1 maggio 2008
In musica l’omaggio della Cina al Papa (Cardinale, Asianews e Liut per "Avvenire")
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PIETRO E IL MONDO
In musica l’omaggio della Cina al Papa
Eseguirà Mozart, la China Philarmonic orchestra di Pechino che mercoledì suonerà in Vaticano Tra i consulenti della Filarmonica la figlia di Deng Xiaoping
DA ROMA
GIANNI CARDINALE
Il 7 maggio la più nota Orchestra sinfonica della Cina popolare terrà un Concerto in Vaticano in onore e alla presenza di Benedetto XVI. La notizia è stata data ieri, con due comunicati praticamente identici, dal notiziario della Radio Vaticana e dall’Osservatore Romano uscito nel pomeriggio con la data di oggi.
Si tratta di un gesto piuttosto significativo, se si tiene conto che tra Santa Sede e Pechino non ci sono rapporti diplomatici e sono ben note le difficoltà della Chiesa cattolica in Cina.
Una Chiesa che non gode ancora di una piena libertà religiosa e soffre, al suo interno, di dolorose divisioni tra le comunità ufficiali, riconosciute e spesso controllate dalle autorità civili tramite la filogovernativa Associazione patriottica, e quelle clandestine, non riconosciute e spesso perseguitate dalle stesse autorità. Senza contare il fatto che la Santa Sede non ha ancora la possibilità di nominare liberamente i vescovi, anche se, dopo una serie di consacrazioni episcopali illegittime promosse di fatto dall’Associazione patriottica senza il necessario mandato papale, ci sono state delle nomine, compresa quella molto importante del nuovo arcivescovo di Pechino, Giuseppe Li Shan, che sono stata fatte con il consenso di Roma.
Il Concerto in questione sarà tenuto nell’Aula Paolo VI alle ore 18,00 dalla China Philarmonic Orchestra di Pechino, che, con la collaborazione del Shanghai Opera House Chorus, eseguirà il Requiem
di Wolfgang Amadeus Mozart.
La Radio Vaticana ha ricordato che questo concerto in Vaticano (definito «importante») sarà effettuato durante una breve tappa italiana di una tournée europea. Entrambe gli organi di informazione della Santa Sede sottolineano poi che consulente dell’Orchestra è la signora Deng Rong, figlia dello storico leader cinese Deng Xiaoping, morto nel 1997.
La Radio Vaticana e Osservatore Romano hanno chiuso i loro comunicati con la seguente considerazione: «Con questa esecuzione in Vaticano di una grande opera classica della musica europea di ispirazione religiosa, la musica si conferma linguaggio e tramite preziosissimo di dialogo fra i popoli e le culture». E questo inatteso concerto si inserisce ovviamente nel delicato dialogo in corso tra Santa Sede e Pechino. Dialogo che dopo cinque anni di interruzione, dal 2000 al 2005 a causa di alcune beatificazioni celebrate durante l’Anno giubilare e aspramente criticate da Pechino, è timidamente ripreso proprio in occasione del cambio di pontificato da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, quando ci sono stati degli incontri informali tra alti rappresentanti della segreteria di Stato e l’ambasciatore cinese presso lo Stato italiano. Successivamente i contatti non si sono più interrotti, nonostante alcune consacrazioni episcopali illegittime nel 2006, tanto che agli inizi di novembre del 2007 il vice-ministro degli esteri vaticano, monsignor Pietro Parolin, si è recato a Pechino, mentre lo scorso Martedì Santo una delegazione cinese è stata ricevuta nel Palazzo apostolico. Da segnalare poi i contatti avuti lo scorso febbraio dal «ministro» degli affari religiosi cinese, Ye Xiaowen, durante un viaggio negli Stati Uniti, con il nunzio apostolico di Washington e l’osservatore permanente vaticano alla sede Onu di New York.
Quanto alla Santa Sede e al Papa stia a cuore una piena normalizzazione della vita della Chiesa in Cina e anche dei rapporti tra Roma e Pechino è testimoniato anche dalla Lettera di Benedetto XVI ai cattolici dell’ex Celeste impero pubblicata un anno fa. Lo scorso marzo poi si è riunita in Vaticano una riunione della Commissione speciale voluta dal Papa per la Chiesa in Cina.
Da quando si apprende papa Benedetto in occasione del Concerto pronuncerà un discorso. Non è dato ancora di sapere se ci sarà qualcuno dell’ambasciata cinese presso lo Stato italiano, anche se comunque si tratterebbe di una presenza informale.
© Copyright Avvenire, 30 aprile 2008
Nella Repubblica popolare vivono almeno 12 milioni di cattolici
Non vi sono statistiche complete sulla Chiesa cattolica cinese. Nel 1949 vi erano 3 milioni di cattolici. Stime abbastanza vicine alla realtà dicono che vi sono almeno 12 milioni di cattolici, di cui 4 milioni appartenenti alla Chiesa ufficiale.
Chiesa ufficiale: è la Chiesa sotto il controllo dell’Ufficio Governativo per gli Affari Religiosi. Il governo ha controllo sulle nomine dei vescovi, sulle ordinazioni dei sacerdoti, sulle entrate in seminario, sul corpo dei professori del seminario, sui luoghi di culto, sulle pubblicazioni, sui rapporti con l’estero, sull’amministrazione. Questo controllo avviene attraverso membri e segretari dell’Associazione Patriottica, una organizzazione laica che, secondo il suo statuto, vorrebbe costruire una chiesa autonoma e separata da Roma. Attualmente vi sono 79 vescovi della Chiesa ufficiale.
Chiesa non ufficiale (o sotterranea): sorta per salvaguardare il nesso con Roma e per affermare una piena libertà religiosa, garantita in teoria dalla costituzione cinese. Essa ha strutture parallele a quella ufficiale. La Chiesa non ufficiale ha 49 vescovi.
Negli ultimi tempi molti vescovi ufficiali (circa l’8085%) hanno richiesto in segreto la riconciliazione con la Santa Sede. Questo sta facendo crescere sempre più l’unità fra i due rami della Chiesa.
Per entrambe le Chiese, vi sono in Cina 2200 sacerdoti (il 65% è sotto i 50 anni) e 3600 suore di congregazioni diocesane; vi sono anche molte vocazioni: almeno 1700 seminaristi e 2500 novizie.
Il problema più urgente è la formazione.
(A cura di AsiaNews)
© Copyright Avvenire, 30 aprile 2008
La lettera del 27 maggio 2007: «Unità e comunione le priorità»
Matteo Liut
Quella dei rapporti tra Santa Sede e Cina è una storia complessa che vede l’intrecciarsi di diverse voci, di numerose questioni e di interferenze dalla difficile soluzione. Per questo l’anno scorso al cuore della sua lettera ai cattolici cinesi Benedetto XVI ha voluto mettere un accorato appello all’unità, al perdono e alla riconciliazione. Firmato il 27 maggio 2007 ma pubblicato il 30 giugno, il testo rivolto «ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese» offre un’analisi della peculiare situazione dei credenti cinesi, indicazioni di tipo teologico ed ecclesiologico per superare alcune situazioni delicate e un auspicio sul piano diplomatico. La Sede di Pietro, faceva sapere il Papa «rimane aperta alle trattative necessarie per superare il difficile momento presente», mostrando così piena disponibilità a favorire la normalizzazione dei rapporti diplomatici con la Cina, interrotti dal 1951.
Ma, nonostante Ratzinger dedichi parte della lettera alla questione del rapporto con il governo, davanti al quale pone il sì al dialogo ma il no deciso a «interferenze indebite» in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa, lo scopo primario delle parole di Benedetto XVI è di tipo spirituale. La prima preoccupazione, infatti, è per la comunità dei credenti, che vive la difficile ricomposizione fra il volto «ufficiale» della Chiesa in Cina e la sua parte clandestina.
Ecco perché il Papa invoca l’unità e fornisce indicazioni per «una più ricca spiritualità di comunione». Altro punto di particolare importanza è la questione della nomina dei vescovi: l’auspicio del Papa è che si avvenga a un accordo con il governo che sia garante della completa libertà della Chiesa cattolica nella scelta dei pastori. Prendendo atto delle nuove aperture e della mutata situazione della Chiesa in Cina, poi, Benedetto XVI revoca e sostituisce con la sua lettera i precedenti orientamenti pastorali dati per rispondere alla situazione particolare dei fedeli cinesi. Nella sua lettera, infine, il Papa chiede che il 24 maggio venga celebrata ogni anno la Giornata mondiale di preghiera per Chiesa cinese.
Annunciato e atteso, il testo di Ratzinger affrontava questioni complesse e annose ponendo l’accento sulla necessità dell’impegno per la riconciliazione.
© Copyright Avvenire, 30 aprile 2008
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