8 maggio 2008
Mozart «cinese» per il Papa. «La musica avvicina i popoli» (Mazza)
Vedi anche:
PAPA/ A GENOVA INCONTRERA' BAMBINI DEL GASLINI, VESCOVI, GIOVANI
VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A SAVONA E GENOVA (17-18 MAGGIO 2008) - PROGRAMMA UFFICIALE
Card. Maradiaga: "Io papabile? Solo una cattiva speculazione" (Intervista "sconcertante" di Tornielli)
Benedetto XVI all’Orchestra Filarmonica di Pechino: "Accogliendo voi il Papa intende accogliere idealmente l’intero popolo cinese" (Discorso del Santo Padre al termine dello storico concerto offerto dalla “China Philharmonic Orchestra” e dallo “Shanghai Opera House Chorus” in onore di Benedetto XVI)
Il Papa al concerto in suo onore: "Musica e arte veicoli privilegiati d’incontro e conoscenza" (Radio Vaticana)
Benedetto XVI a Karekin II: "Approfondiamo lo spirito di amicizia per crescere nell'unità". La risposta del Catholicos di tutti gli Armeni
Card. Bagnasco: "Il male da combattere è la cultura nichilista" (Francesco Carrassi)
Emma Fattorini a Liberation: "Oggi l'Humanae Vitae di Paolo VI potrebbe sembrare un testo profetico"
Convegno alla Lateranense sulla Humanae Vitae a 40 anni dalla promulgazione: intervista con il prof. Giovanni Maria Vian (Radio Vaticana)
Agnes Heller: "L'Occidente sta perdendo le virtù" (Molinari)
Il Papa all'udienza generale: "La Chiesa fin dal primo momento della sua esistenza, in tutte le lingue, grazie alla forza dello Spirito Santo, e vive in tutte le culture"
A Genova Ratzinger sarà contestato: è inevitabile, ha tolto al Papato ogni possibile ambiguità (Baget Bozzo)
PIETRO E IL MONDO
Mozart «cinese» per il Papa «La musica avvicina i popoli»
Nell’Aula Paolo VI il Requiem eseguito dalla China Philarmonic
Da Benedetto XVI un pensiero «speciale» per i cristiani che vivono nel grande Paese asiatico Bertone: dal concerto un auspicio bello per gli sviluppi futuri tra Chiesa e Cina
DA ROMA SALVATORE MAZZA
Come una finestra aperta sulla Cina, il concerto eseguito è «evento di elevato valore e significato». Non un semplice momento musicale, insomma, pur se eseguito «con grande competenza» da «un gruppo di così validi artisti», ma un appuntamento che «ci aiuta a meglio comprendere la storia di un popolo, con i suoi valori e le sue nobili aspirazioni». E dunque «questa sera, accogliendo voi, cari artisti cinesi, il Papa intende accogliere idealmente l’intero vostro popolo ».
Sono le parole con cui Benedetto XVI s’è rivolto ieri seri, al termine dell’esecuzione in suo onore, ai maestri della Orchestra Filarmonica cinese e del Coro dell’Opera di Shanghai, che nell’aula «Paolo VI», in Vaticano, hanno eseguito il Requiem di
Mozart e brani popolari cinesi. «In un gruppo di così validi artisti» che esegue «un’opera musicale che fa parte del patrimonio artistico dell’umanità, ha aggiunto Benedetto XVI, nel ringraziare «di cuore» gli esecutori, «possiamo vedere rappresentata la grande tradizione culturale e musicale della Cina». Una serata del tutto inedita e, ovviamente, caricata alla vigilia di molti significati anche se il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, trattenendosi brevemente coi giornalisti, ne ha sottolineato la natura di «evento di carattere squisitamente culturale», significativamente «l’esecuzione, da parte di un coro e di un’orchestra cinese, di una Messa da requiem, quindi di un testo sacro della liturgia cattolica». Con tutto questo, ha aggiunto il porporato, «mi sembra che sia un auspicio bello per il futuro degli sviluppi tra Chiesa e Cina».
E in effetti, come ha sottolineato lo stesso Papa Ratzinger nel suo discorso nel rilevare la particolarità dell’appuntamento, è stata una serata che per la prima volta ha posto il Papa e la Santa Sede «a contatto, in un certo modo, con la vivace realtà del mondo della Cina». Per questo ha voluto inviare il proprio saluto «a tutti gli abitanti della Cina che, con le prossime Olimpiadi, si preparano a vivere un evento di grande valore per l’intera umanità», oltre che un «pensiero speciale» ai cittadini cinesi «che condividono la fede in Gesù e sono uniti con un particolare legame spirituale al Successore di Pietro». L’interesse dell’orchestra di Pechino per la musica religiosa europea, ha affermato Benedetto XVI, è «un dato che mostra come sia possibile gustare e apprezzare, in mondi culturali diversi, alte manifestazioni dello spirito». Il Requiem di Mozart, ha quindi aggiunto, «è nato da questa fede, come preghiera al Dio giudice giusto e misericordioso, e proprio per questo tocca il cuore di tutti, proponendosi come espressione di un umanesimo universale». Per il Papa infatti la musica sacra «interpreta gli universali sentimenti dell’animo umano, fra cui quello religioso che supera i confini di ogni singola cultura». Allo stesso modo l’esecuzione di ieri, caratterizzata «da competenza, finezza ed eleganza », ci aiuta «a meglio comprendere la storia di un Popolo, con i suoi valori e le sue nobili aspirazioni ». Mettere insieme il talento musicale cinese proprio e la musica occidentale, ha rappresentato per «artisti così validi» una sfida «superata felicemente», a dimostrare che «la musica, e più in generale l’arte, possono diventare veicolo privilegiato di incontro e di reciproca conoscenza e stima fra popolazioni e culture diverse; un mezzo alla portata di tutti per valorizzare l’universale linguaggio dell’arte». Nel salutare in pontefice, il maestro Long Yu, che ha diretto l’esecuzione, ha parlato della serata come di «un momento glorioso... di significato storico che resterà a lungo nella nostra memoria». E rivolgendo un «grazie speciale» al Papa per la sua presenza, ha sottolineato come «la musica viaggia senza confini, il repertorio di questa sera nella città del Papa riflette il valore di ogni uomo e donna nel mondo, senza badare alle differenze culturali, in spirito di pace e amore». E, davanti al pubblico attento della gremita aula 'Paolo VI' il direttore ha concluso con la speranza «che l’esecuzione di questa sera diffonda un messaggio di pace e amore».
© Copyright Avvenire, 8 maggio 2008
Come bis un’aria tratta dalla Turandot
Dalla giovane orchestra di Pechino e dallo Shangai Opera House Corus un’esecuzione accurata, nel pieno rispetto dell’originale mozartiano
Delicato il bis. Tipicamente cinese, ma è l’aria che Puccini compose per corredare la sua Turandot.
DA ROMA
VIRGILIO CELLETTI
Benedetto XVI è tornato nell’aula Paolo VI per ascoltare la grande musica, così vicina alla sua cultura e alle sue origini. Di notevole pregio l’esecuzione, anche se affidata a interpreti per cui il classicismo musica- le europeo è quanto meno nuovo. In realtà che la China Philarmonic sia una realtà emergente del concertismo internazionale è dimostrato da come, insieme allo Shanghai Opera House Chorus, ha eseguito il Requiem di Mozart. Un concerto carico di significati, quasi la conferma di quello offerto pochi giorni or sono al Papa dal presidente Napolitano. In quell’occasione Benedetto XVI, nell’esprimere l’apprezzamento per le belle esecuzioni dell’Orchestra Verdi di Milano, aveva sottolineato la «parentela tra la musica e la speranza, tra il canto e la vita eterna». Ieri sera, nel suo saluto agli interpreti prima dell’esecuzione, ha notato come il
Requiem, nato come preghiera al Dio giudice giusto e misericordioso, si proponga come espressione di un umanesimo universale.
Che la musica si dimostri un prezioso tramite di dialogo tra i popoli e le culture ed esprima un valore universale, in uno spirito di pace e di gioia, è stato del resto affermato anche dal maestro Long Yu che appena otto anni or sono era tra i fondatori della China Philarmonic e anche ieri sera la guidava sul podio in Vaticano. Ha diretto in tutte le occasioni importanti questa orchestra, che dimostra un’esperienza e una raffinatezza non comuni se rapportate anche alla sua giovane età. Ad esempio nel 2006 quando, in collaborazione con il Teatro della Scala, la stessa duplice compagine aveva eseguito per la prima volta proprio il Requiem di Mozart, nella chiesa cattolica di Wang Fujing a Pechino a celebrazione del 250° anniversario della nascita del Salisburghese; e già due anni prima a Roma, in un concerto natalizio svoltosi nell’aula senatoriale di Palazzo Madama a Roma. In questo appuntamento vaticano pareva quasi che i professori d’orchestra e i coristi mettessero un pizzico di entusiasmo e di sensibilità in più, quasi nella consapevolezza dell’amore che Benedetto XVI ha per la musica e in particolare del suo apprezzamento per Mozart. Si sono uniti all’applauso della folla quando il Papa ha fatto il suo ingresso in sala, battendo le mani oppure gli archetti sui violini.
Esecuzione accurata e in certi momenti pregevole che ha totalmente rispettato i valori di questa elevata espressione mozartiana, così diversa da quella altrettanto grande che il musicista aveva alimentato nella sua breve esistenza: la mestizia, la drammaticità, le invocazioni accorate. Il coro offre subito una prova di compattezza nel Kyrie e nel Dies irae, a cui segue l’avvicendarsi dei quattro solisti (il soprano Rao Lan, il contralto Zheng Cao, il tenore Jian YiZhang e il baritono Dongjian Gong) nel Tuba mirum introdotto dal trombone e seguito da un applauso fuori ordinanza che si ripeterà al termine di ognuno dei dodici numeri del Requiem.
Il quartetto dei cantanti e soprattutto le due voci femminili rifulgono anche nel Benedictus, mentre gli strumenti e il coro sono impeccabili nella fuga Cum sanctis tuis e l’applauso diviene assordante.
© Copyright Avvenire, 8 maggio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento