9 maggio 2008

Humanae Vitae, Mons. Rino Fisichella: "La natura non è un'invenzione cattolica" (Osservatore Romano)


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La natura non è un'invenzione cattolica

di Rino Fisichella

L'esistenza personale deve essere posta correttamente nell'orizzonte della relazionalità che permette a ognuno di realizzare se stesso sempre e solo in quanto relazionato con l'altro. La cosa diventa ancora più evidente quando la relazione assume il volto dell'amore. Nella vita coniugale, là dove la reciprocità dell'amore ha la sua forma più completa, l'atto sessuale che viene posto in essere ha la sua valenza unitiva e procreativa inscindibile. Per sua natura, l'amore non può rinchiudere nessuno in se stesso; l'individualismo è da sempre la patologia nefasta da cui tenersi lontano e da prevenire in ogni modo. La comprensione dell'amore come un "dare tutto se stesso" non termina nella donazione di sé alla persona amata; esso prosegue in un ulteriore atto che rende gli amanti capaci di donare tutto loro stessi insieme. La reciprocità coniugale vive della donazione piena di sé, ma insieme come una sola carne devono ancora essere capaci di dare "tutto se stessi". L'unità e unicità dell'atto diventano così fecondi, perché aperti a dare sempre tutto insieme fino al dono della vita come segno perenne che tutto è stato dato. Se amare equivale a dare la propria vita, amare dando tutto se stessi insieme, equivale realmente a donare una nuova vita. In questa azione si scopre realmente quanto la dignità della persona sia elevata alla partecipazione dell'atto creativo di Dio, senza sostituirsi a lui ma vivendo dell'intera potenzialità immessa nella propria natura. Quando l'amore è fecondo percepisce che qualcosa di straordinariamente grande si sta realizzando, esso supera le proprie forze biologiche, perché immette nella sfera del mistero della vita che nessuna tecnica potranno mai abolire né umiliare. Nello stesso tempo, si deve ribadire che quando la natura è ferita nella fecondità - materna o paterna - e il desiderio di essere genitore non può essere realizzato non può sopraggiungere automaticamente l'imperativo del diritto a essere padre o madre ad ogni costo. L'amore deve essere capace di aprirsi a nuove forme di maternità e paternità che sono altrettanto responsabili proprio perché assumono in sé la gioia e la fatica di restituire il sorriso a tanti che non conoscono una famiglia.
Ritornando al pensiero iniziale dell'enciclica ritroviamo un insegnamento profondo.
Al fondo del cuore di ognuno vi è sempre la ricerca della felicità; per questo, fin dagli inizi della sua riflessione l'uomo ha posto delle fondamenta per ritrovare quei principi e quelle linee di condotta che gli permettessero di raggiungerla. L'etica si staglia con la sua originalità e la sua forza persuasiva proprio all'interno di questo contesto che pone come ideale il raggiungimento della felicità ma costruendo l'intero impianto sul fondamento della legge naturale.

Una legge che va conosciuta, indagata e compresa con "intelligenza e amore". Un binomio importante perché qualifica le diverse strade attraverso cui l'uomo conosce la verità che le viene offerta e che può raggiungere mediante atti che riportano alla sua unità essenziale e non solo alla sua razionalità.

In un momento in cui da qualche parte del pianeta qualche scienziato sta mettendo a punto un ulteriore e più sofisticato sistema anticoncezionale che sarà un semplice spray da spruzzare sul braccio, o nel momento in cui si propagandano cifre astronomiche e davvero poco credibili circa i figli nati da coppie omosessuali con l'intento di provocare un'ulteriore lacerazione nel tessuto sociale per la rivendicazione di diritti che non vogliono confrontarsi con la responsabilità sociale, o nel momento in cui si vuole perfino togliere dal vocabolario il termine padre e madre, probabilmente è venuto il momento di far sentire di nuovo e in modo forte la voce per richiamare ai principi fondamentali inscritti nella natura a cui nessuno può venire meno, senza distruggere la componente più umana che possediamo per la nostra appartenenza a essa.
La natura non è un'invenzione cattolica, ma una realtà che ci precede, ci accompagna e ci seguirà nonostante i tentativi di volerla umiliare, ferire e forse distruggere. Non ci sarà futuro autentico per le nuove generazioni se non saremo capaci di consegnare loro una ricchezza di cultura che pone la natura come un patrimonio comune che è offerto e non può essere violentato; con le sue leggi che tutti devono riconoscere e accogliere prima ancora di essere riformulate in sistemi giuridici. Il mercato ha bisogno delle sue leggi, ma anche la natura ha le sue leggi che vanno rispettate almeno tanto quanto quelle della ricerca scientifica e tecnologica. Se, tuttavia, si è tentati di porre le leggi del mercato al di sopra di tutto ne deriva inevitabilmente una prepotenza tale a cui non c'è rimedio.
Benedetto XVI nel suo discorso alle Nazioni Unite ha ribadito con forza quando ha sostenuto che "I diritti umani debbono essere rispettati quali espressione di giustizia e non semplicemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori (...) Mentre la storia procede, sorgono nuove situazioni e si tenta di collegarle a nuovi diritti. Il discernimento, cioè la capacità di distinguere tra il bene e il male, diviene ancora più essenziale nel contesto di esigenze che riguardano le vite stesse e i comportamenti delle persone e dei popoli".

(©L'Osservatore Romano - 9 maggio 2008)

1 commento:

euge ha detto...

Sempre bellissime e profonde le parole di Mons Fisichella!

Grazie