29 luglio 2008

Stallo nella Conferenza di Lambeth per ricomporre le divisioni nella Comunione anglicana sulle ordinazioni episcopali di donne e omosessuali (R.V.)


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Stallo nella Conferenza di Lambeth per ricomporre le divisioni nella Comunione anglicana sulle ordinazioni episcopali di donne e omosessuali

Ultima settimana di lavori per i vescovi anglicani di tutto il mondo riuniti nella città di Canterbury, in Inghilterra, per la Conferenza di Lambeth, che cade ogni 10 anni. Molte le questioni spinose da risolvere per evitare fughe in avanti e scismi nella Comunione anglicana, divisa su questioni come l’ordinazione episcopale delle donne e degli omosessuali ed il matrimonio di coppie omosessuali, questioni che implicano ripercussioni sia sul piano teologico che pastorale. Roberta Gisotti ha intervistato Andrea Galli, inviato di “Avvenire” a Canterbury:

D. - A che punto siamo del dibattito, che sappiamo sofferto e che vede posizioni frontalmente contrapposte?

R. - Direi che il dibattito è andato peggiorando, nel senso che le differenze che erano già chiare all’inizio, si sono fatte ancora più esplicite andando avanti nell’incontro. Si è parlato molto, si parlerà sempre di più, anche in questi giorni, del tema dell’omosessualità che è poi il tema più scottante, quello su cui davvero si è aperto uno scontro molto forte, ancora di più di quello che è il tema dell’ordinazione episcopale delle donne nel senso che, innanzitutto, qui a Lambeth sono presenti molte donne vescovo, così come sono presenti molti preti donna. Quindi è una realtà, questa, già concreta da molti anni in molte parti della Comunione anglicana e anche fra l’episcopato, per esempio, africano, quello che, sul tema dell’omosessualità, è più intransigente, su questo tema, si registra per molti una sostanziale apertura. Per cui il nocciolo più controverso rimane quello dell’omosessualità, ma qui va detto che l’omosessualità è presa un po’ come la punta di un 'iceberg', perché la parte che contesta la posizione attuale dell’arcivescovo di Canterbury e la Comunione anglicana, denuncia una corruzione teologica e pastorale di più ampio livello, che va ben oltre il tema dell’omosessualità.

D. – L’opera di mediazione che si sperava proprio da parte del Primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo di Cantenbury, Rowan Williams, non ha quindi sortito i risultati sperati?

R. – Finora sembra di no. Rowan Williams ha lanciato appelli molto sentiti all’unità, per cercare di salvaguardare in tutti modi possibili il bene supremo della Comunione anglicana che però, finora, non hanno soddisfatto né una parte né l’altra. La soluzione che Rowan Williams proporrà, alla fine di questa settimana, dovrebbe essere una sorta di compromesso, cioè la richiesta di una specie di moratoria dell’ordinazione di vescovi omosessuali, che dovrebbe essere il pegno da pagare per l’episcopato nord americano - diciamo così – e dall’altra parte la richiesta invece all’episcopato africano, in particolar modo alla Nigeria, di non estendere le proprie diocesi in territorio nordamericano, perché in questi ultimi anni hanno cercato di lanciare una specie di 'salvagente' ai fedeli anglicani nordamericani che non si riconoscevano più nelle scelte del proprio episcopato. Questo ha creato ovviamente molte tensioni.

D. – Quali scenari, invece si possono prevedere da un eventuale scisma?

R. – Anche la parola scisma è una parola controversa, nel senso che il movimento che si è creato, a livello internazionale - che contesta in questo momento la posizione ed anche il ruolo di Rowan Williams, il movimento che ha assunto il nome di GAFCON (Global Anglican Future Conference), dal nome della Conferenza che è stata organizzata a Gerusalemme a fine giugno. Ricordiamo che non è una piccola frazione della comunità anglicana, ma è una realtà che riunisce l’episcopato di Paesi come la Nigeria, l’Uganda, il Kenya e che pare, appunto, possa rappresentare i due terzi dell’intera Comunione anglicana, quindi un qualcosa come 40 milioni di seguaci su 50, 55 milioni di fedeli praticanti, diciamo così, della Comunione anglicana. Quindi si tratta di una realtà poderosissima, ed è anche per questo che la situazione è particolarmente delicata e grave. L’eventuale scenario, appunto, è questo: il movimento GAFCON, in sostanza dice di non volere attuare uno scisma, loro sostengono di difendere la purezza della tradizione e della teologia anglicana, quindi in sostanza accusano altri di essere scismatici e di voler portare la Comunione anglicana su piste che sono assolutamente estranee alla loro tradizione.

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Il cardinale Murphy-O’Connor alla Conferenza di Lambeth: “È volontà di Cristo che siamo una cosa sola”

Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, primate dei circa cinque milioni di cattolici di Gran Bretagna, ha parlato ai vescovi anglicani riuniti a Canterbury per la Conferenza di Lambeth che chiuderà il 3 agosto: “Alla nostra Chiesa non fa nessun piacere vedere le tensioni che esistono nella vostra comunione”, ha detto riferendosi alle tensioni interne alla chiesa anglicana inerenti alla questione delle donne vescovo, dell’ordinazione degli omosessuali e dei matrimoni gay. Come ricordato dall’agenzia SIR, il porporato è stato protagonista, negli anni '80, del dialogo ecumenico tra cattolici e anglicani svoltosi all’interno delle commissioni ARCIC e ha ricordato come momento culminante di quella fase, la visita di Giovanni Paolo II nel Regno Unito, la prima di un Pontefice dallo scisma di Enrico VIII. “Il cammino verso l’unità è una strada senza via d’uscita – ha detto Murphy-O’Connor – è volontà di Cristo che siamo una cosa sola e, per quanto tempo ci voglia, questo deve essere il nostro obiettivo. Il Papa ritorna sempre a questo come il cuore di quello per cui sta lavorando”. “Non sono pessimista – ha concluso il primate – il dialogo continuerà in qualche forma, non possiamo abbandonare la ricerca dell’unità che vuole Cristo”. Anche l’arcivescovo cattolico di Birmingham, Vincent Gerard Nichols, ha inviato un messaggio speciale ai fedeli della propria arcidiocesi affinché preghino per il successo della Conferenza di Lambeth. (R.B.)

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