30 maggio 2008

Il Papa ai vescovi: «L'Italia deve uscire da un periodo difficile» (Accattoli). La nota di Massimo Franco


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Il Papa: gioia per il nuovo clima politico

Ai vescovi: «L'Italia deve uscire da un periodo difficile». Il premier sarà ricevuto in Vaticano
Benedetto XVI: c'è una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO

Il Papa benedice il «clima nuovo » che si sta manifestando tra le nostre forze politiche e si augura che esso permetta di «affrontare insieme» i problemi più urgenti a partire dalla «povertà di tante famiglie»: ne ha parlato ieri ai 251 vescovi italiani riuniti in assemblea, invitandoli a dare il loro «specifico contributo» a questa fase di «concordia».
«L'Italia — ha detto durante l'incontro nell'Aula del Sinodo — ha bisogno di uscire da un periodo difficile», caratterizzato dall'«affievolirsi» del «dinamismo economico e sociale» e dalla «cresciuta» soglia della «povertà di tante famiglie». È per la «consapevolezza» di questo bisogno — ha detto ancora Benedetto XVI — che «avvertiamo con una particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e costruttivo: esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione».
Secondo il Papa la forza del nuovo «clima» starebbe nel fatto che esso non si respira solo tra le forze politiche: «Ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al territorio e alle categorie sociali». Essa «rappresenta già di per sé una risorsa preziosa, che è compito di ciascuno, secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, salvaguardare e rafforzare».
E qui viene l'affermazione forse più originale di questa argomentazione che non si discosta molto da quanto stanno affermando da oltre un mese gli opinionisti politici: «Come vescovi non possiamo non dare il nostro specifico contributo affinché l'Italia conosca una stagione di progresso e di concordia ». In questo il Papa è certamente sincero e disinteressato: la Chiesa ha fedeli sia a destra (la maggioranza), sia a sinistra (una corposa minoranza) e perde qualcosa della pace interna quando i rapporti tra i due schieramenti si infiammano. Va poi detto che il presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, aveva sollecitato l'avvento di questa stagione di dialogo già in marzo, invitando «quanti saranno eletti» ad affrontare i problemi del Paese «con spinta convergente».
Sempre di ieri è la notizia che il premier Berlusconi andrà dal Papa il 6 giugno: «Non ci potrebbe essere viatico migliore per l'attività del governo », ha commentato il sottosegretario Gianni Letta, assicurando che l'esecutivo «si muoverà all'insegna del monito e dello stimolo del Santo Padre ». Pier Ferdinando Casini dell'Udc ha detto che occorre dare seguito al monito papale introducendo con la prossima Finanziaria il «quoziente familiare ».

© Copyright Corriere della sera, 30 maggio 2008

La Nota di Massimo Franco

Un sostegno esplicito a Palazzo Chigi che gela la sinistra

Le parole impegnative scelte da Benedetto XVI sono già un viatico per il nuovo governo. Ma vanno analizzate insieme con l'annuncio, arrivato ieri, dell'udienza che il Papa concederà a Silvio Berlusconi il 6 giugno prossimo. È questa doppia lettura a fornire una cornice completa dei rapporti che la Santa Sede ritiene di costruire con il centrodestra. Si sapeva che il presidente del Consiglio voleva incontrare il Pontefice prima della visita a Roma di George Bush, in programma l'11 giugno: al punto che aveva bussato alle porte del Vaticano subito dopo le elezioni e prima ancora di ricevere l'incarico di formare il governo. E si era parlato di una discussione nella cerchia di Benedetto XVI sull'opportunità di rinviarla un po'.
Ma la contemporaneità fra il discorso alla Cei e l'udienza al premier dice che il Papa ha scelto di appoggiare la scommessa berlusconiana. Sia i consensi ricevuti dal Pdl il 13 aprile, sia i primi passi all'insegna del dialogo con l'opposizione rappresentano una cesura rispetto al precedente governo. Le tensioni accumulate con l'Unione di Prodi sui temi etici, e la scelta di candidati radicali nelle liste del Pd hanno lasciato un'ombra che Benedetto XVI finisce per sottolineare. E favoriscono la strategia di Berlusconi agli occhi di un Papa solidamente conservatore.
Eppure, perfino su questo sfondo i toni usati ieri suonano irrituali. Dire che si avvertono «con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo»; e avallare «il profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni», lasciano indovinare la volontà di investire su questa fase. Di più: il Papa appare determinato ad assecondare il tentativo di «risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi». È come se si iscrivesse al «partito» di quell'unità nazionale tacita che cerca di prendere corpo in nome dell'emergenza. L'altro aspetto vistoso, infatti, è l'allarme che arriva da oltre Tevere per la situazione italiana.
Per la Santa Sede fa testo l'inquietudine manifestata dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Il Papa ha ricordato il senso di insicurezza crescente «per le condizioni di povertà di tante famiglie »; ed insistito su un'«emergenza educativa» che la Chiesa cattolica tende a legare ad un sostegno inadeguato «all'impegno delle istituzioni ecclesiastiche in campo scolastico». Di fatto, si tratta dell'agenda che il Vaticano propone a palazzo Chigi in cambio di un sostegno non d'ufficio. È un'apertura di credito condizionata dagli sviluppi di quella che il sottosegretario Gianni Letta ieri ha continuato a definire «un'avventura difficile».
Perfino sull'immigrazione clandestina, tema controverso nel mondo cattolico, il Pontefice evita l'appoggio acritico a chi è incline a condannare l'approccio del governo. Nel richiamo ad aiutare gli stranieri «nel rispetto delle leggi» si coglie un'eco del «patto di cittadinanza» chiesto da Bagnasco «mettendo in chiaro diritti e doveri». Evidentemente, anche nelle gerarchie ecclesiastiche si avverte l'esigenza di integrare gli immigrati; ma di rispondere in parallelo alla richiesta di sicurezza dell'opinione pubblica. Un dettaglio emblematico: il silenzio pesante col quale fino a ieri sera l'opposizione aveva accolto le parole di Benedetto XVI.

© Copyright Corriere della sera, 30 maggio 2008

Il Papa non si iscrive a nessun partito.
Giovedi' ha detto cio' che disse in moltissime altre occasioni solo che, allora, si urlo' all'ingerenza e alla gamba tesa.
Nell'attuale clima del "volemose bene" il silenzio e' d'oro ed a nessuno conviene aprire la bocca per darle ossigeno
:-)
R.

1 commento:

gemma ha detto...

strano...quando si compiace per il modificato clima politico il presidente Napolitano non lo si iscrive a nessun partito e non "gela" nessuno.
A me paiono tutte forzature, come al solito. Quando il clima appare più sereno è perchè non si litiga e se non si litiga, per il bene comune, è anche merito dell'opposizione (perchè vedere a tutti i costi un encomio solo per il governo?), con buona pace degli opinionisti che paiono non vedere l'ora che ciò avvenga.