2 ottobre 2007
Cattolici-Ortodossi: segnali di speranza dalla Romania e dalla Russia
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Ecumenismo. Dalla Romania una scelta di speranza, mentre Mosca lancia nuovi segnali
di Mattia Bianchi
Sua Beatitudine Daniel è il nuovo patriarca della Chiesa ortodossa rumena. Confermata (in modo non scontato) la linea di apertura del predecessore. Il papa: più collaborazione. E Alessio II è pronto a incontrare Benedetto XVI entro due anni.
Sua Beatitudine Daniel è a tutti gli effetti il nuovo patriarca della Chiesa ortodossa rumena. Domenica scorsa, si è svolta la solenne cerimonia di intronizzazione del successore del patriarca Teoctist, scomparso il 30 luglio scorso. Un momento importante per la vita religiosa del Paese, ma anche una buona notizia per l'ecumenismo, dal momento che con l'elezione del patriarca Daniel, la chiesa rumena conferma con decisione il proprio sostegno al dialogo. E' la linea decisa già da Teoctist, primo patriarca di un paese a maggioranza ortodossa a ricevere un pontefice: nel 2001, Giovanni Paolo II arrivò a Bucarest accolto con entusiasmo, in una tappa ideale di avvicinamento a Mosca, sede del patriarcato ortodosso più importante. Ieri, Benedetto XVI ha ricordato quella visita storica, ribadendo al patriarca Daniel l'esigenza di "intensificare i legami che ci uniscono, per il bene della Chiesa".
Citando Giovanni Paolo II, il pontefice spiega che "i cattolici sono al fianco dei loro fratelli ortodossi, nella preghiera e nella disponibilità per ogni collaborazione utile". Ecco così che le relazioni tra le due Chiese "devono rafforzarsi per rispondere ai bisogni dell’Europa e del mondo di oggi, sia sul piano religioso che su quello sociale". Una testimonianza comune, insomma, "sempre più necessaria per rispondere alla nostra vocazione comune e alle urgenze del nostro tempo". Quanto al confronto teologico, la Chiesa cattolica ringrazia la Chiesa rumena per "la partecipazione attiva e positiva dei suoi delegati" all’interno della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico. "Sono sicuro – scrive Benedetto XVI – della vostra volontà a proseguire e intensificare il dialogo tra ortodossi e cattolici, nel corso di nuove fasi di dialogo nel momento in cui ci si prepara ad affrontare questioni cruciali per le nostre relazioni".
Atteggiamento che il patriarca Daniel accoglierà senza problemi, anche perché la sua elezione è stata il frutto dell'affermazione dell'ala più avanzata del Santo Sinodo, in un confronto tra modernismo e tradizionalismo che ha caratterizzato la vita della Chiesa negli ultimi anni. Daniel ha fama di "ecumenista", è giovane (56 anni) e ha un curriculum importante: laureato in Teologia a Sibiu, ha studiato a Strasburgo e Freiburg im Breisgau e ha due dottorati in teologia. L'altra candidatura, invece, era considerata più tradizionalista, nella figura del metropolita Teofan di Oltenia, laureato in Teologia a Bucarest, con un dottorato a Parigi.
Le relazioni tra Chiesa rumena e cattolica, quindi, si intensificheranno, proprio nel momento in cui migliorano anche i rapporti di Roma con Mosca. Il patriarca Alessio II è atteso oggi in Francia, per la prima visita in un Paese cattolico dallo scisma del 1054 e al quotidiano Le Figaro annuncia per la prima volta che è disponibile ad incontrare Benedetto XVI entro uno-due anni. "Siamo uniti in merito a molte tematiche fondamentali, - spiega - tra cui la concezione di una libertà che non sia il fare quello che ci pare, la lotta al riconoscimento delle unioni omosessuali, la contrarietà alla diffusione dell'aborto e dell'eutanasia e la non negoziabilità dei valori morali su cui si fonda l'Europa. Entrambi vogliamo, insomma, difendere i valori cristiani contro un materialismo aggressivo". Sui nodi teologici e sui rapporti bilaterali, invece, la posizione non cambia: "L'incontro dovrà essere preparato accuratamente per rimuovere tutti gli ostacoli presenti".
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