12 marzo 2008
BENEDETTO XVI: UDIENZA, “ASSURDA” LA CONDIZIONE DEI DETENUTI CONDANNATI E TORTURATI
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(La consolazione della filosofia, miniatura del 1485).
BENEDETTO XVI: UDIENZA, “ASSURDA” LA CONDIZIONE DEI DETENUTI CONDANNATI E TORTURATI
“Ogni detenuto, per qualunque motivo sia finito in carcere,intuisce quanto sia pesante questa particolare condizione umana, soprattutto quando essa è abbrutita, come accadde a Boezio, dal ricorso alla tortura”. Lo ha detto il Papa, che nell’udienza generale di oggi – dedicata alle figure di Boezio e Cassiodoro – ha definito “particolarmente assurda la condizione di chi viene torturato a morte senza alcun altro motivo che non sia quello delle proprie convinzioni ideali, politiche o religiose”. In questo senso, Boezio secondo Benedetto XVI è il “simbolo di un numero immenso di detenuti condannati ingiustamente di tutti i tempi e di tutte le latitudini”. Nato a Romanel 480 e condannato a morte ingiustamente - con il “pretesto” di un “complotto” contro il re Teodorico - il 23 ottobre del 524, a soli 44 ani, Boezio “proprio per questa sua drammatica fine – ha detto il Papa – può parlare dall’interno all’uomo contemporaneo e soprattutto alle tantissime persone che subiscono la sua stessa sorte a causa dell’ingiustizia presente in tanto parte della giustizia umana”.
In carcere, ha ricordato il Papa a braccio, Boezio cerca “consolazione, luce, saggezza”, e “ha saputo distinguere tra beni apparenti, amicizie apparenti, e beni veri, che non scompaiono. Il bene vero, che non scompare, è Dio”. Boezio, in particolare, per Benedetto XVI “ci insegna a non cadere nel fatalismo: non governa il fato, la fortuna, governa la Provvidenza. E la Provvidenza ha un volto, con la Provvidenza si può parlare perché Dio è la provvidenza”. “Anche nel carcere – ha assicurato il Pontefice –rimane la possibilità della preghiera, del dialogo con Colui che ci salva. Il fatto elimina la possibilità della preghiera, mentre la Provvidenza ci permette di stare in amicizia con Dio”. “L’avversa fortuna – ha aggiunto Benedetto XVI riferendosi ancora alla condizione di chi si trova carcerato – permette di discernere i falsi amici dai veri e fa capire che nulla è più prezioso per l’uomo di un’amicizia vera. Le difficoltà della vita non soltanto rivelano quanto l’avversa fortuna sia effimera e di breve durata, ma si dimostrano perfino utili per individuare e mantenere gli autentici rapporti tra gli uomini”.
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PAPA/ NO AL RICORSO ALLA TORTURA PER I DETENUTI
Non cadere nel fatalismo, seguire il bene supremo che è Dio
Città del Vaticano, 12 mar. (Apcom) - "Ogni detenuto, per qualunque motivo sia stato messo in carcere intuisce quanto sia pesante questa condizione umana soprattutto quando è abbruttita dal ricorso alla tortura, come avvenne per Boezio", condannato a morte nel Medioevo. Lo ha sottolineato il Papa, nel corso dell'udienza generale del mercoledì, rivolgendosi agli oltre 8mila fedeli presenti nell'Aula Paolo VI.
Benedetto XVI, commentando questa mattina due figure cristiane dell'alto Medioevo, Boezio e Cassiodoro, ha sottolineato come "Boezio è simbolo dei detenuti ingiustamente di tutti i tempi". "Vissuto fra i tempi più tribolati - ha aggiunto il Papa - Boezio si impegnò in politica ma nonostante questa attività pubblica non trascurò gli studi, dedicandosi all'approfondimento di temi filosofici, ma anche della geometria, della astronomia".
"Primo intellettuale del periodo medievale - ha proseguito il Papa - fu accusato di complotto e rinchiuso in prigione dove scrisse una delle opere più conosciute "De consolatione philosophiae".
Boezio ci insegna di non seguire "le amicizie apparenti, ma quelle vere, così come i beni veri non scompaiono e il bene vero - ha spiegato il Pontefice - che non scompare è Dio". Inoltre, il Papa ha invitato a "non cadere nel fatalismo, che non ha speranza. Non governa il fato, la fortuna - ha detto - ma governa la Provvidenza, che ha un volto, che è Dio".
In tal senso, per il Papa, "la filosofia, nel senso della ricerca della vera saggezza, è la vera medicina dell'anima. E l'uomo può sperimentare l'autentica felicità in fondo a sè stesso. Dio resta la felicità suprema. La malvagità - ha aggiunto - non può prevalere anche se si estende da un confine all'altro". Ma "la vera amicizia elimina il fato, mentre la Provvidenza ci permette sempre di stare in rapporto di amicizia con Dio".
"Boezio - ha concluso il Papa - è il simbolo di tutto ciò che ha sofferto ingiustamente per ragioni ideologiche, politiche o religiose, ma ci invita alla contemplazione del Mistero del Crocifisso del Golgota".
TRIBUNALI NON ESENTI DA TANTA INGIUSTIZIA
Benedetto XVI ha voluto esprimere oggi la sua solidarieta' a quanti soffrono "a causa dell'ingiustizia presente in tanta parte della giustizia umana". Lo ha fatto nell'Udienza Generale di oggi presentando la figura di Boezio, il martire cristiano da lui definito il "simbolo dei detenuti ingiustamente di tutti i tempi". "Ogni detenuto - ha detto il Pontefice - per qualunque motivo sia stato messo in carcere, intuisce quanto sia pesante questa condizione umana soprattutto quando e' abrutita dal ricorso alla tortura, come avvenne per Boezio". "Vissuto fra i tempi piu' tribolati - ha aggiunto il Papa - Boezio si impegno' in politica ma nonostante questa attivita' pubblica non trascuro' gli studi, dedicandosi all'approfondimento di temi filosofici, ma anche della geometria, della astronomia". "Primo intellettuale del periodo medievale - ha proseguito il Papa - fu accusato di complotto e rinchiuso in prigione dove scrisse una delle opere piu' conosciute "De consolatione philosophiae". Boezio ci insegna di non seguire "le amicizie apparenti, ma quelle vere, cosi' come i beni veri non scompaiono e il bene vero - ha spiegato il Pontefice - che non scompare e' Dio". Inoltre, il Papa ha invitato a "non cadere nel fatalismo, che non ha speranza. Non governa il fato, la fortuna - ha detto - ma governa la Provvidenza, che ha un volto, che e' Dio". In tal senso, per il Papa, "la filosofia, nel senso della ricerca della vera saggezza, e' la vera medicina dell'anima. E l'uomo puo' sperimentare l'autentica felicita' in fondo a se' stesso. Dio resta la felicita' suprema. La malvagita' - ha aggiunto - non puo' prevalere anche se si estende da un confine all'altro". Ma "la vera amicizia elimina il fato, mentre la Provvidenza ci permette sempre di stare in rapporto di amicizia con Dio". "Boezio - ha concluso il Papa - e' il simbolo di tutto cio' che ha sofferto ingiustamente per ragioni ideologiche, politiche o religiose, ma ci invita alla contemplazione del Mistero del Crocifisso del Golgota".(AGI)
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