22 ottobre 2007

Repubblica (Napoli) ha visto una città completamente diversa da quella descritta da Politi...


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INTERVISTA AL PAPA SUL CONCILIO VATICANO II

Il Papa ai leader religiosi: mai le religioni possono diventare veicoli di odio

Occorre assicurare ai giovani le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti naturali

Riflessioni sulla Santa Messa di stamattina...

Napoli ha bisogno di credenti che ripongano piena fiducia in Dio, e con il suo aiuto si impegnino per diffondere nella società i valori del Vangelo

Il Papa a Napoli: "L'amore può vincere la violenza"

Napoli accoglie il Papa sotto una pioggia battente

Il Papa ed il Concilio: un'intervista del Santo Padre a Johannes Nebel (novembre 2006)

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Il Papa, la Chiesa e la politica: ipocrisie e doppiopesismi (ovvero: il Papa può parlare ma solo quando ci conviene...)

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

CONSIGLIO DI LETTURA: IL SITO DI FRANCESCO


Inaugurato il meeting delle religioni. Nell´omelia in piazza Plebiscito appello ai politici: scuola e lavoro per i giovani

"La camorra è una mentalità diffusa"

Papa Ratzinger esorta i napoletani: l´amore batta la violenza

Ventimila persone affrontano il gelo e la pioggia per festeggiare Benedetto XVI in visita a Napoli. All´evento prendono parte il premier Romano Prodi e alcuni ministri. Nell´omelia pronunciata durante la messa in piazza del Plebiscito, il Pontefice lancia un monito: «Napoli ha bisogno di adeguati interventi politici. Qui per molti cittadini vivere non è semplice: per povertà, disoccupazione, mancanza di prospettive». Il Papa chiama però l´intera comunità «ad un profondo rinnovamento spirituale», ribadendo all´esercito dei suoi pastori campani: «Ammonite, rimproverate, esortate». Benedetto XVI spinge tutti «ad affrontare la buona battaglia del Vangelo»: non solo «contro la camorra e il suo deprecabile numero di delitti, ma anche contro ogni forma di violenza che qui tende a farsi mentalità diffusa». E alla fine invoca una «seria strategia di prevenzione che punti sulla scuola, sul lavoro e sul tempo libero». Prodi accetta la sfida, riconosce il dramma del precariato e impegna la politica a lanciare, da Napoli, il messaggio «di una città pacificata». «Ma per intervenire contro il disagio sociale servono quattrini», afferma il sindaco Iervolino.


"Camorra e violenza diffusa la politica deve intervenire"

La scossa del Papa: scuola e lavoro per salvare i giovani

Con la messa solenne in piazza del Plebiscito si apre il meeting con i capi delle varie religioni
Appello ai sacerdoti: "Ammonite, esortate, rimproverate. Qui serve un rinnovamento spirituale"


CONCHITA SANNINO

OTTO ore sotto un cielo di tempesta, ma nella Napoli tradita dal generale inverno Benedetto XVI apre le braccia e scalda il popolo dei 20mila fedeli di piazza Plebiscito con la semplicità e l´urgenza delle sue esortazioni di Padre. «Napoli ha bisogno di adeguati interventi politici», è il monito del Papa lanciato dalla metropoli «in cui, per molti cittadini, vivere non è semplice: per povertà, disoccupazione, mancanza di prospettive». Il pontefice chiama però l´intera comunità «ad un profondo rinnovamento spirituale», ribadendo all´esercito dei suoi pastori campani: «Ammonite, rimproverate, esortate, insistete in ogni occasione, opportuna e inopportuna». Benedetto XVI fa appello soprattutto alla Napoli «in cui non mancano energie sane, gente buona, culturalmente preparata e con un senso vivo della famiglia». Spinge tutti «ad affrontare la buona battaglia del Vangelo»: non solo «contro la camorra e il suo deprecabile numero di delitti, ma anche contro ogni forma di violenza che qui tende a farsi mentalità diffusa». E alla fine di una intensa omelia consegnata sullo sfondo di un Vesuvio innevato, dinanzi al "suo" vescovo Crescenzio Sepe di cui il Pontefice loda pubblicamente «le doti di mente e di cuore», Benedetto XVI invoca una «seria strategia di prevenzione che punti sulla scuola, sul lavoro e sul tempo libero».
Otto ore segnate da una missione che scuote la società civile, mobilita e affianca una Chiesa di cui riconosce zelo apostolico e dinamismo. Una visita di cui resta anche il tratto umile di un Papa in ascolto. Ratzinger atterra alla Stazione Marittima alle 9.15 in punto. Lo accolgono, oltre al cardinale Sepe, il premier Romano Prodi, il ministro Clemente Mastella e naturalmente il prefetto Alessandro Pansa con il governatore Antonio Bassolino, il sindaco Rosa Russo Iervolino ed il presidente della Provincia Dino Di Palma. Per un gioco paradossale del caso, sotto il temporale che incombe, piazza Plebiscito gremita fino agli angoli del porticato diventa coloratissima: merito dei 20 impermeabili usa-e-getta rosa, gialli, verde, blu distribuiti dal Comune e dalla Croce Rossa, indossati persino dal sindaco e autorità. In piazza troverà anche i tanti leader religiosi ospiti del Ventunesimo Dialogo per la pace (tra cui il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il rabbino capo di Israele Yona Mezger, il fondatore dell´Università degli Emirati Ezzeddin Ibrahim).
Scrosci impietosi ma applausi diffusi mentre il cardinale annuncia al Pontefice che «Napoli guarda avanti e non si fa certo oscurare da qualche nube», poi saluta Benedetto XVI col suo proverbiale «‘A Madonna t´accumpagna». Poi, nella domenica che la liturgia consacra alla Vedova del Vangelo di Luca, alla sua ostinata ricerca di giustizia divina contro le sopraffazioni, Benedetto XVI ricorda che «la preghiera diviene la più grande forza di trasformazione», la preghiera «non come intimismo consolatorio, ma come agonismo», come capacità «di vincere il male con il bene». Puntando sulla «violenza che a Napoli tende a diventare mentalità diffusa e a insinuarsi nelle pieghe del vivere sociale», Ratzinger spinge per una «strategia articolata». Un intervento sociale che «partendo dalla formazione delle coscienze trasformi le mentalità e i comportamenti di tutti i giorni». Il tono è netto, l´atteggiamento di ascolto. Ma spesso affiora il sorriso e l´amichevole ammirazione sulle labbra del Papa tedesco.
Accade più volte, durante la sua visita napoletana. Come quando, sempre durante la Messa in piazza, il Pontefice (caso irrituale) cita per tre volte la lettera pastorale del suo vescovo, «Il sangue e la speranza», per rivendicare che «qui il seme della speranza c´è e agisce, malgrado problemi e difficoltà». O quando, poco dopo, il Pontefice partecipa al pranzo per 230 autorità al Seminario maggiore di Capodimonte, ringraziando «la città dell´immediata simpatia» e il Signore «per questo giorno di letizia», apprezzando infine il «gradito e gustoso menu».
C´è chi nota che sia stata servito "medaglione di vitello" perché Ratzinger non preferisce il pesce, chi sa che ha bevuto solo succo d´arancia, ma apprezzato il limoncello. E anche questo svelarsi nei semplici gusti di un ospite tra gli altri - sottolineano dal cerimoniale - non è un costume papale.
Accadrà infine nel pomeriggio, durante i 10 raccolti minuti di preghiera riservati alla sosta in Duomo, dinanzi alle reliquie di San Gennaro (l´urna con le ossa perfettamente conservate, le ampolle con il sangue che però non si scioglie, offerte dalle mani sapienti del Maestro della Cappella e abate del tesoro, Vincenzo De Gregorio). È lì che il Pontefice si ferma contro le previsioni del cerimoniale dinanzi ai cantori dell´Ensemble vocale e lascia trapelare la passione di melomane, oltre che la sua competenza di organista: «Lo sapevo che Napoli è ancora una grande capitale della musica».
Otto ore, ma piene. Al suo fianco, la presenza costante di Sepe, che dirà infine: «Ringraziamo San Gennaro anche per la pioggia. Il Papa è rimasto colpito dall´entusiasmo di questa città, dal calore nonostante il freddo. E dalla volontà, dalla gioia nel fare le cose. Ma ora dobbiamo impegnarci di più, tutti». Ratzinger decolla dalla stessa Stazione marittima alle 17.30. Sorridente, se è stanco non sembra. Applausi, ancora canti di giovani che gridano "Be-ne-det-to"». L´elicottero si staglia contro il Vesuvio che è ormai bianco, sembra il saluto di un Papa.

© Copyright Repubblica (Napoli), 22 ottobre 2007

Che bello questo articolo...e' sempre Repubblica ma l'articolo e' scritto con il cuore (da una donna!!!) e la politica e l'ideologia vengono lasciate a casa...
R.


Il maltempo riduce l´afflusso della folla. Donna ferita lievemente dalla "papamobile"

Ventimila affrontano il gelo malori e disagi per i disabili

l´esodo Un corteo di monaci orientali, zuppi di pioggia, si incammina verso il varco di uscita
lo striscione Cori, bandiere, foto con i cellulari. E uno striscione di immigrati contro la Bossi-Fini


PATRIZIA CAPUA

Il corteo di migranti arrivato in treno da Caserta, dà il benvenuto a Napoli a Papa Ratzinger scandendo slogan in lingua africana. Con uno striscione srotolato davanti all´elicottero papale atterrato alla Stazione marittima, che dice: «Mo´ basta, è l´ora dei diritti. Permesso di soggiorno per tutti. No alla Bossi-Fini». Preoccupati, alcuni volontari della Diocesi di Napoli, si schierano a protezione del varco di ingresso alla zona riservata, dove sono concentrati i fedeli in attesa dell´arrivo del Papa. «Ma questi sono pacifici?», chiede perplesso ai giornalisti uno dei ragazzi dell´organizzazione. Poi la papamobile con a bordo Benedetto XVII si muove verso piazza Plebiscito dove il "popolo di dio" accoglie il Santo Padre con cori da stadio, "Benedetto, Benedetto», e tantissimi "viva il Papa", agitando bandiere e scattando foto con i telefonini. La messa viene interrotta più volte dagli applausi. Il primo lo strappa il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe con il suo saluto in napoletano al Papa: «A Maronna t´accumpagna».
Ventimila persone sfidano la pioggia e il freddo gelido che imbianca il Vesuvio, sotto gli ombrelli e avvolte nei poncho impermeabili distribuiti dai volontari a seminaristi, religiosi, diaconi e tanto pubblico, in un arcobaleno gigante color pastello. Disagi per una trentina di disabili sulle carrozzelle, anziani e altri anche molto giovani, e i loro accompagnatori per i quali l´organizzazione non ha previsto alcun riparo. Il Papa sdrammatizza: «Nonostante il brutto tempo, Napoli è sempre bella». Il freddo mette a dura prova anche i più motivati. Battono i denti le suore filippine, con abiti troppo leggeri per affrontare le raffiche di pioggia e vento. Gran lavoro per i volontari della Protezione civile e della Croce rossa chiamati a soccorrere una quindicina di persone colte da malore. Una ragazza si ferisce alla cornea colpita dal manico di un ombrello. Di prima mattina, invece, la papamobile che, senza Benedetto XVI a bordo, veniva trasferita al porto, ha urtato una signora che attraversava la strada e inavvertitamente ha tagliato la strada alle macchine del corteo ufficiale. La donna si è fatta male a un piede, è stata soccorsa e portata in ospedale.
Confusione durante la Comunione quando centinaia di fedeli per ricevere l´ostia consacrata si riversano sotto il palco nel settore riservato alle autorità. Dopo due ore, diversi settori riservati al pubblico cominciano a svuotarsi, comincia l´esodo verso le uscite delimitate dalle transenne. Un piccolo corteo di monaci orientali, zuppi di pioggia, infradito e calzini bianchi, si incammina verso uno dei varchi. Una piccola folla si rifugia nell´androne della Prefettura, altri sotto i tendoni del bar Gambrinus. «Avrebbero dovuto mettere un maxischermo in piazza, davanti al San Carlo» dice Marianna, intirizzita dal freddo.
Si arrende al maltempo anche Fra Fabio Curcio Rubertini, 77 anni, ricevitore dei Cavalieri di Malta, che guida una delegazione di trenta confratelli. «Il Papa ha toccato punti importanti - dice prima di lasciare la piazza - il lavoro, la camorra, un discorso che deve scuotere i politici. Perché il popolo di Dio c´è, ma loro dove sono?». Per Carmine Mangio, della parrocchia della Concordia ai Quartieri spagnoli, c´è «troppa ufficialità in questa giornata. Il Papa si rivolge ai politici, avrebbe fatto meglio a parlare con la gente». Per la recita dell´Angelus, la piazza è ancora abbastanza affollata. Al termine del rito tutti si assiepano nel corridoio centrale per assistere al passaggio del Pontefice. «Non siamo andate via per non lasciarlo solo. È giusto così», concludono Linda e Lucia, della "Cooperativa Padre Pio", intabarrate nelle giacche a vento, «è quello che ci chiede il Signore».
Raccontano che Benedetto XVI sia rimasto colpito dal calore con il quale i napoletani lo hanno accolto. «Al termine di questa solenne celebrazione desidero rinnovare a tutti voi, cari amici di Napoli, il mio saluto e il mio ringraziamento per la cordiale accoglienza che mi avete riservato», dice subito prima di intonare l´Angelus che ha concluso la grande messa di piazza Plebiscito.

© Copyright Repubblica (Napoli), 22 ottobre 2007

Bello anche questo articolo :-)
R.


L´analisi delle parole del santo Padre: incoraggiamento per chi lavora e lotta in silenzio

Quel messaggio ai credenti "Dal sangue nasce il riscatto"

Anche nella prima lettera dell´arcivescovo ai napoletani ritornavano questi temi

LUIGI MEROLA

In una piazza gelida e poca affollata per la pioggia, il Papa Benedetto XVI parla al cuore di noi napoletani. E parla della preghiera come «forza per reagire» al male, parla delle «mani che chiedono altre braccia, altri cuori» che lavorino per i «quartieri del centro storico e di altri dove prospera la illegalità». Il Papa tedesco tocca il cuore dei tanti problemi della città: bisogna fare «prevenzione». Infatti egli dice: «Bisogna puntare sulla scuola, sul lavoro, sulla gestione del tempo libero dei nostri giovani». E in questo programma di salvezza bisogna coinvolgere tutti. Anzi, il Santo Padre sottolinea la grande responsabilità di noi credenti: «È vero che bisogna avere adeguati interventi dei politici, ma Napoli ha bisogno innanzitutto dei credenti che ripongano fiducia in Dio». Napoli sembra agli occhi del Papa aver voltato le spalle a Dio. Un popolo che ha una storia antica, una comunità che nasce dalla tradizione apostolica che vede San Pietro a Napoli consacrare il suo primo vescovo, Sant´Aspreno, ed ora vive un tempo di grande e grave crisi. Ma lo stesso Papa vede nelle parole del Cardinale Crescenzio Sepe, nella sua prima lettera alla città "Il sangue e la speranza", una soluzione: il sangue non solo di Cristo, ma anche di tanti innocenti, uccisi e ammazzati dalla crudeltà dei criminali, quel sangue può dare vita. Quel sangue è «segno di amore e di vita». Non c´è speranza vera che non nasce dal sangue, ha sottolineato il Papa riprendendo la lettera pastorale del nostro Arcivescovo. Quanto sangue innocente è stato sparso per le nostre strade: lo ha ricordato anche il Papa. Quante le vittime della camorra e della violenza. Ma c´è anche il sangue che ogni giorno versiamo per rendere testimonianza alla fede e alla verità. Si può versare il sangue una volta sola morendo di spada o di mano violenta. E c´è un martirio quotidiano, quando versiamo la nostra goccia di sangue ogni giorno a colpi di spillo. Penso al sacrificio di tante mamme e di tanti papà, che ogni giorno lottano per dare da mangiare onestamente ai loro figli. A quanti non hanno lavoro e si arrangiano, senza cedere alle lusinghe della camorra. Quante persone sono impegnate, anche in questa città, e ogni giorno lottano e versano la loro goccia di sangue rispettando le regole, dando la loro vita per gli altri, educando i ragazzi e i bambini. Insegnanti, presidi, sacerdoti, volontari. È su questo sangue versato nel silenzio e nel nascondimento che dobbiamo organizzare la speranza. Il Papa non è venuto a richiamare i politici, gli amministratori come qualcuno si aspettava. È venuto a dire che «Dio non cambia le cose senza la nostra conversione». Napoli ha bisogno di credenti che con il loro sangue cambino la città.

© Copyright Repubblica (Napoli), 22 ottobre 2007


LE REAZIONI

Il capo del governo: lavoriamo insieme per pacificare Napoli. Fischi al sindaco

Prodi raccoglie la sfida Iervolino: servono quattrini

DARIO DEL PORTO

Ha ricevuto la comunione da papa Benedetto XVI incurante della pioggia che gli inzuppava il cappotto scuro, protetto solo da un piccolo ombrello e dallo sguardo discreto della sicurezza. Così, mescolato tra la folla di autorità religiose, uomini di governo di Stati esteri e gente comune che aveva invaso piazza del Plebiscito sin dalle prime ore di ieri mattina, il premier Romano Prodi ha ascoltato l´omelia del Pontefice su Napoli e le sue mille emergenze. Un discorso che il presidente del Consiglio ha inteso «tradurre in decisione politica» come una spinta a «lavorare assieme per fare in modo che da Napoli giunga un messaggio verso l´esterno, verso la comunità internazionale, che questa è una città pacificata e che investe tutto nelle sue risorse umane per i giovani e per il futuro». Benedetto XVI, è l´analisi del premier, «ha parlato con grande chiarezza sia sulla violenza, e quindi contro la camorra, sia sui problemi dei giovani e del lavoro, indicando nella scuola, nell´educazione e nella formazione gli strumenti più adatti per vincere la battaglia del domani». Temi molto cari al Pontefice e ora, argomenta Prodi, «rinvigorito con riguardo alla città di Napoli». L´omelia, ha evidenziato l´inquilino di Palazzo Chigi, «è stata divisa in due parti, una prima di commento delle letture, e poi un invito alla città di Napoli per una riconciliazione, un´azione comune, per una fine di ogni forma di violenza e divisione». Prodi è tornato inoltre sulle parole pronunciate nei giorni scorsi dal Papa sul lavoro precario affermando: «È vero, è un problema, è inutile che ci giriamo intorno». Dopo la messa il presidente del Consiglio, che aveva accolto Benedetto XVI al suo atterraggio alla stazione marittima, ha preso parte al pranzo organizzato presso il seminario arcivescovile di Capodimonte prendendo posto allo stesso tavolo del segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Qui il premier ha scherzato con chi gli chiedeva del suo programma per il prosieguo della giornata. «Sono un pacco postale», ha risposto.
Nel pomeriggio, dopo aver accompagnato il Pontefice fino all´elicottero che lo avrebbe riportato a Roma, Prodi si è diretto al teatro San Carlo per prendere parte al Forum per la pace. All´uscita, non è mancato l´imprevisto, con un contestatore, poi identificato dalla Digos, che ha lanciato qualche insulto all´indirizzo del premier. Prodi tornerà in Campania il 6 dicembre per l´inaugurazione del Vulcano Buono di Nola: «Ci siamo dati appuntamento per questa occasione», ha spiegato il governatore Antonio Bassolino, che sull´invito del Papa a mettere in campo interventi politici adeguati per Napoli, ha detto: «È stato un passaggio giusto, rivolto a tutti. Adeguati interventi politici significa impegni ancora più forti da parte di tutte le istituzioni, le forze sociali, i sindacati. Quelle del Pontefice - ha aggiunto il presidente della Regione - sono state parole di speranza, un invito alla mobilitazione delle grandi risorse che ci sono in questa città. E da laico ho trovato molto bello il discorso sulla preghiera come forza di trasformazione del mondo».
La pioggia non ha risparmiato il sindaco Rosa Russo Iervolino, costretta da una lieve indisposizione a non prendere parte al pranzo a Capodimonte, ma comunque regolarmente al suo posto in tutte le altre tappe della giornata. Il sindaco, accolta al Duomo anche da qualche fischio, ha mostrato orgoglio per la grande partecipazione all´evento di Napoli, da lei definita «città di pace, perché la malavita che coinvolge una piccola minoranza insanguina ancora le strade mentre la maggioranza dei cittadini chiede con forza legalità e non violenza». La Iervolino si è detta «profondamente toccata» dai temi affrontati nel discorso di Benedetto XVI. «Ha dato una spinta in avanti alla città - ha evidenziato - nel corso dell´omelia non c´è mai stato il segno della sconfitta né della rassegnazione. Il discorso intendeva creare una reazione positiva e per questo mi è piaciuto molto». E il riferimento alle «politiche adeguate»? «Non c´è dubbio, il Papa ha ragione - ha replicato il sindaco all´uscita dal teatro San Carlo - non avrebbe potuto tacere su questo, bisogna ricordare che c´è anche un forte contributo offerto dalla chiesa, penso a don Peppino Diana e anche alla battaglia di don Luigi Merola».
In mattinata la Iervolino aveva però anche ricordato che «gli interventi politici, da soli, non risolvono nulla. Napoli ha bisogno anche di quattrini adeguati, di risorse». E aveva ribadito di non voler sentir parlare di resurrezione di Napoli «perché questo presuppone che sia morta. Invece, pur tra grandissime difficoltà e problemi, è viva e deve continuare il suo cammino». Nella visita del Pontefice il presidente della Provincia, Dino Di Palma, ha letto «una straordinaria testimonianza d´affetto per i napoletani». Il procuratore capo Giandomenico Lepore, che a Capodimonte era seduto allo stesso tavolo del presidente del Consiglio regionale Sandra Lonardo Mastella, ha interpretato l´omelia come «un segnale preciso: i problemi di Napoli - ha affermato il magistrato - debbono essere risolti dai napoletani. Bisogna collaborare tutti assieme, reagire e avere il coraggio di reagire senza chiudere gli occhi e girarsi dall´altra parte».

© Copyright Repubblica (Napoli), 22 ottobre 2007

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