24 agosto 2007

Il filosofo Farouq (Egiziano): a Ratisbona il pensiero del Papa fu scientamente travisato


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Salvatore Merlo

Rimini. “Tutto il mondo musulmano è malato di fondamentalismo, ovvero è ammorbato da una visione ideologica e irrazionale della religione imposta e perpetuata da pseudo intellettuali, da giornali e politicanti in malafede.

Quando Benedetto XVI pronunciò l’ormai famoso discorso di Ratisbona il suo pensiero fu scientemente travisato e, per mero calcolo politico, offerto in pasto all’irrazionalità viscerale di popoli mantenuti loro malgrado nell’ignoranza e nella povertà”, così dice al Foglio Wael Farouq, filosofo egiziano, intellettuale musulmano, giovane e laico professore di Scienze islamiche all’Università del Cairo.

Lo incontriamo al Meeting di Comunione e Liberazione dove mercoledì ha presentato “Dio salvi la ragione” (Cantagalli), un volume di cui è coautore e che raccoglie gli interventi di Glucksmann, Spaemann, Nusseibeh, Farouq e Weiler sulla lectio magistralis tenuta da Benedetto XVI il 12 settembre 2006 all’Università di Ratisbona.
Un discorso quello pronunciato dal Papa nella sua terra d’origine che provocò reazioni scomposte e parole di fuoco. Tawel Farouq oggi spiega di aver voluto contribuire alla scrittura di “Dio Salvi la ragione” poiché immediatamente riconobbe, nell’incomprensione violenta a cui andarono incontro le parole del Pontefice, il più grande malanno della società araba contemporanea,
che consisterebbe nel rifiuto della ragione, “nel pericoloso scollamento tra religione e ragione – dice il professore – che poi altro non sarebbe che il pericolo paventato a Ratisbona da Benedetto XVI”. E Farouq spiega che le parole del Papa rappresentarono un forte appello all’uso della ragione perché “ragione non è mero intelletto, ma umanità e dunque chi rifiuta la ragione rifiuta anche l’uomo”. Ecco perché, aggiunge Farouq, “il Papa a Ratisbona contrapponendosi a fondamentalismo e nichilismo, ovvero due idee avverse e incompatibili con la ragione, non fece altro che difendere l’essenza dell’umanesimo”.
Eppure secondo Tawel Farouq il fanatismo fondamentalista, paradossalmente, non è il più grave dei malanni di cui il mondo arabo soffre: “Non è una causa, non è un virus è piuttosto un effetto, il sintomo di una malattia”. Lui egiziano, laico e democratico, è un acceso contestatore di Hosni Mubarak, l’uomo che da venticinque anni governa, con una formula parademocratica, la sua terra. Così sebbene probabilmente riconosca all’Egitto un minor grado di affezione fondamentalista, tuttavia non esita a indicare in quello di Mubarak l’archetipo di governo arabo corrotto e capace di approfittare del fanatismo religioso a vantaggio del proprio tornaconto politico. “Un esempio – ricorda il professore – fu il modo disinvolto con il quale l’anno scorso venne cavalcata e assecondata la rabbia fanatica per le vignette danesi che ironizzavano sul Profeta al solo scopo di allontanare dalle orecchie dell’opinione pubblica le voci che sempre più insistentemente denunciavano brogli elettorali a favore del presidente Mubarak.

Nei fatti la vicenda della lectio di Ratisbona arrivò poco dopo e le reazioni violente non fecero che bene a tutti coloro i quali volevano mettere a tacere la storia del voto truccato”.

La verità, sostiene dunque Farouq, è che anche i governi così detti moderati si appoggiano e assecondano spesso il massimalismo fondamentalista, il quale sfogando odio e incomprensione verso l’esterno annacqua naturalmente i rischi di una contestazione interna. Così succede anche che in paesi dove i governi corrotti sono retti dalle autorità religiose, la stessa norma santa, la prescrizione dei testi sacri, venga stravolta e riproposta in termini utili a sostenere e conservare il potere: un esempio è la condanna dell’apostasia “che non è affatto contemplata dal Corano – spiega il professore – che mai predica la necessità di eliminare fisicamente chi si converta ad un’altra religione”.
Da queste premesse dunque l’invito e l’augurio contenuto nel titolo “Dio salvi la ragione”, una frase nella quale Dio e ragione si tengono insieme a simboleggiare l’imprescindibile legame tra fede e ragione, come sostenuto da Papa Benedetto XVI, tra religione e ragione. Perché come spiega il professor Farouq, “non vi è pericolo maggiore che la scissione dell’una dall’altra, una religione senza ragione è fondamentalismo ovvero contrapposizione alla vita e all’uomo, fonte di odio e di violenza nichilista”.

© Copyright Il Foglio, 24 agosto 2007

Cio' che ancora mi sconvolge e' la leggerezza con cui i mass media (a partire da quelli italiani) trattarono la lectio di Ratisbona.
Un bel mea culpa non farebbe male in circostanze come queste
...ma, si sa, quando c'e' di mezzo l'ideologia...
R.

1 commento:

euge ha detto...

Ma guarda solo adesso ci si accorge che il discorso di Ratisbona fu maldestramente e volutamente travisato........ ma che scoperta!!!!!!!!!!!!!!!!! Magari per dire ciò finalmente qualcuno si è degnato di leggerlo e magari di capirlo visto che appena declamato dal Santo Padre tutti avevano capito tutto ed il contrario di tutto!!!!!!!!!!!!!!
Meglio tardi che mai!!!!!!!!!!!!!!!!
E pensare che bastava leggerlo per intero per capire che tutto il discorso era stato travisato e manomesso a seconda delle necessità dei detrattori e della stampa che conosciamo benissimo.......... Adesso, anche chi lo ha criticato, minacciato e quant'altro, non solo dovrà fare mea Culpa, ma, dovrà ammettere che senza quel discorso così diciamo " compromettente" probabilmente anche il viaggio in Turchia non si sarebbe svolto nel clima che tutti abb9iamo visto e non avrebbe riportato il risultato che ha ottenuto e soprattutto non si sarebbe aperto un minimo di dialogo serio con i musulmani!!!!!!!!
GRAZIE BENEDETTO - Eugenia