19 maggio 2008
Il richiamo ai giovani: "Non inseguite mode e miti appariscenti" (Bobbio)
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Il richiamo ai giovani: non inseguite mode e miti appariscenti
Genova
Coriandoli e pioggia, canti e bandiere. Anche una enorme con le insegne del Genoa a forma di maglietta con la scritta Benedetto e il numero 16.
Ratzinger chiude questa sorta di Giornata mondiale della gioventù ligure, Gmg corsara organizzata apposta per lui, gli occhi che guardavano la grande folla giovanile di piazza Matteotti e non i fogli che teneva in mano con il discorso già preparato. La piazza non è grande, ma loro stavano stretti, in almeno tremila. Il Papa ha 81 anni. Sorride.
Dice che chi ha valori grandi non invecchia mai. È un discorso breve, frasi semplici, ma profonde: «Essere giovani significa aver scoperto le cose che non passano con il passare veloce degli anni. Se un giovane scopre valori veri e grandi, allora non invecchia mai, anche se il corpo segue le sue leggi. Resta giovane sempre nel cuore e irradia giovinezza, cioè bontà».
C'è un velo di autobiografia nel ragionamento, ma Ratzinger è uomo riservato e mai antepone se stesso all'importanza del ragionamento. E quello proposto ieri a Genova vale per tutti a tutte le latitudini del mondo.
Alla fine dà appuntamento alla Gmg di Sidney a luglio, dove sicuramente riprenderà il filo del ragionamento.
Scherza anche sulla pioggia: «Prendiamola come segno di benedizione, di fecondità della terra e anche come simbolo dello Spirito Santo, che viene e rinnova la terra, anche la terra secca delle nostre anime».
Non è solo un battuta sul tempo inclemente di questi due giorni in Liguria. Contiene un riferimento pastorale, per chi, spiega, si fa prendere dalle mode, che «bruciano in un baleno» e insegue «miti appariscenti» e «menzogne diffuse». Ammette Ratzinger che c'è chi «si maschera da giovani», e ci sono giovani che «sono vecchi dentro, pur non mancando di beni terreni», perché a loro manca «la cosa più importante, quel qualcosa che riempie veramente l'anima». È un contrappunto questo discorso e assomiglia ad un dialogo.
Il Papa osserva la scena giovanile e ne scova problemi, speranze e angosce. Ma rilancia: «La gioventù ha ancora tutto il futuro davanti a sé. E tutto è futuro, tutto è speranza». Benedetto XVI non propone, tuttavia, vie facili. Dice che «il futuro è sempre pieno di promesse», ma è anche «oscuro e pieno di minacce».
Guarda la piazza colma e s'immagina anche lui là sotto, uno di quei giovani che si pongono questioni, alle quali è difficile trovare risposte: «Ci si domanda: troverò un posto di lavoro, troverò una casa, troverò l'amore, quale sarà il mio vero futuro?».
È la risposta che spesso manca che inquieta e il Papa lo dice con chiarezza: «Davanti a queste minacce il futuro può anche apparire come un grande vuoto, perciò molti vogliono arrestare il tempo per paura di quel grande vuoto, vogliono subito consumare tutte le bellezze della vita, addirittura prima che la vita cominci». Invece è «importante scegliere le vere promesse, che aprono al futuro, anche con le rinunce».
E poi infila una frase fulminante, che fa scattare l'applauso: «Chi ha scelto Dio ha ancora nella vecchiaia un futuro senza fine e senza minacce davanti a sé». La tranquillità di Ratzinger sta lì a dimostrare la fondatezza di queste parole. Non parla di dottrina ai giovani. Parla di una persona che ti cammina accanto. Dice: «Arrendetevi al suo amore».
Alla fine consegna a 11 di loro un Vangelo e li invita a restare sempre «in comunione con i vostri Pastori».
È una lunga esortazione quella del Papa, che ha conosciuto da professore schiere di studenti e oggi ne vede migliaia nei suoi viaggi. Ma non è l'unica della giornata.
Si sposta di pochi metri e nella cattedrale di San Lorenzo parla al Capitolo e ai religiosi e simbolicamente a tutto il clero genovese. Rende omaggio al cardinale Siri, si ferma a pregare sulla tomba dell'arcivescovo più famoso di Genova ed esorta i preti: «Vi prego di non considerarvi mai al tramonto della vita, vi prego di continuare nelle vostre opere e soprattutto nella vostra presenza, vi raccomando l'educazione dei ragazzi e dei giovani».
E aggiunge un cenno all'importanza delle scuole cattoliche, «grande tesoro della comunità cristiana e vera risorsa per il Paese».
Al. Bo.
© Copyright L'Eco di Bergamo, 19 maggio 2008
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