9 gennaio 2008
Sacralità della vita: l'attenzione del mondo laico all'auspicio del Papa. Radio Vaticana intervista Pierluigi Battista
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L'attenzione del mondo laico all'auspicio del Papa per un dibattito internazionale sulla sacralità della vita umana. L'opinione di Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della Sera
Due giorni fa, nell’atteso discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Benedetto XVI si era tra l’altro riferito alla moratoria della pena di morte, di recente adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, accompagnando l’apprezzamento per la scelta dell’ONU con questo auspicio: “Faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana”. Per la Chiesa, e per la coscienza cristiana, la vita è sempre stata dichiarata e difesa dal suo concepimento fino alla morte naturale. Su questo tema, anche il mondo laico sta mostrando una rinnovata attenzione, come nel caso della moratoria dell’aborto proposta dal direttore del quotidiano italiano Il Foglio, Giuliano Ferrara. E analoga condivisione delle parole del Papa si coglie anche nell’opinione del vicedirettore del Corriere della Sera, Pierluigi Battista. Fabio Colagrande lo ha intervistato:
R. – Sono assolutamente d’accordo. Non occorreva aspettare la risoluzione dell’ONU sulla pena di morte, per discutere dell’aborto, discutere dei problemi della vita, di capire – insomma – quali sono le implicazioni etiche, antropologiche, culturali, religiose di un problema così gigantesco: questa riflessione è assolutamente essenziale e fondamentale.
D. – Come non-credente, cosa pensa della proposta del direttore de “Il Foglio” di chiedere una moratoria anche sull’aborto?
R. – Guardi, io non so quali siano le soluzioni concrete, che cosa questo significhi, se basti un’aggiunta a qualche comma della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo; io ho sostenuto che dobbiamo sgomberare il terreno da un grande equivoco: pensare che discutere dell’aborto, dell’orrore dell’aborto, significhi immediatamente la rimozione di una legge. Cominciamo dal poco che si può fare. Il poco che si può fare è che si può passare da un clima di indifferenza, di faciloneria, come se tutto fosse normale e naturale, cominciare a pensare quali sono appunto le implicazioni di un aborto, che cosa significhi sopprimere una vita. Dato che questo non riesce a passare, non riesce a perforare la corazza dell’indifferenza, atteniamoci a questo. Se si ricominciasse a discutere, in ambienti che non sono necessariamente ambienti – appunto – di credenti, ma tra noi, laici, lasciare – come diceva Norberto Bobbio in un’intervista del 1981 – lasciare il monopolio della difesa della vita solo ai credenti, forse per chi oggi si sente laico costituisce una grande sconfitta.
D. – Secondo lei, perché la difesa della vita nascente, così come pure la difesa della vita del malato terminale, è restata – come scrive lei – monopolio morale dei credenti?
R. – Perché la cultura laica non è stata sufficientemente laica da capire che i progressi della scienza cambiano i quadri di riferimento, e quindi la possibilità da parte dell’uomo, attraverso gli strumenti della scienza e della tecnica, in modo così massiccio, di poter incidere sui fattori fondamentali della vita e sui fattori fondamentali della morte: a questo grande cambiamento la cultura laica non è riuscita ad adeguarsi mentalmente.
D. – Lei crede che, così come auspicato più volte da Joseph Ratzinger anche prima di diventare Papa, sia possibile stabilire un dialogo sereno, costruttivo, tra cristiani e non-credenti?
R. – Assolutamente sì. Dialogo costruttivo, anche conflitto, quando occorre, ma avere un atteggiamento di apertura mentale: questo sì!
D. – Quindi, lei in conclusione dice: 'noi laici non possiamo chiamarci fuori da questi dibattiti!'
R. – Noi laici ci chiamiamo fuori, purtroppo, e non solo, ma lanciamo invettive contri chi invece solleva problemi. C’è una clamorosa inversione di ruoli. Nel senso comune, il laico è chi è aperto al dubbio, è aperto alla discussione, è aperto al confronto, è aperto al dialogo; e invece, oggi i laici sembrano mossi da una crociata, da una guerra di religione e questo a me sembra poco laico.
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5 commenti:
Noi laici ci chiamiamo fuori, purtroppo, e non solo, ma lanciamo invettive contri chi invece solleva problemi. C’è una clamorosa inversione di ruoli. Nel senso comune, il laico è chi è aperto al dubbio, è aperto alla discussione, è aperto al confronto, è aperto al dialogo; e invece, oggi i laici sembrano mossi da una crociata, da una guerra di religione e questo a me sembra poco laico.
Partendo da questo ultimo scorcio di articolo, possiamo tranquillamente affermare che è vero questo atteggiamento del " laico" non aperto al dialogo al confronto su basi che abbiano un senso ma, disposto soltanto per partito preso forse, a contrastare e ad impedire ogni dialogo e confronto con il mondo cattolico. Solo un' osservazione più che laico questo atteggiamento lo definirei laicista. Conosco laici che accettano di dialogare in piena correttezza e conosco laicisti che invece, partono all'attacco senza argomentazioni valide su cui confrontarsi ma, solo per il gusto di contraddire e far sembrare il pensiero cattolico, un pensiero oscurantista, che, scandisce il vivere umano su regole opprimenti che priva quindi l'essere umano, della propria libertà. Peccato non rendersi conto che molto spesso si è schiavi di una libertà solo apparente e priva di valori.
Eugenia
Battista mi sorprende ogni giorno di più.
E' chiara la sua consapevolezza che certi discorsi sono minati in un certo mondo, ma la buona volontà sua e l'apertura mentale sono fuori discussione. E anche di altri laici. Sul Foglio si può vedere tutto questo dagli interventi pubblicati.
La discussione è ampia e ha coinvolto le persone più impensabili. E visto il clima generale, questo è già un miracolo.
Siamo solo all'inizio.
Ma è bello parlare di cose grandi e importanti, io credo, senza temere gli anatemi scalfariani (e non solo, naturalmente).
Roba da matti , ha detto una mia carissima amica, tutta casa e causa politica.
Beh, forse è roba da matti, ma non è un bene parlare e di cose importanti, che riguardano la vita delle persone?
La politica è morta. Scusate questa mia dichiarazione personale unilaterale e di cui sono fortemente convinta.
Parliamo dell'uomo e della donna. Senza inquisizioni di nessun tipo, nè laiche, nè confessionali.
E' un sogno?
E comunque si rigiri la frittata, è un nuovo inizio.
Nessuno dei miei figli mi chiederà di questo o quel ministro che viene citato nei TG, ma se la questione riguarda la vita e la morte, la mia figlia maggiore chiede e vuole sapere.
E io le rispondo con gioia.
Tornare a parlare di cose vere, senza paura, senza luoghi comuni, con pazienza.
Per me questo è positivo.
La paura del confronto non la trovo come un bel segno.
E con tutto il rispetto per quei cattolici che se la fanno addosso , pardon,che diventano verde pisello per l'agitazione.
Le loro preoccupazioni le capisco.
Ma loro stessi accusano questo pontificato di avere delle paure rispetto alla modernità (qualunque cosa significhi, santa pace) e invece mi sembrano invece i più paurosi di tutto.
Per salvaguardare cosa?
Buongiorno :-)
Sono convinta anche io che la politica sia morta nel senso che ormai non e' piu' in grado di stare al passo con la societa'. Qualcuno afferma che il "Paese reale" sia piu' "avanti" della politica, interpretando questa espressione come sinonimo di crescente scristianizzazione. Secondo alcuni il "Paese reale" non ha alcun dubbio sul diritto di abortire, sarebbe favorevole all'eutanasia, ai Dico e via svolazzando.
Siamo sicuri che sia questa la realta'? Non e' forse una mera illusione laicista? Abbiamo visto negli USA quanto siano affidabile i sondaggi...
Secondo me il "Paese reale" e' molto piu' maturo di quanto non si pensi e si pone domande sulla vita e sulla morte al di la' ed a prescindere dalle opinioni politiche...
Grazie per come ci segui, Raffaella.
Caro Fabio, sono io che ringrazio Radio Vaticana per i bellissimi servizi che ci regala :-)
Buon lavoro a tutti.
Raffaella e il blog :-)
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