7 maggio 2008
Convegno alla Lateranense sulla Humanae Vitae a 40 anni dalla promulgazione: intervista con il prof. Giovanni Maria Vian (Radio Vaticana)
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Convegno alla Lateranense sulla Humanae Vitae a 40 anni dalla promulgazione: intervista con il prof. Giovanni Maria Vian
Da domani a sabato prossimo si tiene a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, un Convegno sull'attualità dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI a 40 anni dalla sua promulgazione. Introduce i lavori il vescovo Rino Fisichella, rettore della Lateranense. Tra i relatori il prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano. Giovanni Peduto gli ha chiesto in quale contesto storico sia nata l’Humanae Vitae:
R. – Un contesto molto trasformato e molto complesso. Era la prima volta che la crescita demografica mondiale riguardava estesamente anche i Paesi allora detti “in via di sviluppo”. E questo già dalla metà degli anni Cinquanta iniziò a preoccupare, perché si riteneva che le risorse del pianeta non fossero sufficienti a nutrire tutti. Poi, il contesto più vicino all’Enciclica è quello sostanzialmente del ’68: l’Enciclica viene pubblicata con la data del 25 luglio di quell’anno e resa pubblica quattro giorni dopo. Si tratta, quindi, di un anno di svolta.
D. - Quali sono i punti principali di questa Enciclica?
R. – Sostanzialmente l’Enciclica era in linea con il magistero pontificio più recente, soprattutto la Casti Connubii di Pio XI che aveva - sia pure molto cautamente – innovato in materia, e soprattutto con gli insegnamenti molto più aperti di Pio XII. L'Enciclica si dichiarò, coerente con le novità conciliari sul concetto di matrimonio, contraria alla pratica della contraccezione se non con metodi naturali. Questo in opposizione all’edonismo e alle politiche di pianificazione familiare che spesso venivano imposte ai Paesi poveri da quelli più ricchi.
D. - La sua relazione riguarda il tema della solitudine di Paolo VI: ce ne vuole parlare?
R. – Solitudine perché il Papa decise di fatto da solo, anche se ovviamente con l’aiuto di molti esperti. Si tratta di una solitudine – diciamo – relativa, perché una parte dell’episcopato lo sostenne, anche se per la prima volta un documento papale venne subissato di critiche.
D. - L’Enciclica ebbe dunque un’accoglienza contrastata anche nell’ambito ecclesiale …
R. – Molto contrastata e molto contrastata – credo – proprio perché il documento di Paolo VI fu un documento controcorrente, che andava contro la mentalità allora dilagante, una mentalità spesso indotta ed imposta.
D. - A distanza di 40 anni, quale è stata la profezia di Papa Montini?
R. – Quello che colpisce è l’altissimo concetto del rapporto di amore tra i coniugi. Ci sono delle espressioni molto belle dell’Enciclica che definisce l’amore coniugale un amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale ed atto di volontà libera che deve naturalmente confrontarsi con i problemi quotidiani. Ma l'Enciclica è anche una sorta di antiveggenza sull’evoluzione dell’ingegneria genetica. C’è un’espressione anche qui molto netta: “Se non si vuole esporre all’arbitrio degli uomini – dice l’Humanae Vitae – la missione di generare la vita, si devono necessariamente riconoscere dei limiti invalicabili alla possibilità di dominio dell’uomo sul proprio corpo”. Vediamo come queste parole siano oggi quanto mai attuali.
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