7 maggio 2008

Card. Bagnasco: "Il male da combattere è la cultura nichilista" (Francesco Carrassi)


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Su segnalazione della nostra Gemma leggiamo questa bella intervista al cardinale Angelo Bagnasco.
R.

L'INTERVISTA

Il capo della Cei, Angelo Bagnasco
"Il male da combattere è la cultura nichilista"


L'intervista del direttore de 'La Nazione', Francesco Carrassi al capo della Cei Angelo Bagnasco

Firenze, 6 maggio 2008

Sul suo tavolo, nello studio della Curia di Genova, gli ultimi libri sul nostro Paese, alcuni volumi di filosofia (la disciplina in cui si è laureato all’Università di Genova nel 1979, tredici anni dopo la sua ordinazione presbiterale) e i fascicoli che il segretario particolare quotidianamente gli prepara per aggiornarlo sulle questioni più urgenti della Chiesa genovese e italiana. Sì perché da poco più di un anno il cardinale Angelo Bagnasco, oltre ad essere arcivescovo della città della Lanterna, è anche presidente della Conferenza episcopale italiana.

Eminenza è trascorso più di un anno ormai da quando il Santo Padre Benedetto XVI, Le ha affidato la guida della Conferenza episcopale italiana. Un compito non facile, soprattutto perché è stato chiamato a raccogliere il testimone del cardinale Camillo Ruini, che ha retto le sorti della chiesa italiana per tre quinquenni. Che Chiesa ha trovato?

"Ho trovato una Chiesa con una forte coscienza della propria identità e della propria missione di evangelizzazione e di presenza sociale, che da 14 anni - tra l’altro - sta riflettendo sul progetto culturale orientato in senso cristiano, nel quale il problema antropologico sta al centro, attraverso il recupero argomentato della concezione della persona umana".

Dopo molti anni a guidare la Chiesa italiana non è il Vicario di Roma. Ritiene che questo possa contribuire a portare le istanze e le esigenze delle Chiese periferiche al centro?

"Le istanze delle diocesi sono ben presenti ai singoli Vescovi che portano la ricchezza e la peculiarità delle proprie Chiese nel Consiglio Permanente e nell’Assemblea generale dei Vescovi".

Quali le difficoltà e le prospettive che la Chiesa italiana deve affrontare in questo momento storico?

"Il versante delle prospettive è duplice. Il primo è senza dubbio quello di una rinnovata e convinta evangelizzazione, come ci esorta frequentemente il Santo Padre. Il secondo è quello della promozione dei valori fondamentali che costituiscono la dignità della persona umana e i suoi diritti. Questi valori sono oggi particolarmente aggrediti dalla cultura nichilista che tendendo a relativizzarli, indebolisce l’uomo e lo pone alla mercè dei più deboli".

Papa Ratzinger ha compiuto di recente una storica visita negli Stati Uniti. I cattolici in America sono in crescita. In questo momento sono 70 milioni gli americani che si riconoscono nella Chiesa di Roma. Ma sono ancora vive alcune ferite. A cominciare da quella delle accuse di pedofilia. Tanto che lo stesso Pontefice ha parlato di "profonda vergogna".

"Le parole di Benedetto XVI per l’America sono state di grande incoraggiamento e hanno toccato il cuore degli americani: cattolici e non. Per quanto riguarda le ferite più recenti e note, il Papa ha espresso il proprio dolore personale e quello dell’intera comunità cristiana. Parole che hanno manifestato altresì un chiaro e deciso orientamento per il futuro".

Benedetto XVI recandosi a Ground Zero sulle macerie provocate dagli attentati dell’11 settembre 2001 non ha fatto discorsi ma ha composto una preghiera per i terroristi perché Dio volga "verso la via dell’amore coloro i cui cuori e le cui menti sono consumate dall’odio". Che senso ha questa scelta?

"La preghiera a Dio della luce e dell’amore è la grande forza della Chiesa. Il Papa ha anche così espresso fiducia che l’umanità possa con il contributo di tutti percorrere più velocemente ed efficacemente le vie della giustizia e della pace".

Eminenza, torniamo al nostro Paese. Gli italiani sono tornati alle urne e hanno scelto un nuovo governo. Come Lei ha ricordato nel corso della sua ultima prolusione al Consiglio permanente della Cei "non è questo un campo di pertinenza della Chiesa come tale". Parole con le quali Lei ha voluto rimarcare "la linea del non coinvolgimento politico o di partito". Eppure una valutazione sull’esito del voto la Chiesa italiana la farà?

"La Cei non si è coinvolta, ma neppure si è ritirata nella diaspora culturale. Ha ribadito, e continuerà a farlo, il criterio del discernimento che consiste nella difesa e nella promozione dei valori fondamentali come la vita, la famiglia, la libertà educativa. Valori quelli appena evocati non necessariamente confessionali, ma condivisi dal senso comune".

Secondo l’Osservatore Romano, un primo esito del voto è l’accentuazione della ‘polarizzazione del sistema politico italiano’. Secondo Lei questo contribuirà a far recuperare al nostro Paese fiducia nelle proprie possibilità e riguadagnare un orizzonte comune, come Lei auspicava durante la prolusione al Consiglio permanente dello scorso gennaio?

"Il bene comune del Paese richiede la buona volontà e l’onestà intellettuale di tutti: istituzioni e cittadini. La Chiesa come sempre porterà il suo contributo spirituale, etico e culturale per il bene di tutti".

Tra le attese più urgenti e i problemi indilazionabili che la popolazione avverte con crescente disagio e per i quali attende risposte credibili, concrete e rapide: il problema della spesa, l’aumento dei salari minimi, la difesa del potere d’acquisto delle pensioni, l’emergenza abitativa, le iniziative a sostegno della maternità, le misure per una maggiore sicurezza nei posti di lavoro, il miglioramento delle infrastrutture. Su questi temi chiederete ai cattolici presenti in Parlamento una testimonianza concreta del loro servizio al Paese?

"Il problema indicato sinteticamente come ‘il problema della spesa’ fa parte essenziale del magistero sociale della Chiesa e quindi della coscienza formata dei cattolici".

Nel corso dell’ultima campagna elettorale, come era già accaduto nel passato, si è discusso anche di temi etici dall’aborto all’eutanasia, alla pillola del giorno dopo. Temi su cui da parte di alcuni settori culturali della nostra società c’è una forte contrarietà nei confronti delle posizioni della Chiesa. Ritiene che questo peserà anche nel prossimo Parlamento?

"Come già detto sono valori irrinunciabili che hanno il loro fondamento non nelle negoziazioni umane, ma nella stessa natura umana".

Un altro tema da sempre caro alla Chiesa è quello dell’educazione e della formazione. Il Patriarca di Venezia, il card. Angelo Scola, in questi giorni ha auspicato che ci sia "la garanzia di pluralismo delle scuole". Un auspicio che fa anche suo?

"Senza dubbio. Fa parte della libertà e del diritto inalienabili dei genitori scegliere per i propri figli l’educazione che si ritiene più adeguata".

Nel prossimo mese di luglio si svolgerà in Australia la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. Cosa chiede la Chiesa ai giovani? E cosa la Chiesa si aspetta dai giovani?

"La Chiesa desidera e spera che i giovani incontrino l’amicizia di Gesù e facciano un’esperienza forte e profonda della gioia del Vangelo e della Chiesa. Sono certo che - come sempre avvenuto - i giovani ritorneranno dalla GMG non solo carichi di un grande entusiasmo, ma segnati pure da una forte esperienza spirituale che continuerà nella loro vita ordinaria, all’interno delle loro comunità".

Francesco Carrassi

© Copyright La Nazione, 7 maggio 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Straordinarie parole del Card. Bagnasco. Secondo me con il perseguimento di questa linea l'autorità ed il prestigio della Chiesa non potranno che crescere nel Paese.