12 marzo 2008
I farmacisti chiedono il diritto all’obiezione. Vergognoso raid contro farmacista obiettore a Bologna
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appello
I farmacisti chiedono il diritto all’obiezione
«Legge chiara per negare la pillola del giorno dopo»
DA MILANO
ENRICO NEGROTTI
I farmacisti rivendicano il diritto a poter esercitare l’obiezione di coscienza, in particolare nei confronti della pillola del giorno dopo. E a questo scopo rilanciano la palla nel campo della politica perché questa posizione – sostenuta dal Codice deontologico della categoria – trovi una tutela anche legislativa.
Partendo infatti dalla tutela del dottor Vittorio Baldini, titolare della farmacia di Bologna vivacemente contestato venerdì scorso da un gruppo di manifestanti, la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), l’organismo pubblico che rappresenta la categoria, ha diffuso un comunicato stampa per chiedere una norma chiara «che consenta al farmacista di appellarsi alla propria coscienza individuale», allo stesso tempo garantendo al cittadino «la reperibilità di ogni di tipo di farmaco la cui distribuzione sia autorizzata dallo Stato».
«Al momento – osserva la nota della Fofi – esiste un autentico vuoto legislativo in tema di obiezione di coscienza per il farmacista, che svolge un servizio pubblico quanto un delicato ruolo di filtro tra cittadino e farmaco». Da tempo i farmacisti rivendicano questo diritto, in particolare per la pillola del giorno dopo, e hanno costituito una commissione apposita nella Fofi che sta valutando – con il parere di alcuni avvocati – tutte le implicazioni anche legali della questione.
Coordinatore del gruppo di lavoro è Giovanni Gerosa (presidente dell’Ordine dei farmacisti di Como): «Il nostro Codice deontologico prevede l’obiezione, ma manca ancora una legittimazione legislativa chiara. Probabilmente ci vuole un atto normativo, come è stata la 194 per i medici ». Gran parte della discussione ruota intorno alla definizione di contraccettivo con cui la pillola (levonorgestrel) viene commercializzata: «È noto che può avere effetto abortivo, impedendo l’attecchimento dell’embrione. Ma la nostra preoccupazione si estende al futuro: altri farmaci potrebbero essere introdotti in commercio con effetto abortivo e vorremmo che la questione dell’obiezione di coscienza fosse già stata risolta».
Aggiunge Piero Uroda, presidente dell’Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi): «Chi si oppone al riconoscimento dell’obiezione di coscienza si rifà a una legge del 1938, quando l’aborto era vietato e non erano in vendita farmaci abortivi. La distribuzione di farmaci quindi non poteva presentare i problemi di coscienza che si pongono oggi ».
«Già alla fine di ottobre 2007 – conclude la nota – la Fofi aveva espresso piena condivisione dell’appello lanciato da Benedetto XVI in occasione del 25° Congresso internazionale dei farmacisti cattolici. Anche il Papa aveva postulato il diritto all’obiezione di coscienza per la categoria».
Una commissione della Federazione degli Ordini sta valutando le implicazioni legali Uroda (Ucfi): norma non prevista nel 1938, ma l’aborto era vietato
© Copyright Avvenire, 12 marzo 2008
Bologna
Cinquanta no global all’assalto Negozio bloccato: «Non vendete la pillola del giorno dopo»
Raid contro farmacista obiettore
DA BOLOGNA
STEFANO ANDRINI
Tre sacchi di palline di polistirolo rovesciati sul pavimento e slogan contro l’obiezione di coscienza alla 'pillola del giorno dopo'. Con un’azione dimostrativa, che per oltre un’ora ha provocato una grave interruzione di servizio pubblico, una cinquantina di uomini e donne del centro sociale Tpo ha assaltato nel pomeriggio di venerdì una farmacia bolognese. Gli attivisti hanno coperto le vetrate con adesivi ('Boicotta chi decide per te') ed esposto uno striscione con la scritta ('Fuori i nostri corpi del vostro controllo').
Obiettivo del raid punitivo il boicottaggio di una farmacia accusata di non vendere il 'Norlevo'. Non sono mancati momenti di tensione: quando il titolare è uscito per contestare calunnie e diffamazioni lanciate dai manifestanti attraverso un megafono si è trovato circondato e spintonato da alcuni di loro. Secondo il farmacista se qualcuno chiede la pillola l’ordine viene evaso e il prodotto procurato nei tempi minimi di rifornimento. In questa prospettiva il suo esercizio non fa obiezione di coscienza in senso stretto (anche perché su questo versante c’è un preoccupante vuoto legislativo) ma si ispira ad un principio del codice deontologico in base al quale il farmacista deve operare conformemente ai principi etici. Per questo il farmacista ribadisce il giudizio negativo su un farmaco che provoca l’eliminazione di un embrione concepito. Al di là della questione 'obiezione di coscienza', l’aspetto più preoccupante del blitz è che gli attivisti, con una manifestazione non autorizzata, abbiano potuto agire indisturbati davanti agli occhi della polizia impedendo ai clienti di rifornirsi dei farmaci. Un aspetto ripreso anche dal settimanale diocesano Bologna Sette che oggi interviene sulla vicenda con un commento firmato. «Il fatto accaduto - dice la nota - dimostra una grave irragionevolezza e una pacchiana ipocrisia: gli occupanti invocavano la libertà di commercio della pillola del giorno dopo sulla base dell’autonomia di disporre del proprio corpo e allo stesso tempo calpestavano la libertà dei clienti della farmacia e la libertà professionale dei farmacisti». È molto verosimile, conclude l’inserto, «che il fatto abbia uno scopo intimidatorio: hanno voluto colpire una farmacia per 'educare' centinaia di farmacisti».
© Copyright Avvenire, 9 marzo 2008
Un altro atto vergognoso di chi pensa di imporre le proprie idee con la violenza. Evidentemente si ha paura della "pochezza" dei propri argomenti.
R.
BOLOGNA
'Assalto' a farmacia: pronte le denunce
Arrivano i primi esposti dopo la protesta di venerdì contro una farmacia di via Massarenti, a Bologna, il cui titolare, appellandosi al diritto di esercitare l’obiezione di coscienza, si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo. La Digos oggi presenterà la denuncia contro 17 dei manifestanti (una cinquantina per gli organizzatori, una trentina per le forze dell’ordine) per interruzione di servizio di pubblica necessità, danneggiamento e imbrattamento. A compiere il blitz, rivendicato come «azione simbolica» dal centro sociale Tpo, era stato un gruppo di femministe e Disobbedienti. I manifestanti avevano rovesciato pillole di polistirolo all’ingresso della farmacia, esposto uno striscione e attaccato alle vetrine molti adesivi. Dopo la reazione del titolare della farmacia che aveva protestato, lo stesso centro sociale aveva fatto sapere di avere delegato i propri avvocati ad adire a vie legali per «aggressione» e anche per la «diffamazione» subite dopo il blitz.
© Copyright Avvenire, 12 marzo 2008
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1 commento:
Vorrei sapere se si sono presi provvedimenti verso chi ha impunemente aggredito un farmacista che ha tutto il dovere e la libertà di porsi un problema di coscienza; come vogliono avere libertà coloro che sentendosi onnipotenti, vogliono essere liberi di decidere della vita o della morte di un essere umano a tutti gli effetti, ma indifeso e non tutelato.
Non so fra i due chi dovrebbe sentirsi più in colpa .............
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