoccupassero un pò di più dei veri problemi dell'Italia che non sono ne la chiesa, ne il Papa, ne il concordato; un'altra domanda perchè questi acuti signori sono stati zitti per ben 26 anni e proprio adesso che c'è un certo Benedetto XVI si preoccupano tanto del concordato????????? Strana coincidenza vero????????????
Eugenia
Cara Eugenia, certamente perché ora abbiamo un Papa. Benedetto XVI fa paura per diversi motivi, prima fra tutti per la sua acuta intelligenza teologica e le sue tesi esposte con profonda articolazione difficilmente contestabile, per cui l’unico mezzo, per gli anticlericali, è la pretestuosità con attacchi che solo gli infami e i vili possono fare. Altro motivo è quello che Benedetto XVI, che sta letteralmente rifondando la Chiesa, ha ripreso a fare ciò che la Chiesa non ha fatto per quasi trent’anni, ossia la pastorale a favore della morale e della famiglia, che tanto fastidio dà a taluni uomini politici, che ora stanno al governo e possono attaccare la Chiesa con il potere che è stato loro conferito. Da chi? A questo punto, con tutto il rispetto, bisogna evidenziare con chiarezza alcune cose: la maggior parte delle nostre diocesi e parrocchie sono sorrette da vescovi e parroci dichiaratamente di sinistra, e che, in campagna elettorale, hanno dato due tipi indicazioni: 1) implicite ai laici; 2) esplicite al clero e a religiosi e religiose di votare per un partito che allora si chiamava Margherita e ora imparentato con i Ds, ovvero i vetero-comunisti. A questo punto verrebbe spontaneo dire: Avete votato e fatto votare per il centro-sinistra, ebbene, vescovi e preti, le tasse che vi metteranno ve le pagherete da soli, magari andando pure a lavorare!
grandissimo antonio!
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