30 novembre 2007

ENCICLICA PAPA: IL FUTURO DELL'UOMO PASSA PER LA 'SPERANZA MOTIVATA'


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ENCICLICA PAPA: IL FUTURO DELL'UOMO PASSA PER LA 'SPERANZA MOTIVATA'

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 30 nov - ''Spe salvi'', ''nella speranza siamo stati salvati'', secondo le parole di San Paolo nella lettera ai Romani. Queste, come gia' noto, le prime parole della seconda enciclica di Benedetto XVI, firmata e pubblicata oggi. Un documento fortemente atteso dal mondo cattolico che si compone di 74 pagine e che si compone di 11 capitoli tutti incentrati sulle riflessioni sulla speranza cristianamente motivata soprattutto nel mondo di oggi. ''Elemento distintivo dei cristiani e' il fatto che essi hanno un futuro - scrive il pontefice nella sua enciclica - non e' che sappiano nei particolari cio' che li attende, ma sanno nell'insieme che la loro vita non finisce nel vuoto'': ed e' questa infatti l'idea fondamentale che papa Ratzinger vuole trasmettere all'uomo moderno, in modo da permettergli da affrontare un ''presente faticoso''. ''Chi ha speranza - argomenta infatti il pontefice - vive diversamente; gli e' stata donata una vita nuova''. Naturalmente, per Benedetto XVI la vera speranza coincide con l'incontro con Dio: ''Giungere a conoscere Dio - scrive infatti - il vero Dio, questo significa ricevere speranza. Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall'incontro reale con questo Dio, quasi non e' piu' percepibile''.
Quella del cristiano, ricorda il pontefice, e' una speranza che va al di la' e contro la morte. L'enciclica del papa si compone di due parti: una prima in cui egli cerca di ricostruire 'cosa sia la speranza', tanto per il singolo quanto nella storia, e una seconda in cui egli individua quattro ''luoghi'' dove imparare e esercitare la speranza: luoghi che sono la preghiera, l'agire, il dolore e il Giudizio di Dio.


ENCICLICA PAPA: SPERANZA E' PER UOMO MODERNO CHE RIFIUTA VITA ETERNA

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 30 nov - Nella sua seconda enciclica, ''Spe Salvi'', i cui contenuti sono stati pubblicati oggi, papa Benedetto XVI vuole parlare all'uomo moderno, soprattutto a quello secolarizzato e che ha voltato le spalle a Dio. Caratteristica dell'uomo moderno, secondo il pontefice, e' infatti il rifiuto dell'idea cristiana di vita eterna, di speranza oltre la morte. ''L'attuale crisi della fede - scrive infatti il pontefice nel suo documento - e' soprattutto una crisi della speranza cristiana. Forse oggi molte persone rifiutano la fede semplicemente perche' la vita eterna non sembra loro una cosa desiderabile. Non vogliono affatto la vita eterna, ma quella presente, e la fede nella vita eterna sembra, per questo poco, piuttosto un ostacolo. Continuare a vivere in eterno - senza fine - appare piu' una condanna che un dono''. Che cosa sperare, quindi, si chiede il pontefice usando ancora le parole di San Paolo: ''Non sappiamo che cosa sia conveniente domandare''. Traendo ampia ispirazione da un altro padre della Chiesa che gli e' molto caro, Sant'Agostino, Ratzinger descrive la condizione dell'uomo moderno come quella per cui ''desideriamo in qualche modo la vita stessa, quella vera, che non venga poi toccata neppure dalla morte; ma allo stesso tempo non conosciamo cio' verso cui ci sentiamo spinti''. ''Non possiamo cessare di protenderci verso di esso - scrive - e tuttavia sappiamo che tutto cio' che possiamo sperimentare o realizzare non e' cio' che bramiamo. Questa 'cosa' ignota e' la vera 'speranza' ''. Speranza nella vita eterna e fede in Dio sono strettamente intrecciate, secondo Ratzinger, e racchiudono il nodo della proposta cristiana all'uomo moderno che si trova spesso a vivere 'senza futuro': ''L'uomo ha - riassume il suo pensiero il pontefice - nel succedersi dei giorni molte speranze. A volte puo' sembrare che una di queste speranze lo soddisfi totalmente e che non abbia bisogno di altre. Quando pero' queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che cio' che non era, in realta', il tutto. Si rende evidente che l'uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che puo' bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sara' sempre piu' di cio' che egli possa mai raggiungere''. ''Questa grande speranza - conclude il suo ragionamento il papa - puo' essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che puo' proporci e donarci cio' che, da soli, non possiamo raggiungere. Dio e' il fondamento della speranza - non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l'umanite' nel suo insieme. Il suo amore e' per noi la garanzia che esiste cio' che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell'intimo aspettiamo: la vita che e' 'veramente' vita''.


ENCICLICA/ PAPA: LA VITA DEI CRISTIANI NON FINISCE NEL VUOTO
La speranza salva e aiuta ad affrontare anche presente faticoso

Città del Vaticano, 30 nov. (Apcom) - La speranza come salvezza e redenzione, come elemento distintivo che consente di "affrontare il presente, anche un presente faticoso". E la consapevolezza, per i cristiani, che "la vita non finisce nel vuoto". E' questo il concetto centrale della seconda Enciclica di Papa Ratzinger, intitolata 'Spe salvi', presentata questa mattina in sala stampa vaticana. Al centro dell'intera analisi il concetto di speranza, di salvezza, filo conduttore dell'intero testo.
"La salvezza, secondo la fede cristiana - osserva Benedetto XVI - non è un semplice dato di fatto". È grazie alla speranza che "noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso - dice il Papa - può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino". Ed ancora: "Senza Dio ci troviamo in un mondo buio, davanti a un futuro oscuro".
Ratzinger individua un "elemento distintivo" dei cristiani: "Il fatto che essi hanno un futuro: non è che sappiano nei particolari ciò che li attende - sottolinea - ma sanno nell'insieme che la loro vita non finisce nel vuoto".
"Chi ha speranza vive diversamente - prosegue Benedetto XVI - gli è stata donata una vita nuova". Ma "in cosa consiste questa speranza?", si domanda il Papa teologo. "Giungere a conoscere Dio, il vero Dio - risponde - questo significa ricevere speranza. Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall'incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile".
Non manca nel testo un nesso tra speranza e fede. La speranza, osserva il Papa, "è una parola centrale della fede biblica, al punto che in diversi passi le parole 'fede' e 'speranza' sembrano interscambiabili".

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