29 luglio 2008

Il saluto bilingue del Papa unisce l’Alto Adige (Dal Mas)


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di Francesco Dal Mas

BRESSANONE.

Non c’è dubbio, il papa si sente a casa sua.
«E noi ben volentieri gli facciamo da ospiti», confida il rettore del seminario di Bressanone, don Ivo Muser, che di fatto è il «padrone di casa».
Quel don Ivo che nel 2004, dopo il soggiorno di Ratzinger in riva all’Isarco, lo accompagnò a Ratisbona, e si sentì dire: «Qui si respira un’aria diversa, che ben conosco».
Ora, ovviamente, non lo direbbe più; è papa e deve tener conto di tutte le sensibilità. Ma Bressanone, indubbiamente, non solo gli è famigliare, gli è anche “naturale”.
Gli è secondo natura. A Lorenzago di Cadore come pure ad Introd, in Valle d’Aosta, Benedetto XVI non aveva mai indugiato così tanto nel rito di accoglienza, come è avvenuto ieri. E nelle espressioni di contentezza.
Infatti, scende dalla macchina, e sorride come un bambino. «Bello, bello» commenta a chi gli augura «buone vacanze» lungo il breve tragitto che compie a piedi verso il seminario. Per carattere, timido ancorché cordiale, non indugia con il pubblico, soprattutto quand’è numeroso.
Ieri si è concesso, contento di concedersi. «Sono davvero felice», dirà e ripeterà al vescovo Wilhelm Egger che prima lo ha ricevuto in aeroporto e che poi lo presenterà al «popolo di Benedetto».

Il suo messaggio di saluti in tedesco e italiano è stato accolto come un segnale importante.

Sembra riposato, dopo il viaggio in Australia. Ma continua a dire, anche con il sindaco di Bressanone Albert Pürgstaller, di essere felice di trovarsi in città dove potrà riposare ancora di più e dove potrà «gioire della bellezza della città» e delle «bellezze della creazione». Quasi ad anticipare che gli viene la nostalgia di qualche sia pur breve e leggera camminata, come faceva da cardinale.
Ma Benedetto XVI, come assicura il vescovo, non è contento soltanto della «calorosa accoglienza» che incontra a Bressanone; della biblioteca del seminario che trova d’estremo interesse; di un ambiente che gli è ormai chiaro. Ma «sono certo - sottolinea Egger - che al santo padre piace anche il modello culturale, linguistico che fa di questa terra una terra di convivenza, di condivisione, di pace».
E’ uno snodo tutto da scoprire, questo di Ratzinger. «Parliamo pure di “modello Bressanone” - insiste Pürgstaller - che rappresenta il massimo dell’intreccio culturale e linguistico tra la comunità tedesca, quella italiana e quella ladina».
Tant’è che proprio per sottolineare questa dimensione, il Comune ha donato al papa «l’angelo della pace». «Non gli abbiamo fatto un dono a caso e lui - conferma il sindaco - l’ha molto apprezzato». E’ dunque da ritenere che fino all’11 agosto il pontefice farà vacanze di vera soddisfazione e, quindi, presumibilmente di lavoro. Preparerà, anzitutto, i due Angelus (con testi molto pregnanti, come quelli dell’anno scorso a Lorenzago, dedicati al tema della pace, nel ricordo delle vittime della grande guerra) e poi il question time con i sacerdoti della diocesi, il 6 agosto, quando Ratzinger darà conto non solo della sua preparazione e della sua saggezza, ma anche delle sue preoccupazioni pastorali.
Un appuntamento tutto da seguire per scoprire Ratzinger in profondità. Magari anche con qualche sorpresa. Non solo. In questi giorni Ratzinger lavorerà alla seconda parte del libro su Gesù e alla nuova enciclica, quella molto attesa sui temi sociali. Oppure ad altro ancora, magari una sorpresa, come lo è stata «Spe salvi», cui ha messo mano l’anno scorso in Cadore. E tra gli impegni, anche la preparazione dei viaggi più importanti. Vacanze di riposo, quindi; di contemplazione, ma di una contemplazione attiva.

© Copyright Alto Adige, 29 luglio 2008

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