19 maggio 2008

La devozione a Maria di Pio VII: quando incoronò la sua protettrice a Savona (Osservatore)


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La devozione a Maria di Pio VII

Quando il Papa incoronò la sua protettrice

di Luigi Crippa
Abate del monastero benedettino
di Santa Maria del Monte di Cesena

Benedetto XVI è a Savona soprattutto per rendere omaggio alla figura di un suo grande predecessore: Pio VII. Qui sono tra l'altro gli appartamenti dove quel Papa "martire della fede" visse per tre anni prigioniero di Napoleone Bonaparte. Qui è l'effigie della Madonna della Misericordia che lo stesso Pio VII volle incoronare, nel 1815, dopo aver riacquistato la piena libertà. Era difatti ferma convinzione di Pio VII che "i tempi delle - sue - crudelissime sventure" e quindi delle conseguenti "sventure della Chiesa" si fossero felicemente e inaspettatamente conclusi, solo per un "prodigio".
Una grazia ottenuta dalla Madre di Dio. Lo avrebbe detto solennemente lo stesso Papa Chiaramonti nella prima allocuzione, dopo il rientro a Roma, il 26 settembre 1814, ai cardinali riuniti in concistoro segreto. "A Te, ora, Vergine Madre di Dio, al cui efficacissimo patrocinio attribuiamo la Nostra salvezza (...) rivolgiamo la nostra preghiera". Ma espressione massima e testimonianza perenne di tale sensibilità è l'istituzione della festa liturgica di "Maria aiuto dei Cristiani" (Maria Ausiliatrice) con il relativo ufficio "da recitarsi e celebrarsi rispettivamente con rito doppio maggiore, in Roma e in tutto lo Stato Pontificio" il giorno 24 maggio, "degno di perenne memoria perché segnato dal felice ritorno - di Pio VII - alla Sede di Pietro" e, più precisamente, "rendere perenne testimonianza di riconoscenza alla beatissima Vergine, che - dopo essere stata valido aiuto "nelle molteplici tribolazioni, sventure e angustie, che soffrì nella diuturna prigionia di oltre cinque anni" - "insperatamente venne in aiuto a Sé ed al popolo fedele".
Un così alto e autorevole "segno" di amore per la Madonna da parte di Pio VII non sarebbe stato del resto un atto isolato bensì il culmine di una devozione totalmente confidente nella intercessione della Beata Vergine Maria. Perché - come aveva scritto il 19 febbraio 1805 - "è l'arcobaleno della eterna alleanza, per la salvezza di ogni carne. Le preghiere di tutti gli abitanti del cielo si poggiano sulla benignità divina, le preghiere invece di Maria si basano "anche" sulla sua autorità materna. Quando Lei si avvicina al trono del divino suo Figlio, è un'Avvocata che chiede, una Serva che prega, ed una Madre che comanda". Questa tenera e forte devozione alla Madonna ha accompagnato l'intera esistenza del Chiaramonti. "È un filo d'oro che ricama tutta la sua vita, prima e dopo la elezione a supremo Pastore della Chiesa". In verità, la devozione alla Madonna è stata istillata nel cuore di Barnaba sin dai più teneri anni. Al riguardo non sembra da sottovalutare il fatto, ben documentato, che tutti gli undici figli nati dai coniugi Chiaramonti-Ghini abbiano ricevuto, tra gli altri, il nome "Maria". L'entrata poi del giovanissimo Barnaba tra i monaci benedettini di Santa Maria del Monte in Cesena avrebbe fortificato in lui una solida e illuminata devozione alla Madonna, dal momento che questa è un aspetto qualificante di detto monastero, la cui Chiesa abbaziale è pure venerato santuario mariano. Così la sua crescita spirituale alla scuola di san Benedetto trovò nella devozione mariana un fattore e una caratteristica non secondari. Ne fa fede la testimonianza del beato cardinale Ildefonso Schuster, che annota: "Il Pontefice (Pio VII) sin da quando in Roma era monaco a San Paolo, professava una tenera devozione alla Madre di Dio. Nella Basilica di Santa Maria in Trastevere si addita ancora oggi l'altare dell'Addolorata, dove il monaco don Barnaba Chiaramonti era solito di celebrare, quando nei mesi estivi la comunità monastica di San Paolo rientrava in città, nell'attiguo palazzo di San Callisto in Trastevere a ragione della malaria che allora infestava la campagna romana. Anche sul suo letto di morte, il vecchio Pontefice ricordava nel delirio quella messa mattutina alla Madonna Addolorata nella Basilica Callistiana, e sollecitava perciò gli astanti a far presto, perché dopo messa egli avrebbe dovuto ritornare a San Paolo per il coro!".
È stato fatto rilevare come nel breve ma intenso episcopato a Tivoli del giovane vescovo Chiaramonti, "la cura per la devozione mariana e per il corretto svolgimento dei riti relativi - in linea con il rilancio settecentesco dei culti intitolati alla Madonna ma particolare segno della vocazione benedettina di dom Chiaramonti - fosse seguita con particolare attenzione durante tutto il mandato diocesano". Trasferito a Imola, il cardinale Chiaramonti dovette affrontare, nei successivi quindici anni di episcopato, situazioni gravi e delicatissime insieme a problematiche nuove e complesse imposte dalla rivoluzione francese e dal progressivo imporsi della figura di Bonaparte. Ma anche qui trovò sostegno nella devozione mariana, che ha nel santuario del Piratello un luogo privilegiato. Così, il 3 maggio 1799, in una situazione drammatica, prima cioè di affrontare lo spietato generale Hulin, un giacobino radicale deciso a saccheggiare la città di Imola, il cardinale Chiaramonti si reca al Piratello a implorare la Vergine perché "risparmiasse la vita ai suoi figli e il saccheggio alla città". Qui sosterà pure il 2 aprile 1814, oramai tornato in libertà e trionfalmente incamminato verso Roma.
Appena elevato al soglio pontificio, Pio VII "si prostrò in preghiera davanti al celebre altare di Maria Ausiliatrice venerato nell'insigne chiesa di San Giorgio, presso la quale si era tenuto il Conclave".
È nota la devozione di Pio VII alla "Mater Misericordiae" tanto venerata a Savona, dove fu prigioniero per quasi tre anni. Appena giunto "nella città del suo martirio" volle recarsi - è il 2 settembre 1809 - a celebrare la messa nel santuario. Quindi volle baciare i piedi della statua, che poggiano sul masso dell'apparizione: "Stette in ginocchio con la fronte appoggiata a quei piedi, cinque o sei minuti in fervorosa preghiera in un gran silenzio circostante". Al suo rientro in città apparve a tutti più padrone di sé e più sereno. Tutte le sere saliva nella tribuna della cattedrale per recitare con i fedeli "l'onnipotente preghiera del Santo Rosario". Riottenuta la libertà, il 17 marzo 1814, Pio VII volle rimanere a Savona per celebrare, il giorno seguente con il popolo, la festa dell'Apparizione della Madre di Misericordia della quale poi incoronò l'effigie, tra il giubilo e la commozione generale, il 10 maggio 1815. In precedenza, il 1° maggio 1814, aveva incoronato, con non minore gaudio e commozione, la sua Madonna del Monte.
Se si tiene presente che questo significativo e suggestivo rito Pio VII lo avrebbe rinnovato - sempre nel maggio del 1814 - a Rimini, con la "Madonna della pietà" o "dell'acqua" e nella Cattedrale di Ancona con la "Madonna Regina di tutti i Santi", possiamo convenire con chi ha definito Pio VII "il Papa incoronatore delle immagini di Maria" e l'iniziatore di "quel nuovo e più stretto patto di reciproca esaltazione e difesa tra i Papi e Maria".
Questo atto di "devozione" nei confronti di Maria Incoronata è atto altamente significativo non solo per comprendere la vita di Papa Chiaramonti ma quella di ogni cristiano. Incoronando infatti l'effigie di Maria, il Papa non solo rende visibile l'espressione di personale ed ecclesiale gratitudine e fiducia nella materna bontà e potente intercessione della Madre di Dio e Madre nostra, ma altresì la meta cui ogni battezzato deve tendere cioè la gloria eterna, e insieme la via che vi conduce, cioè l'umiltà e mitezza. È stata questa la via di Cristo Salvatore: "Umiliò se stesso (...) per questo Dio lo ha esaltato" (Filippesi, 2, 8-9). Questa è stata pure la via della Vergine Maria, che così canta nel Magnificat: "Ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Luca, 1, 48). È questa la via - ne fanno fede tutti coloro che lo hanno avvicinato e gli stessi storici del pontificato - che Pio VII "mite e umile di cuore" ha percorso con serena perseveranza, per amore, sull'esempio e con l'aiuto del suo Signore.

(©L'Osservatore Romano - 18 maggio 2008)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, so di essere completamente OT e me ne scuso, ma devo segnalarti con molta amarezza quanto appena appreso dal sito del bravo Rodari:
Pasticciaccio ecclesiale: Maranatha.it è il miglior sito web cattolico. Anzi no.
Scusami ancora
Ciao
Alessia

mariateresa ha detto...

ho letto anch'io.
Posso solo dire che spero ci sia un'altra spiegazione.Anche se non mi sovviene quale possa essere.

mariateresa ha detto...

anche questo che sto per scriversi è fuori topic.Mi ha colpito, è di Paul Wells (professore di teologia sistematica alla Libera Facoltà riformata di teologia di Aix-en-Provence e editore della Revue Reformée)
Dal sito dei protestanti
http://www.icn-news.com/?do=news&id=3555

vedo che certe questioni affiorano anche in quel mondo.
Solo per certi commentatori nostrani se dici relativismo ti regalano un cappello con le orecchie da asino.

Raffaella ha detto...

Grazie, Alessia, e' veramente inspiegabile: Maranatha.it meritava il premio piu' di chiunque altro...
Un vero peccato.