31 luglio 2008

Bressanone l’arte «compagna» di Benedetto XVI (Mazza)


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Bressanone l’arte «compagna» di Benedetto XVI

Alcune opere del Museo diocesano scelte per il luogo che ospita il Papa, per le sue vacanze tra lavoro e riposo

Salvatore Mazza

BRESSANONE. La sveglia suona presto, verso le sei del mattino. E il primo appuntamento è nella cappellina privata, per la Messa. Poi, dopo colazione e una breve passeggiata nel chiostro del Seminario, c’è tempo per lo studio, la lettura, il lavoro. Pranzo, prima delle 13, ancora una passeggiata e riposo, magari qualche minuto al pianoforte, e quindi ancora alla scrivania, fino a ora di cena. A letto, solitamente, mai oltre le 23.
Trascorre così, regolarmente, la giornata-tipo di Benedetto XVI a Bressanone, dove da lunedì scorso il Pontefice si trova per un periodo di riposo. Un «menage» consolidato – dove ieri c’è stato anche il tempo per una semplice festa dedicata al suo segretario don Georg, che compiva gli anni – molto riposante per Papa Ratzinger; i ritmi di lavoro, è vero, restano elevati, ma senza i ritmi pressanti imposti in Vaticano.
Così, come previsto, almeno per i primi giorni ha scelto di non muoversi dall’appartamento ricavato per l’occasione all’interno del seminario.
Ed è lì che si dipana la sua giornata: stanza da letto, bagno, lo studio, un piccolo soggiorno dove è stato posizionato il pianoforte «privato». L’arredamento è molto sobrio, come del resto è lo stile del Papa; unica eccezione che i suoi ospiti hanno insistito a fare, l’aggiunta di alcuni pezzi provenienti dal Museo diocesano di Bressanone. Che, per inciso, è uno dei più grandi e preziosi d’Italia, se non del mondo. Così, sulla parete della stanza da letto dello specialissimo appartamento pontificio altoatesino, spicca ora un dipinto del XIX secolo dell’artista tirolese Josef Erler, che raffigura la cittadina com’era all’epoca, mentre nel soggiorno hanno trovato posto alcune sedie appartenute a Otto d’Asburgo, provenienti per l’appunto dall’«appartamento imperiale» dell’ex casa vescovile, ora adibita a museo. Allo stesso Otto d’Asburgo apparteneva anche l’inginocchiatoio che in questi giorni si trova nella cappellina privata del Papa, mentre un grande (e bellissimo) orologio da tavolo del XVIII secolo è stato collocato nello studio.
A scegliere questi arredi «speciali» per l’appartamento di Benedetto XVI, come ha raccontato il curatore del museo Josef Gelmi, professore emerito di storia ecclesiastica, è stata Cristina, una delle «Memores Domini» – le laiche consacrate che anche in Vaticano assistono il Pontefice. Al di fuori dell’appartamento, gli ambiente del Seminario più frequentati da Benedetto XVI sono senza dubbio il chiostro, dove compie regolari passeggiate insieme al fratello don Georg, e la spettacolare biblioteca ricca di decine di migliaia di volumi (qualcuno sostiene centomila) nelle sue due sale quella barocca e quella nuova.

© Copyright Avvenire, 31 luglio 2008

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