15 giugno 2007

Blair e i media: atto II


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Rassegna stampa del 15 giugno 2007


Ecco il prezzo per avere detto, finalmente, la verita'sui media...
Raffaella

La stampa britannica contro Blair

Rivolta per le accuse del premier: "Sei tu il persuasore occulto"

I maggiori giornali attaccano Downing Street "Si vendica dell´Iraq"

ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA - Il quarto potere contro Tony Blair. Praticamente all´unanimità, la stampa britannica si scaglia contro il «j´accuse» rivolto dal primo ministro uscente ai media, descritti come una «belva selvaggia» che insegue il sensazionalismo ad ogni costo, camuffa le opinioni da fatti, disinforma anziché informare, complica o addirittura impedisce un normale dibattito politico. Il giorno dopo il discorso sullo stato dei mezzi di comunicazione, pronunciato da Blair martedì a Londra, tutti i grandi quotidiani nazionali, dal Financial Times al Guardian, dal Telegraph al Times, dal Sun al Mail e agli altri tabloid popolari, accusano il premier laburista - che lascerà il suo incarico, dopo dieci anni al potere, il 27 giugno prossimo - di avere creato lui stesso il problema che ora denuncia, lanciando una sistematica campagna di manipolazioni mediatiche, ordita dai suoi «spin masters», come vengono chiamati i persuasori occulti di Downing street. Nel suo intervento Blair aveva ammesso per primo di essere stato «complice», in un primo tempo, del fenomeno che ha portato la stampa a sensazionalizzare le notizie, a muoversi «in branco» a caccia di uno scoop dietro l´altro, sostendo tuttavia che i difetti dei media odierni sono più ampi, travalicando i rapporti con Downing street, poiché derivano dalla crescente concorrenza di Internet, dall´avvento di nuove forme di informazione come i blog, e dalla crisi della carta stampata. Ma nella loro risposta al primo ministro, ieri, i giornali gli rivolgono anche altre accuse: quella di attaccare i media per vendicarsi delle critiche subite sulla guerra in Iraq, e in generale di volere addirittura porre limiti alla libertà di stampa.
«Avrebbe detto queste cose, Mr. Blair, se noi l´avessimo sostenuta sulla guerra in Iraq?», grida il titolo dell´editoriale a tutta prima pagina firmato da Simon Kelner, direttore dell´Independent, il giornale che il premier aveva preso ad esempio di un giornalismo manipolatore della realtà, tutto opinioni e niente fatti. «L´ultimo nemico di Blair, la libertà di parola», s´intitola l´editoria del Telegraph, che nelle pagine interne pubblica l´elenco di tutte le manipolazioni compiute da Blair nei suoi anni al potere (un esempio: disse al moderato Sun che Cherie era incinta del quarto figlio, dopo avere promesso lo scoop al filolaburista Mirror, per ottenere il sostegno elettorale del Sun e degli altri giornali di Rupert Murdoch). Il Guardian dà parzialmente ragione a Blair: «Il sermone è giusto, ma è sbagliato il predicatore», nel senso che non stava a Blair, inventore dello «spin», denunciare il giornalismo a sensazione.

Repubblica, 14 giugno 2007


Ed ecco la saggia descrizione dei media britannici (ivi compresa la famosa BBC) da parte di un oppositore di Blair:

Parla Emmott, ex direttore dell´Economist

"Non fa bella figura è stato lui a cercare di manipolare i media"

LONDRA - Bill Emmott, cosa pensa dell´attacco di Blair ai media?
«Penso che sia stato poco saggio», risponde l´ex-direttore del settimanale The Economist, uno dei giornalisti più autorevoli del Regno Unito. «Perché lo stesso Blair ha avuto una parte di grande rilievo nella manipolazione politica dei media durante i suoi anni al potere, e non fa una gran bella figura a denunciare ora qualcosa che lui ha personalmente contribuito a creare».

Ma è d´accordo con Blair che il sensazionalismo a tutti i costi ha invaso giornali e tv, rendendo un cattivo servizio all´opinione pubblica?

«Stampa e tv, in Gran Bretagna, vanno criticati, anche aspramente, perché pubblicano notizie gonfiate o talvolta inventate di sana pianta, alla ricerca della sensazione ad ogni costo. E vanno criticati anche perché, così facendo, invadono la privacy di cittadini famosi e anonimi. Questo, in parte, è un fenomeno globale, conseguenza della crisi della carta stampata e dell´avvento di Internet.

Tuttavia non sono d´accordo con Blair sull´idea che debba sorgere un qualche organismo o norma in grado di regolare i media al fine di evitare questi problemi. Potrebbe e dovrebbe essere approvata una legge per una più severa difesa della privacy. Ma solo i lettori, ossia il mercato, possono decidere come devono essere fatti i giornali ed eventualmente punire l´ondata di sensazionalismo, premiando il giornalismo informato, serio, obiettivo».

E pensa che questo succederà? Pensa che un giorno il pubblico punirà il sensazionalismo?

«No, purtroppo, penso che non accadrà. Continueranno a esserci ovunque alcuni giornali buoni e seri, ma la maggioranza continuerà a inseguire scandali e sensazioni».
(e. f.)

Repubblica, 14 giugno 2007


A BREVE: Tony il cattolico

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