11 maggio 2008

Il Papa: la sessualità non sia vissuta come una droga; educare i giovani al rispetto (Paglialunga)


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Il Papa: la sessualità non sia vissuta come una droga; educare i giovani al rispetto

Arcangelo Paglialunga

CITTÀ DEL VATICANO

La enciclica «Humanae Vitae» di Paolo VI sulla regolamentazione delle nascite è sempre valida, conforme alla dottrina della Chiesa, che non indulge a nessuna tecnica meccanica che possa sostituire ed eliminare l’atto fecondo della donazione reciproca e procreazione tra coniugi basata sul rispetto della persona umana. E i sani principi di una sana educazione sessuale vanno proposti anche ai giovani con urgenza formativa, perché nell’ambito dell’amore non siano distolti dal vero senso dell’amore stesso.
A quarant’anni dalla pubblicazione, l’Enciclica di Paolo VI «Humanae Vitae» non solo manifesta immutata la sua verità, ma rivela anzi la lungimiranza con la quale il problema venne affrontato. Benedetto XVI nel discorso rivolto a 200 tra moralisti, teologi ed esperti sui problemi della natalità, che hanno tenuto alla Università Lateranense un Convegno sul documento (ne riferiamo nella Cultura a pagina 47), ha elogiato, con parole elevate, Paolo VI per avere, «alla luce di una decisione sofferta», elaborato un testo «che costituisce un gesto di coraggio nel ribadire la continuità della dottrina e della tradizione della Chiesa».
La Enciclica, come è noto, si richiamava alla necessità di seguire «i metodi naturali» nella regolamentazione delle nascite. «Quel testo - afferma il Papa - venne spesso frainteso ed equivocato e fece molto discutere anche perché si poneva agli albori di una profonda contestazione che segnò la vita di intere generazioni».
Dopo aver affermato che «la vita è sempre un dono di Dio, inestimabile», il Papa ha sottolineato che «quando si assiste al suo sorgere si percepisce la potenza dell’azione creatrice di Dio che si fida dell’uomo e lo chiama a costruire il futuro con la forza della speranza».
E ancora: «L’amore coniugale nella dottrina della Chiesa, riproposta nel documento paolino, si fa carico della unità della persona e della totale condivisione degli sposi che nella accoglienza reciproca offrono se stessi in un amore fedele ed esclusivo. Come potrebbe un simile amore rimanere chiuso al dono della vita?». Per il Papa «la Chiesa non può esimersi dal riflettere in maniera sempre nuova e approfondita sui principi fondamentali che riguardano il matrimonio e la procreazione. Ma quanto era vero ieri, rimane vero anche oggi».

Ed ecco la frase basilare del discorso di Benedetto XVI: «La verità espressa dall’Humanae Vitae non muta, alla luce delle nuove scoperte scientifiche il suo insegnamento si fa più attuale e induce a riflettere sul valore intrinseco che possiede».

Il Papa riporta un ragionamento nella sua prima enciclica «Deus charitas est», derivato dall’insegnamento di Paolo VI: «Se si perde il valore della persona si cade nel grave errore di considerare il corpo come oggetto, che si può comprare o vendere». E prosegue: «Se l’esercizio della sessualità si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora ciò che si deve difendere non è più solo il concetto dell’amore ma, in primo luogo, la dignità della persona stessa. «Come credenti - afferma Benedetto XVI - non possiamo mai permettere che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualità dell’amore e la sacralità della vita».
Il Papa non si nasconde che l’insegnamento espresso dalla Enciclica è «non facile»: «Tuttavia esso è conforme alla struttura fondamentale mediante la quale la vita è sempre stata trasmessa fin dalla creazione del mondo nel rispetto della natura e in conformità alle sue esigenze». Nella conclusione, il Papa si richiama alle «vicende tristi che coinvolgono spesso gli adolescenti le cui reazioni manifestano una non perfetta conoscenza del mistero della vita».
Di qui «l’urgenza di un’adeguata educazione alla sessualità senza lasciarsi distogliere da messaggi effimeri che nascondono la essenza della verità». «La libertà dell’agire deve coniugarsi con la verità e la responsabilità con la forza della dedizione all’altro, anche con il sacrificio: senza questi comportamenti non cresce la comunità degli uomini e il rischio di chiudersi in un cerchio di egoismo asfissiante rimane sempre in agguato».

© Copyright Il Giornale di Brescia, 11 maggio 2008

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